Il “bollino anti-frontalieri” a Claro nel Sopraceneri. Lavoratori italiani indignati

Noi impieghiamo personale residente». È questo il «marchio» che il piccolo comune di Claro – circa 2.500 abitanti alle porte di Bellinzona ha messo in vendita al prezzo di 10 franchi. Un bollo che certifica come un negozio o un’azienda ha al suo interno una prevalenza di personale residente. «Questo adesivo intende “aiutare” nelle proprie scelte i consumatori ticinesi che vogliono sostenere, con i propri acquisti, l’economia locale – spiega in una nota l’amministrazione comunale del piccolo paese ticinese – Economia che fatica sempre più a dare lavoro ai nostri residenti, in particolare ai giovani, che in Ticino vorrebbero trovare il proprio futuro».
Se il sindaco di Claro Roberto Keller si scrolla le accuse di razzismo e battaglia anti-italiana “E’ un grido di un padre di famiglia che vede i suoi figli senza lavoro”.Montano invece le proteste dei frontalieri che ogni giorni dall’Italia si recano in Canton Ticino per lavorare. Raggiunto dal Corriere della Sera il sindaco ci tiene ad aggiungere: “È una questione innanzitutto di equilibrio: da quando il numero dei frontalieri è esploso sono nate storture nel mercato del lavoro, ma anche di trasparenza, il negozio o l’azienda espone il logo e si assume il rischio, il cliente può fare la sua scelta. Non sta avvenendo la stessa cosa in Italia con i prodotti doc o la concorrenza sleale dei cinesi?”.
I cinesi stavolta siamo noi, sono i lavoratori italiani che accettano impieghi in Svizzera per un salario più basso del 15-20% rispetto agli elvetici e che ormai sono arrivati a occupare un quarto dei posti di lavoro disponibili in Ticino. Il problema insomma tiene banco ben al di fuori dei piccoli confini di Claro: dopo la tempesta valutaria di due settimane fa i sindacati hanno cominciato a denunciare casi in cui gli imprenditori hanno decurtato la busta paga degli italiani (ultimo caso in un’azienda di autotrasporti); in più ieri si sono incontrati per la prima volta la presidente della Confederazione elvetica Simonetta Sommaruga e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Oggetto del vertice: la decisione svizzera di porre un tetto all’arrivo di immigrati e lavoratori stranieri così come stabilito dal referendum del 9 febbraio 2014. La volontà popolare fa però a pugni con i trattati internazionali sottoscritti da Berna con Bruxelles e la soluzione è in alto mare. E allora non resta che affidarsi alle soluzioni «fai da te», come a Claro.
QUESTO IL COMUNICATO STAMPA