
Sabato 27 Giugno la sala convegni di Villa Truffini a Tradate ha ospitato un convegno sulla violenza di genere, organizzato dai servizi sociali e dal Distretto Socio Sanitario di Tradate. Un incontro dal titolo “Amare relazioni”, con lo scopo di sollecitare l’attenzione in relazione ad un problema che coinvolge soprattutto donne e minori. Lo spunto per il convegno sono state le attività del progetto “Azioni e contrasto alla violenza di genere promosso dal Distretto di Tradate e finalizzato a sensibilizzare la cittadinanza, in particolare i ragazzi, sul tema.
Tra i partecipanti il sindaco di Venegono Superiore, AMBROGIO CRESPI, in qualità di presidente dell’assemblea dei sindaci del Distretto e MARIELLA LUCIANI, responsabile dei servizi sociali, che ha anticipato le linee guida del convegno, basato sulla percezione del tema da parte dei cittadini, come lo affrontano concretamente gli operatori di polizia e quali sono stati i risultati del progetto promosso dal Distretto e svolto in collaborazione con la cooperativa sociale “L’AQUILONE” di Sesto Calende, in cui sono stati protagonisti i ragazzi delle scuole medie.
Il vicesindaco di Tradate e responsabile delle politiche sociali, LUIGI LUCE,ha svelato i dati relativi al fenomeno sul territorio. Nel suo intervento ha sottolineato di aver ricevuto dati statistici solo dall’ASL, in quanto nessuna segnalazione è pervenuta dalle autorità giudiziarie ed ai medici di base. Il che fa supporre l’esistenza di una vasta area di sommerso che deve essere contrastata.
Il punto di vista degli operatori di polizia giudiziaria, è arrivato da SILVIA NANNI, dottore in giurisprudenza, abilitata alla professione forense, si occupa anche di formazione in materia di fragilità sociale e violenza di genere. Ha iniziato l’intervento con la considerazione che una volta gli agenti che si occupavano di questi temi erano considerati di serie B. Oggi, invece, sono persone molto qualificate le cui competenze sono aumentate e diversificate. Soprattutto quando le violenze coinvolgono i minori, la professionalità e la capacità di mettere a proprio agio la persona è fondamentale. Rispetto ai metodi, c’è stata una vera e propria rivoluzione. Per esempio rispetto ai luogo dove vengono raccolte le testimonianze, è stato ristrutturato un appartamento in modo che le persone possano sentirsi a proprio agio. Ciò ha consentito di ridurre la distanza che spesso si avvertiva tra operatore di polizia e persona.
Gli educatori della cooperativa sociale L’AQUILONE si sono alternati entrando nello specifico del progetto e delle azioni che hanno coinvolto ben 430 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado. La violenza di genere è stata affrontata approfondendo il tema delle differenze (quando e come si generano) per ripensare i modelli relativi alla diversità. L’azione degli educatori ha coinvolto anche gli insegnanti, per loro è intervenuta la professoressa LAURA SANGIORGIO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO SILVIO PELLICO di vedano Olona, che ha raccontato del laboratorio organizzato nella scuola al quale hanno partecipato moltissimi studenti.
FRANCA BERTOLONE, volontaria dell’associazione EOS, ha raccontato come vengono organizzate le azioni sul territorio. Cosa succede quando una donna trova il coraggio di raccontarsi e lo sforzo dei volontari per metterle a proprio agio. Una testimonianza che conferma come l’ambito familiare sia il luogo dove si perpetuano la maggior parte della violenza e la descrizione dei protagonisti delle violenze che (la maggior parte delle volte) sono persone ben integrate nella società e di buona cultura.
L’auspicio di tutti è stato di ripetere il convegno, di insistere sull’informazione per tenere alta l’attenzione in modo che si sappiano le opportunità esistenti e moltiplicare gli sforzi per crearne altri.