Il Rigoletto tascabile sul palco del Teatro Fumagalli di Vighizzolo

Pocket Opera 2016 debutta sabato 16 gennaio al Teatro Fumagalli a Vighizzolo di Cantù con “Rigoletto”, l’opera scelta da As.Li.Co per la tournée nei piccoli teatri lombardi.
“Rigoletto” è un melodramma in tre atti. Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo. La Prima rappresentazione avvenne a Venezia, Teatro La Fenice, 11 marzo 1851. La versione PocketOpera prodotta da As.Li.Co, ha regia, scene, costumi curati da RAFAEL R. VILLALOBOS, considerato uno dei giovani registi più interessanti della Spagna, mentre dirigerà l’Orchestra 1813 il Maestro JACOPO RIVANI.
Rigoletto è un buffone di corte, che si burla con cattiveria di tutti e trama scherzi e vendette crudeli. Ha una figlia “segreta”, che è la luce dei suoi occhi. Per uno scherzo del destino la figlia diventa oggetto dell’attenzione del suo giovane padrone, il Duca di Mantova, libertino impenitente. Le reazioni alle malefatte del buffone, da parte dei cortigiani, daranno il via ad una serie di delitti che porteranno alla morte della figlia adorata.
Il tema della cinica seduzione al maschile, un’ambientazione cupa, tra tempeste, maledizioni e fantasmi insieme alla centralità della voce del baritono, fanno di Rigoletto una tra le opere più popolari di Verdi: ciò che colpisce è la rapidità con cui si susseguono gli eventi, senza mai perdere di vista l’eloquenza scenica dell’ambiente e la caratterizzazione drammatica dei personaggi. Un’opera che si conclude con l’estremo grido disperato del buffone di corte, che beffeggiato dal destino, perde sua figlia.

un momento delle prove
Ormai alla undicesima edizione, Pocket opera, inaugurata nel 2006 con il sostegno del Circuito Lirico Lombardo e della Regione Lombardia, con una scenografia leggera e un allestimento agile, porta in scena cantanti selezionati e preparati dall’AsLiCo, che con entusiasmo affrontano la tournée in compagnia dell’Orchestra 1813, invadendo i palcoscenici dei piccoli teatri storici della Lombardia, perché il pubblico possa rivivere la grande lirica in edizione tascabile.
Dopo l’ esordio canturino PocketOpera prosegue la tourneè il 6 febbraio a Lecco – Teatro della Società (ore 16.00), il 27 febbraio a Saronno – Teatro Giuditta Pasta (ore 20.30), il 19 marzo a Stradella – Teatro Sociale (ore 20.30) e il 23 aprile a Chiasso – CineTeatro (ore 20.30)
Sabato 16 gennaio – ore 21.15
TEATRO FUMAGALLI
Via San Giuseppe, 9 – 22063 Vighizzolo di Cantù
RIGOLETTO
melodramma in tre attidi Giuseppe Verdi
libretto di Francesco Maria Piave
cantanti AsLiCo
direttore Jacopo Rivani
regia, scene, costumi di Rafael Villalobos
Ensemble corale AsLiCo – Orchestra 1813
info 031 733711
NOTE DI REGIA
Rigoletto è un’opera misogina, sia a livello drammaturgico che musicale. Non sorprende, infatti, la principale differenza della partitura verdiana, rispetto alle altre opere ‘romantiche’ di Giuseppe Verdi, ovvero l’assenza di voci femminili nel coro. Questa decisione, che pure si collega alla tradizione rossiniana, influisce fin da subito sul lavoro, creando un’atmosfera buia, in cui gli unici lampi di luce provengono dagli interventi di Gilda.
Le donne sono relegate ad un semplice oggetto del desiderio, sessuale o materiale, ma sempre legato alla concezione materialistica della donna come ‘possesso’. Il tema principale è la violenza sulle donne, esplicita o implicita. In questo senso, mi sembra molto interessante sviluppare il rapporto tra Rigoletto e Gilda, quale motore principale della messa in scena. Il primo gobbo nella fantasia di Verdi/Piave si presenta con un fisico deforme ed è ossessionato dal preservare ed isolare sua figlia dal mondo intero. Questo rappresenta la distorsione della sua persona, ciò che lo rende un mostro. Il suo zelo insopportabile, che costringe Gilda alla reclusione (tranne quando va a messa, accompagnata da Giovanna), è un altro modo di fare violenza alle donne, così come il rapimento di Gilda o lo stupro della figlia di Monterone.
Gilda è un personaggio strano, troppo infantile e sognante. Rappresentarla come una persona isolata, che si relaziona con il mondo solo leggendo le novelle e i romanzi che le porta il padre, rafforza il significato del loro complesso, seppur in una visione infantile. Gilda non sa cosa sia l’amore, se non quello romantico e archetipico dei libri che legge. Per lei gli uomini sono ‘principi’ o ‘mendicanti’, e questa idea la porta a idealizzare il Duca. D’altra parte, il suo rapimento diventerà un punto di svolta per comprendere la mostruosità del padre: in quel momento, Gilda capisce che c’è un mondo al di fuori della sua prigione, comprende la meschinità degli uomini e di suo padre, che ha partecipato al rapimento.
Considero un errore storico convertire il personaggio del Duca in un esempio di virilità e di cavalleria. Al contrario, credo che la partitura di Verdi disegni un personaggio istrionico. Mentre Manrico e Alfredo seguono la scuola del bel canto, con un canto spianato a tinte eroiche, la musica composte per il Duca è molto manieristica, piena di ritmi di minuetto e gavotta. Questo ‘francesismo’ non è da ricondurre solo alla pièce originale di Hugo (censurato in Italia), ma anche al suo carattere poco maschile. Il Duca odia e disprezza le donne: solo durante il falso, elegante e teatrale corteggiamento, si ascolta una linea vocale belcantistica.
La mia messa in scena si fonda anche su altre elementi: la costante presenza di Monterone, la figura di Marullo come alter ego di Rigoletto (dando così un senso ancora più drammatico a Cortigiani, vil razza dannata), la presentazione di Sparafucile e Maddalena come un binomio complesso e inscindibile, Giovanna come unico personaggio che lavora come paggio a palazzo e fa una parodia della Contessa di Ceprano, la figlia di Monterone scandalosamente giovane… In conclusione, non è mia intenzione mostrare nulla di scandaloso sul palcoscenico, ma fornire gli ingredienti giusti perché lo spettatore possa immaginare da solo il dramma e la malvagità dei personaggi. A teatro, come nella vita, la vera trasgressione consiste non in ciò che vediamo, ma nel modo in cui la nostra mente è in grado di ricreare ciò che non vediamo, ciò che accade nell’ombra.
Rafael R. Villalobos