“L’infinita fabbrica del Duomo”, nei cinema il documentario poetico di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

31 marzo 2016 | 10:46
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“L’infinita fabbrica del Duomo”, nei cinema il documentario poetico di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Dal 31 marzo esce nelle sale cinematografiche italiane L’infinita fabbrica del Duomo di M distribuito da Lab 80 film. Presentato all’ultimo Festival di Locarno, il documentario è un racconto poetico dedicato ai secoli di attività occorsi all’uomo per realizzare e mantenere il Duomo di Milano: un omaggio al lavoro infinito di marmisti, carpentieri, muratori, fabbri, restauratori e orafi, uomini senza volto che tengono in vita la grande cattedrale.

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L’estrazione della pietra dalla cava, il trasporto delle statue, il cantiere marmisti, l’archivio storico della Veneranda Fabbrica (l’ente che ha dato vita al Duomo), la cattedrale vista di notte: il film di D’Anolfi e Parenti mostra un Duomo sconosciuto, in cui l’eterna grandiosità del monumento vive grazie al continuo laborioso impegno di uomini piccoli e senza nome, che non vedranno mai il risultato finale del loro lavoro.

L’infinita fabbrica del Duomo è il primo atto della quadrilogia Spira Mirabilis dei due registi milanesi, un lavoro che affronta il concetto di immortalità attraverso gli elementi della natura: il film dedicato al Duomo rappresenta l’elemento della terra. Immagini di forte impatto, nessuna voce fuori campo e, al suo posto, le scritte delle citazioni tratte dai testi su Milano e sul Duomo di  Guido Lopez, Silvestro Severgnini e Carlo Ferrari da Passano: il film di D’Anolfi e Parenti è un’opera artistica, in cui il racconto del Duomo va ben oltre l’idea della cattedrale intesa come istituzione cittadina per addentrarsi nella suggestione del suo valore simbolico e sacrale.

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martinaparenti&massimodanolfiSpiegano i registi: “Abbiamo voluto rappresentare la tensione verso l’infinito, inteso come immortalità. Il Duomo incarna una forma di architettura che forse oggi non esiste più: è stato progettato quando i monumenti si facevano perché durassero per sempre. È il soggetto stesso che ci ha chiesto che tipo di film fare, il Duomo è un’opera artistica e ha voluto essere raccontato così”.