I super batteri in ospedale, cosa fare? Al Sant’Anna un corso

14 aprile 2016 | 18:01
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I super batteri in ospedale, cosa fare? Al Sant’Anna un corso

Le infezioni correlate alle pratiche assistenziali sono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria. L’argomento sarà trattato nell’ambito del corso “In ospedale con i super-batteri: cosa fare?”, in programma all’ospedale Sant’Anna  domani, venerdì 15 aprile dalle 9 alle 17 (Area Formazione).

L’evento formativo, di cui è responsabile scientifico Patrizia Figini, responsabile del Comitato Infezioni Ospedaliere dell’Asst Lariana, è strutturato in due parti: la parte teorica al mattino e la presentazione di esperienze di gestione di casi clinici e di cluster epidemici nel pomeriggio.

Tra i relatori Matteo Moro, epidemiologo e responsabile della prevenzione delle infezioni ospedaliere presso l’ospedale San Raffaele di Milano, che affronterà l’argomento della prevenzione delle infezioni con un approccio a 360°; Pierluigi Viale, direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e titolare della cattedra di Malattie Infettive presso la Facoltà di Medicina della Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna, che parlerà di antibiotico resistenza; Francesco Luzzaro, direttore di Microbiologia e Virologia all’Asst di Lecco, spiegherà l’attività del Laboratorio di Microbiologia.

Sarà poi la volta di Cesarina Curti, farmacista con approfondita conoscenza dei disinfettanti e della sanificazione ambientale, esperta del tema nell’ambito di SIMPIOS (Società Italiana Prevenzione Infezioni Ospedaliere), che affronterà il tema della disinfezione dell’ambiente in ambito ospedaliero.

Infine, le esperienze pratiche saranno presentate da Lorenza Camponovo (Asst Monza), Simona Cimetti e Marina Busnelli (Asst Lariana), infermiere epidemiologhe, e dal rianimatore Simone Maria Zerbi (Asst Lariana).

“Le infezioni correlate all’attività assistenziale – spiega Patrizia Figini – sono quelle insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente né erano in incubazione. Sono l’effetto della progressiva introduzione di nuove tecnologie sanitarie, che se da una parte garantiscono la sopravvivenza a pazienti ad alto rischio, dall’altra consentono l’ingresso dei microrganismi anche in sedi corporee normalmente sterili. Un altro elemento cruciale da considerare è l’emergenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico”.

Negli ultimi anni l’assistenza sanitaria ha subito profondi cambiamenti. “Mentre prima gli ospedali erano il luogo in cui si svolgeva la maggior parte degli interventi assistenziali – prosegue Figini -, a partire dagli anni Novanta sono aumentati sia i pazienti ricoverati in ospedale in gravi condizioni (quindi a elevato rischio di infezioni ospedaliere), sia i luoghi di cura extra-ospedalieri (residenze sanitarie assistite per anziani, assistenza domiciliare, assistenza ambulatoriale). Da qui la necessità di ampliare il concetto di infezioni ospedaliere a quello di infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (Ica)”.