Tribunale: firmato protocollo d’intesa per la “Messa alla prova”

E’ stato firmato nel pomeriggio di ieri nella Sala del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Como al Palazzo di Giustizia, il Protocollo di intesa per l’applicazione dell’istituto della “Messa alla Prova” promosso dal Tribunale di Como nella persona del Presidente Anna Introini e del Giudice Delegato del Tribunale Maria Luisa Lo Gatto, con la collaborazione di Stefania Scarpinato Dirigente dall’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, a cui hanno aderito la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Como nella persona del Procuratore Nicola Piacente e del sostituto Simona De Salvo, per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Como, da Marcello Iantorno delegato del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Como, da Paolo Camporini Presidente della Camera Penale di Como, da Gianfranco Garganigo Presidente del Centro Servizi per il Volontariato di Como, da Franca Gualdoni per la Rete di Coordinamento Provinciale per la Promozione di azioni di integrazione contro la violenza sulle donne (il Comune di Como è capofila di tale Rete), da Raffaela Olandese Responsabile del Dipartimento Dipendenze dell’ASL di Como, da Claudio Cetti Dirigente del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Como, da Grazia Mannozzi per il Centro Studi sulla Giustizia Riparativa dell’Università degli Studi dell’Insubria e da Don Giusto Della Valle per “Migrantes” Diocesi di Como. L’istituto della “Messa alla prova”, introdotto con la L. 67/2014, sospende il procedimento penale per l’imputato che viene affidato all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna per lo svolgimento di un programma di trattamento con attività obbligatorie: – l’esecuzione del LAVORO DI PUBBLICA UTILITÀ, prestazione gratuita a favore della collettività, – attuazione di CONDOTTE RIPARATIVE volte a eliminare le conseguenze derivanti dal reato, – il RISARCIMENTO DEL DANNO cagionato e, dove possibile, l’attività di MEDIAZIONE CON LA VITTIMA del reato. Possono accedervi gli imputati per i reati puniti con la sola pena pecuniaria e/o con la pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni. L’istituto della messa alla prova non può essere concesso più di una volta. Per accedere alla misura l’imputato richiede all’U.E.P.E. il rilascio di un programma di trattamento da allegare alla domanda di sospensione del processo e ammissione alla prova. Nella fase di esecuzione il giudice riceve da U.E.P.E. informazioni sull’andamento del programma e, al termine del periodo fissato, valuta in udienza l’esito della prova. In caso positivo dichiara l’ESTINZIONE DEL REATO. La misura riconosce il valore rieducativo, socializzante e di contenimento della recidiva dei percorsi di pena alternativi al carcere e le richieste di messa alla prova sono i costante crescita. Nonostante ciò non sono previste, nell’immediato, risorse finanziarie che consentano di gestire questa fase di cambiamento. OBIETTIVO DEL NUOVO PROTOCOLLO è estendere la collaborazione tra gli enti che già è in atto, individuare nuovi e qualificati interlocutori implementando la rete dei soggetti chiamati a collaborare per individuare proficue forme di lavoro congiunto. Si prefigge quindi di: – informare, orientare e coordinare il lavoro di enti istituzionali e non nella pratica attuazione dell’istituto di messa alla prova; – attivare forme di collaborazione tra i soggetti coinvolti nella rete per consentire a U.E.P.E. l’elaborazione di programmi individualizzati per gli imputati che chiedono di accedere alla messa alla prova attraverso percorsi di riparazione del danno cagionato alla vittima (art. 464 bis 4° co lett. B) e di mediazione tra autore del reato e vittima (art. 464 bis 4° co lett. C) c.p.p.); – promuovere nella collettività il modello riparativo-conciliativo; – istituire un osservatorio per monitorare la prassi e programmarne i miglioramenti. L’UEPE, al momento della elaborazione del programma per la persona che fa richiesta di messa alla prova potrà chiedere la collaborazione degli altri soggetti coinvolti nella rete e costruire un percorso più efficace. Tra gli altri, potrà ricorrere alla collaborazione del CSV DI COMO, se attivata su richiesta dell’interessato e del suo avvocato, per i percorsi più complessi. In particolare per la valenza educativa che caratterizza l’attività di volontariato di rilievo sociale, la prescrizione del lavoro di pubblica utilità sarà tendenzialmente prescritto presso realtà di volontariato o presso Enti pubblici che segnalino l’opportunità di svolgere servizi di rilievo sociale. Tutti gli enti coinvolti sottolineano l’importanza della costituita rete di coordinamento fra istituzioni, soggetti professionali e realtà sociale tra le poche istituite in Italia per offrire agli autori di reati di poter svolgere un percorso di recupero sociale, di riparazione dei danni alle vittime e alla società e di prevenzione del rischio di ricadere nell’illecito e con l’impegno di un periodico monitoraggio dell’esito degli interventi attuati.