Stefano Bruni nei guai: deve rispondere della bancarotta di due società
Stefano Bruni nei guai per l’operazione “Margin Call” “C’è chi paga le tasse. E chi poi se le ruba”. Eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare nei confronti di individui che hanno contribuito a vario titolo a cagionare la bancarotta di due società incaricate di pubblico servizio.
LA NOTA DELLA FINANZA DI LECCO
La punta dell’iceberg è stata scoperta nel Marzo del 2014, quando è stato tratto in arresto, per peculato, Daniele Santucci, storico patron di AIPA società incaricata da oltre 800 Comuni sparsi in tutta Italia di riscuotere i tributi locali. Il metodo per sottrarre denaro alle casse dei Comuni era semplice: due conti corrente intestati fittiziamente alla società – ma non inseriti nella contabilità – sui quali confluivano i denari provenienti dalla riscossione e dai quali il Santucci attingeva secondo propria necessità. Poi, nel Maggio del 2015, sotto la direzione della Procura Regionale della Corte dei Conti lombarda, quanto scoperto in sede penale è stato analizzato sotto la lente dei principi contabili dell’Erario. Sequestrati tutti conti corrente e le proprietà riconducibili alla società di riscossione, passaggio necessario per garantire il ristoro del danno erariale causato.
Nelle prime ore della mattinata odierna, ad un anno di distanza, i militari della Guardia di Finanza di Lecco, coordinati dalla Dott.ssa Donata Patricia Costa – Pubblico Ministero presso la Procura di Milano – hanno dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti di un cittadino olandese residente in Svizzera, tre italiani residenti nell’ hinterland milanese, nel comasco ed uno in provincia di Pesaro Urbino; tutti indagati a vario titolo per i reati di bancarotta concordataria e fallimentare aggravata, abusivismo finanziario e costituzione fittizia di capitale sociale. Il danno causato dagli arrestati ad AIPA – alla quale è stato revocato nei giorni scorsi il concordato preventivo a causa delle gravi distrazioni effettuate dagli amministratori a ridosso della richiesta della procedura concorsuale – e MAZAL – della quale è stata riconosciuta, sempre dal Tribunale Fallimentare di Milano, l’insolvenza fraudolenta – ammonterebbe almeno a 150 milioni di euro.
L’attività di indagine ha consentito di attribuire ad ogni attore il suo ruolo: Virgilio Luigi, manager dalla lunga esperienza nel settore finanziario che avrebbe dovuto traghettare AIPA fuori dalla situazione in cui si trovava a causa della precedente gestione, salvare l’attività di riscossione dei tributi di circa 1200 Comuni e centinaia di posti di lavoro, ha invece continuato a drenare risorse pubbliche – infatti i denari raccolti dalla società provenienti dalla riscossione dei tributi sono di proprietà dei Comuni – anche per mezzo di fatture pagate per consulenze di importi rilevanti. Con AIPA in stato di “ pre fallimento” Virgilio, senza una trattativa pubblica, conferisce i contratti di riscossione degli Enti Locali alla MAZAL – società neo costituita, il cui capitale sociale (requisito necessario per poter essere iscritti all’Albo delle società di riscossione tributi) è risultato pressoché nullo. Ed è proprio per costituire il capitale sociale di quest’ultima società (18 milioni di dollari americani in titoli emessi dalla JP MORGAN1 , rivelatisi privi di valore alcuno così come fasulle sono risultate essere due polizze fideiussorie per 10 milioni di euro) che Virgilio si è rivolto a Bruni Stefano, noto personaggio politico del comasco, già sindaco di Como per due mandati e Bizzozzero Daniele, patron del Lecco Calcio. I due svolgono un ruolo assolutamente attivo nella intermediazione, contrattazione ed acquisto dei titoli (incassando tra l’altro centinaia di migliaia di euro per consulenza/intermediazione) introducendo Demers Johannus, faccendiere olandese stabilitosi a Lugano, che in una banca estera detiene centinaia di milioni di titoli JP MORGAN descritti.
L’operazione, preceduta da diverse attività di perquisizione e sequestro di beni e disponibilità finanziarie su conti correnti per oltre 4 milioni di euro, si è conclusa con l’arresto degli indagati ed ha visto l’impiego di oltre 50 militari nelle Provincie di Milano, Monza e Brianza, Como e Pesaro Urbino. Contestualmente sono in corso i sequestri su tutti i titoli JP Morgan nella disponibilità degli arrestati che potrebbero essere stati utilizzati per fini illeciti. L’articolata attività di polizia economico – finanziaria condotta in aderenza alle linee strategiche assegnate al Corpo, sottolinea ancora una volta come la Guardia di Finanza sia oggi “riferimento primario a garanzia dell’interesse pubblico, del cittadino e delle imprese”. 1 Appare necessario chiarire alcuni aspetti sul citato titolo JP