Anche una manager dell’Artsana tra le vittime di Dacca
Nove vittime italiane nell’assalto rivendicato dall’ Isis al ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca capitale del Bangladesh. E’ il più alto tributo di sangue che l’Italia paga al terrorismo di matrice islamica. Quasi tutte le venti persone morte nella notte tra venerdì e sabato erano manager di aziende che in Bangladesh hanno delocalizzato la produzione. Come Adele Puglisi, 54 anni, siciliana, responsabile della qualità per Chicco Artsana che a Dacca risiedeva da alcuni anni. Per stasera Adele aveva fissato il suo ritorno a Catania, dove ad attenderla avrebbe trovato gli amici e il fratello.
Una donna sempre in viaggio Adele Puglisi, aveva lavorato per molti anni in Olanda, poi in Sri Lanka fino ad arrivare in Bangladesh con funzioni di manager per l’Arsana di Grandate.
Non si sa se anche ad Adele sia stato chiesto di recitare i versetti del Corano prima di essere uccisa. Probabilmente ai suoi assassini jihadisti e ai loro mandanti la notizia non interesserà, ma la manager catanese, che viveva in Asia da vent’anni, aveva più volte difeso i musulmani sulla sua pagina facebook. Di recente aveva firmato una petizione indirizzata all’ordine dei giornalisti per chiedere la radiazione di Maurizio Belpietro. «È vergognoso», scriveva lei commentando il titolo «Bastardi islamici» dopo gli attentati di novembre a Parigi.
Assieme a lei, a Dacca sono morti Nadia Benedetti di Viterbo, Cristian Rossi di Feletto Umberto Pordenone, Marco Tondat di Cordovado Pordenone, Vincenzo D’Allestro di Acerra, Claudia D’Antona di Torino, Simona Monte di Magliano Sabina Rieti, i lombadi Maria Riboli di Bergamo e Claudio Cappelli di Monza.