10 luglio: 40anni dal disastro diossina di Seveso. A Cantù una mostra e un incontro

Domenica 10 luglio, a quarant’anni esatti dallo scoppio del reattore dell’Icmesa di Seveso che portò alla dispersione della diossina in buona parte della Brianza, a Villa Calvi di Cantù (ore 16.30), ci sarà l’incontro con Paolo Rabitti, ingegnere urbanista e Alberto Vannelli, medico chirurgo. Il contesto dell’incontro è la mostra “BIANCO” che intende affrontare il tema dell’inquinamento ambientale e delle tragiche conseguenze che possono provocare le attività umane, la tecnologia, la produttività condotte in modo irresponsabile, con l’unico obiettivo del profitto.

Nel quarantesimo anniversario del cosiddetto “disastro di Seveso”, l’Associazione Amici dei Musei della Città di Cantù e la Scuola d’Arte di Cabiate, in collaborazione con il Comune di Cantù, propongono nelle sale di Villa Calvi (via Roma 8, ingresso libero) una selezione mirata di opere, offrendo ai visitatori una chiave inedita e un’occasione di riflessione sul tema della salvaguardia della natura e della responsabilità dell’uomo nella tutela dell’ambiente. Le installazioni, i video, le opere su tela in mostra nascono dal libero approfondimento condotto dagli artisti sull’argomento, i quali, con sensibilità e creatività, hanno saputo leggere e interpretare l’ampia tematica partendo dagli avvenimenti del 1976.
Gli artisti Filippo Borella, Icio Borghi, Emilio Corti, Valerio Gaeti, Monica Galanti, Yari Miele, Marco Minotti, Veronique Pozzi, Marco Vido, con la curatela di Elena Isella, hanno voluto trattare un tema tanto complesso quanto importante, consapevoli del fatto che l’espressione artistica sa e vuole confrontarsi su temi sociali, politici, civili che riguardano il bene comune.
La mostra è visitabile nella villa canturina fino al 30 luglio con questi orari: martedì-venerdì 16.00-19.00; sabato-domenica 10.30-12.30 e 16.00-19.00, ingresso libero. Per il finissage di sabato 30 luglio alle ore 16.30 è in programma un reading poetico.
All’incontro di domenica 10 luglio con Paolo Rabitti e Alberto Vannelli parteciperanno anche esponenti della campagna “Exit, usciamone vivi”, che si stanno impegnando per la “tutela della sicurezza e della salute di chi vive nei territori minacciati dalla Pedemontana”, che da Lomazzo dovrebbe procedere verso Meda, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago, Desio e dunque toccare anche la zona contaminata da diossina.

Paolo Rabitti, ingegnere, urbanista e docente universitario, è uno dei consulenti tecnici più importanti d’Italia, coinvolto nei maggiori processi su disastri ambientali e inquinamento, da quello del Petrolchimico di Marghera a quello sui rifiuti in Campania. È autore di Cronache dalla chimica (Cuen, 1998), Ecoballe (Aliberti, 2008) e Diossina. La verità nascosta (Feltrinelli, 2012).
Diossina. La verità nascosta: “Finalmente dopo trent’anni di bugie e mezze verità esce la prima vera inchiesta sul disastro di Seveso, condotta con impeccabile precisione e onestà intellettuale da un tecnico super specializzato e indipendente. Una ricostruzione dei fatti basata su documenti e testimonianze che squarcia il velo di omertà che da anni ricopriva il più grande disastro ambientale dell’Italia moderna.”
Alberto Vannelli, presidente di Erone Onlus, si è laureato in Medicina e chirurgia e specializzato in Chirurgia generale a Milano; dal maggio 2001 al novembre 2011 è stato dirigente medico presso la Fondazione IRCCS Istituto dei Tumori di Milano e dal dicembre 2011 è dirigente medico con mansione di aiuto con indirizzo oncologico presso la Struttura Complessa di Chirurgia Generale dell’ospedale Valduce di Como. Ha una casistica operatoria di oltre 1000 interventi di chirurgia oncologica maggiore su colon-retto e fegato oltre a interventi oncologici sul pancreas, stomaco e vie biliari. Erone Onlus, oltre ad occuparsi di supportare i malati oncologici, è impegnata nella sensibilizzazione e prevenzione, nonché nello screening di popolazione e diagnostica precoce. A Enrone Onlus viene devoluto parte del ricavato della vendita dell’installazione di Filippo Borella in mostra.