I tafani di Zelbio vincono FilmLakers il concorso dei corti del territorio

Due fratelli hanno idee diverse su cosa fare della casa di famiglia nel piccolo comune montano di Zelbio. Uno è mosso dagli affetti e ha spirito conservativo per il proprio territorio, l’altro, pragmaticamente, ha già messo in vendita la proprietà a chi vuole trasformarla in centro hi-tech o in resort lusso. E’ la storia narrata in “Non ci sono più i tafani”, il corto metraggio vincitore del terzo concorso FILMLAKERS che ieri, in una serata speciale del Lake Como Film Festival dedicata ai giovani film makers, ha visto la proiezione di 7 mini film con protagonista il paesaggio lariano.
La troupe .G che in sette giorni ha realizzato il corto vincitore si è aggiudicata il premio della giuria pari a 1.500 euro, mentre il pubblico ha assegnato l’altro premio, sempre da 1.500 euro, alla troupe DDC per il corto “Maschio Alpha” girato a Gravedona. Diciamo subito che i sette film presentati dai giovanissimi autori hanno cercato di valorizzare il territorio loro assegnato, chi l’ha fatto fotografandolo quale sfondo a piccole storie locali e chi ha saputo cogliere anche aspetti culturali tipici del “paesaggio umano” dei comuni comaschi che hanno ospitato per una settimana le troupe cinematografiche.
“Non ci sono più i tafani” è una storia di quel tipo e ha convinto la giuria a premiare il lavoro dei ragazzi di .G. La motivazione che ha accompagnato la consegna dell’assegno di 1.500 euro è stata «In una storia divertente che ben descrive l’ambiente umano e paesaggistico di Zelbio rivivono alcune contraddizioni tra modernità e tradizioni. Il titolo dà il segno di cambiamento dei tempi. Per la giuria è il corto tecnicamente più completo che mette insieme più realtà e che permette più chiavi di lettura. Gli attori sono particolarmente efficaci, credibili e comunicativi».
Le contraddizioni tra modernità e tradizione, rappresentate dai due fratelli protagonisti, si sciolgono con il ghiacciolo sgranocchiato dopo una partita di pallavolo che ha messo a dura prova gambe e pance non più quelle di un tempo. Con una schiacciatina d’occhi a Gabriele Salvatores, la sceneggiatura sfrutta bene i pochi minuti a disposizione per dipanare la storia. C’è tutto quel che serve, la premessa, il conflitto, il climax e la risoluzione finale nella quale i due fratelli convengono che il paesino è sempre, sempre uguale, o forse no. Infatti “non ci sono più i tafani”. I tempi cambiano.
Una menzione speciale assegnata dalla giuria anche a Carlo Sirtori per la sua bravura recitativa

I ragazzi di KinoPravda hanno rievocato le rivalità di campanile tra Carate e Urio in “Asan e Sfundraa” mettendola in parallelo con la sfida a colpi di remi tra i due protagonisti Carlo e Giuliano. Il corto ha ricevuto una menzione speciale da parte della giuria per aver usato con intelligenza vecchi filmini casalinghi che rappresentano una memoria storica da recuperare .
“Il fulcinott”, dei Filmica ambientao a Palanzo di Faggeto Lario, racconta un “prodotto tipico” dei piccoli nuclei sociali: il pettegolezzo e l’invidia. Lo spaesamento e l’emarginazione di un giovane stridono con la vita dei bambini e degli anziani che in mezzo al paese di sasso a vista sono, invece, perfettamente a loro agio. Alla fine un boccale di birra condiviso sul far della sera è molto più potente dell’invidia (interpretata dai burattini local de Il Baracco).
Gli altri corti in concorso hanno messo al centro vicende legate alla terza età, e questo è quantomeno singolare visto che gli autori sono tutti al di sotto dei trent’anni. Il già citato “Maschio Alpha” di Gravedona (due vecchietti si sfidano per il ruolo di maschio dominante), “Alla nostra età” girato ad Albese con Cassano da Los Pollos Hermanos (un amore senile raccontato con garbo), e il corto “Terapia di gruppo” del Mag Team ambientato a Lezzeno che segue la giornata di tre arzilli “gabulisti”, ma con un finale che spiazza. Infine a Cernobbio ha lavorato la troupe Videonauti che ha, forse, voluto mettere troppi luoghi del paese nei 7 minuti a disposizione a discapito della qualità della storia intitolata “Ale”.

Soddisfatti gli organizzatori del Lake Como Film Festival e, in particolare Edoardo Colombo che ha seguito le troupe al lavoro: “Ho visto tanta volontà di portare a casa il risultato anche in mezzo a mille difficoltà. I ragazzi. chi più chi meno, hanno dimostrato capacità tecniche e buona inventiva. Con qualche giorno in più quasi tutti questi corti avrebbero potuto essere finalizzati al top, ma anche il tempo è un fattore con cui chi vuole fare questo mestiere deve sempre fare i conti”.
L’appuntamento con FILMLAKERS, il concorso riservato ai giovani autori, è già proiettato al prossimo anno, l’augurio è che nuovi comuni decidano di farsi raccontare da perfetti sconosciuti, e non è sempre facile trovare questa disponibilità, inoltre, come aggiunge Colombo in chiusura, che anche troupe straniere accolgano l’invito di venire sul Lario a cimentarsi con quel local che cerca di resistere al cambiamento, tafani a parte