Migranti in stazione: proposta di Confcommercio e la richiesta di Arci
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Migranti in stazione a Como – La proposta è di utilizzare spazi dismessi o non utilizzati pur di portarli via da dove si trovano ora, i giardini della stazione di Como. Invito di Confcommercio con una nota ufficiale inviate alla stampa, ma anche alle autorità cittadina tra cui il Prefetto. La vicenda migranti in città, tutt’altro che risolta, continua a tenere banco. Ecco le parole dell’associazione nella nota arrivata in redazione
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Nei giorni scorsi siamo rivolti a Sua Eccellenza il Prefetto di Como coinvolgendo la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della provincia di Como, il cui presidente Taborelli gli ha evidenziato le ripercussioni negative che questo triste e drammatico episodio sta provocando sull’Economia in generale e in particolare le ricadute negative sul turismo e le attività che operano in questo settore. Auspichiamo che il Prefetto possa riuscire a individuare una sistemazione provvisoria più consona e dignitosa per queste persone in uno degli edifici pubblici dismessi o sottoutilizzati per affrontare questa situazione d’emergenza.
Insomma, nel legittimo interesse dei nostri Associati, ci stiamo impegnando al massimo con il duplice obiettivo di aiutare chi ha bisogno e non danneggiare inutilmente la già disastrata economia.
Riservandoci di darvi ulteriori eventuali informazioni, porgiamo
distinti saluti
CONFCOMMERCIO COMO
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In queste ore anche un comunicato dell’Arci di Como che raggruppa varie realtà del mondo del volontariato lariano, ammirevole nell’assistenza a queste persone negli ultimi giorni, ma spesso soli. Troppo soli. Da qui la richiesta al Governo di fare qualcosa perchè la situazione sta diventando insostenibile
La solidarietà non può essere lasciata sola. La straordinaria dimostrazione di solidarietà dell’associazionismo, dell’attivismo politico dal basso e del volontariato comasco non può essere utilizzato dal governo per sfuggire alle responsabilità della gestione della gravissima crisi umanitaria in corso a Como con l’arrivo di migliaia di profughi in fuga da guerre, violenza e povertà. Ora anche il governo deve fare la sua parte. Como non può essere lasciata sola.
Il Comune ha fino ad ora coordinato gli interventi della Caritas, della Croce rossa, della Parrocchia di Rebbio, della Rete Como senza frontiere e degli innumerevoli altri e altre che generosamente si sono attivati organizzando ogni forma di azione positiva, mettendo a disposizione generi di prima necessità, attivando mense come quella della parrocchia di Sant’Eusebio che fornisce già più di 200 pasti alla sera o proponendo ai migranti occasioni di solidarietà culturale come con l’iniziativa animata da Filippo Andreani e da molti altri artisti con l’Arci e la rete Como senza frontiere alla Stazione San Giovanni il 27 luglio e il concerto di Fatoumata Diawara dell’1 agosto alla mensa della parrocchia di Sant’Eusebio. Persino dalla vicina Svizzera, il cui governo è responsabile della ulteriore chiusura delle frontiere in dispregio persino delle Convenzione di Ginevra, è venuto un essenziale contributo con l’associazione Firdaus che assicura quotidianamente un pasto ai migranti mentre anche da altre regioni italiane si è messa all’opera la rete della solidarietà.
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L’Arci ha dato il suo pieno sostegno a tutte queste iniziative e alla più ampia informazione sull’emergenza umanitaria comasca e ora, proprio perché è parte di quel tessuto di società civile che fino ad ora ha evitato il disastro e ha dato della nostra città l’immagine positiva che merita, chiede che il governo finalmente si attivi e che venga affrontata la situazione con i mezzi e le professionalità che la crisi peraltro crescente in numero e necessità, richiede. Con lo stesso spiegamento di professionalità, competenza e umanità con cui il prefetto e il questore di Como hanno assicurato la sicurezza alla Stazione San Giovanni con il necessario impegno di uomini e mezzi e con l’ammirevole capacità di gestione di situazioni certo non facili dimostrato dalle forze dell’ordine ora è necessario che il governo rompa gli indugi e prenda atto della gravità della situazione disponendo l’intervento della Protezione civile nazionale. Infatti solo con un’adeguata assunzione di responsabilità del governo, che determinerà risorse e mezzi sufficienti a gestire la situazione, si potrà evitare che con il susseguirsi di arrivi si verifichino problemi sanitari e sociali e si assicureranno pienamente i diritti delle persone transitanti costrette da leggi europee sbagliate a soggiornare in bivacchi attorno alla stazione in cerca di vie di fuga verso il Nord Europa. Lo sviluppo dell’azione governativa non determinerà naturalmente il disimpegno della società civile lariana lasciandole però compiti più idonei di collaborazione, di supporto e di offerta di opportunità aggiuntive e innovative che realizzino pienamente l’accoglienza. I diritti primari chiediamo vengano assunti doverosamente dallo Stato.
[Arci provinciale Como]