Lettera alla città dei migranti in stazione:”Non criminalizzateci per favore…”
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Uomini, donne e ragazzi che da giorni sono a san Giovanni spiegano ai comaschi cosa vogliono e le umiliazioni finora subite. “Vogliamo solo un futuro dignitoso”.
Una lettera aperta scritta alla città, ai comaschi. Il cuore in mano per spiegare chi sono e cosa stanno cercando. Qualcuno, ovvio, li ha aiutato a scrivere in italiano visto che nessuno di loro lo capisce, nè tantomeno lo parla in modo fluente. E’ quella che in queste ore è comparsa ai giardini della stazione di San Giovanni a Como dove i migranti in attesa di andare in Europa sono sempre tanti, comprese donne e bambini in tenera età. Lettera che vuole spiegare che non sono nè delle bestie nè dei criminali, ma che semplicemente vogliono un futuro “normale” e dignitoso con i loro parenti che già sono in Germania
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LETTERA ALLA CITTA’
Stazione di San Giovanni, agosto 2016
Noi siamo persone originarie di diversi continenti e di diversi stati. Proveniamo da diversi trascorsi e gruppi religioso e etnici….però siamo tutti qui: siamo semplicemente rifugiati.
Abbiamo dovuto abbandonare i nostri paesi perchè i nostri diritti umani sono stati violati o perchè perseguitati. Per arrivare in Europa abbiamo dovuto attraversare situazioni orribili, attraversare deserti, montagne, foreste, strade e nelle prigioni e infine attraversare il Mar Mediterraneo.
Abbiamo perso molti amici, parenti, persone care, bravi uomini e brave donne, bambini innocenti. Abbiamo dovuto sanguinare, morire di fame, sopportare il dolore e molte notti insonni. Per questo stiamo ancora soffrendo: tanto dolore, incubi, perdite e ricordi tristi.
Comunque lo abbiamo fatto anche se non è stato per nulla semplice. In Europa abbiamo iniziato il viaggio per ricongiungerci con i nostri familiari e parenti, compagni. Questo è diventato un obiettivo difficile perchè presto abbiamo scoperto che non ci è possibile muoverci liberamente.
Quando siamo sbarcati sulle coste italiane non ci sono state spiegate le leggi sul diritto di asilo in Italia e siamo stati costretti a lasciare le nostre impronte digitali con la forza e con l’inganno. Questo ci impone di fare richiesta di asilo altrove. Ora siamo bloccati al confine svizzero.
Ogni volta che proviamo ad oltrepassarlo la Polizia ci respinge. I giorni diventano settimane e le settimane mesi. Stiamo iniziando a perdere speranza e pazienza, diventiamo delusi, preoccupati e, talvolta, nervosi. Quando siamo arrivati qui pensavano che i nostri incubi fossero superati ed il nostro dolore finito. Non è andata così. Qui, sul confine svizzero, continuiamo a soffrire e non sappiamo ancora quanto durerà questa situazione.
Noi non siamo animali, siamo esseri umani e chiediamo di essere rispettati. Abbiamo provato tanto a superare il confine con bus, treni, passando per il bosco, ma le guardie ci hanno sempre fermato e trattato come bestie. Durante i controlli veniamo costantemente sottoposti a umiliazioni, costretti a svestirci, senza separazione di genere.
Ci hanno tenuti in piccolo stanze per più di un giorno senza cibo nè acqua nè alcun supporto legale. Infine, ci hanno rispedito al punto zero, nel sud Italia, separando famiglie ed amici e rendendo le nostre vite più difficili.
Ci sta a cuore che queste pratiche che violano la nostra dignità giungano all’attenzione di tutti in modo che chi arriverà dopo di noi non debba subire lo stesso trattamento.
Ci chiediamo perchè il tentativo di oltrepassare il confine venga criminalizzato mentre sia prassi comune che vengano sistematicamente violati i diritti umani. Chiediamo un corridoio umanitario per passare legalmente la frontiera e ricongiungerci con famiglie ed amici così da avere la possibilità di costruirci un futuro dignitoso.
Donne, uomini, ragazze ragazzi del parco della stazione di Como San Giovanni