Como, tre mesi con i profughi: i due volti di stazione e giardini
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La città sotto pressione da giugno, in queste ore la situazione torna alla normalità. Difficile convivenza per tutti: le immagini della zona
Sono stati tre mesi difficili per tutti. Per loro, prima di tutto, in attesa di un segnale mai arrivato per passare il confine e proseguire il viaggio della speranza, spesso in fuga da guerre e persecuzioni. Ma anche per i turisti in transito alla stazione di Como San Giovanni, spesso alle prese con decine di persone ammassate sui gradini e nell’atrio. E poi tre mesi difficili anche per Como ed i suoi amministratori: la giunta del sindaco Lucini, il Prefetto Bruno Corda, il Questore Barbato ed i suoi agenti, i carabinieri del comando provinciale senza dimenticare finanzieri e polizia locale.
Da oggi a Como San Giovanni è tornato tutto come a giugno. Stazione ripulita da coperte e sacchetti, stessa cosa nei giardini dove le tende ormai erano le protagoniste assolute. Ecco i due volti di una Como che ha cambiato aspetto in tre mesi: dall’emergenza allo sgombero fatto in queste ore. Deciso si, ma senza l’uso della forza.