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Referendum Ticino: la Regione compatta per difendere i frontalieri

26 settembre 2016 | 14:22
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Il presidente Maroni chiede un incontro con il Governatore Beltraminelli e sollecita il premier Renzi a prendere in mano la situazione. Chiesta l’istituzione di una Zona ad economia speciale

E dopo l’esito del Referendum di ieri in Ticino – con una sonora bocciatura verso i frontalieri e il loro arrivo (vedi precedenti lanci – ecco che ora si muove anche la Regione Lombardia. Decisa e compatta per poter difendere i tanti lavoratori comaschi e non solo che ogni giorno varcano il confine per dare professionalità e competenza. Prese di posizione in queste ore dal presidente Roberto Maroni, dalla consigliera comasca Daniela Maroni e dal sottosegretario (ex sindaco di Albavilla) Alessandro Fermi.

Questa mattina ho parlato con il presidente della Repubblica del Cantone Ticino Paolo Beltraminelli circa l’esito del referendum: ci incontreremo la prossima settima, per capire che cosa succede e, soprattutto, da parte nostra, per definire, anche con l’assessore Brianza, le iniziative necessarie a difendere i diritti dei lavoratori lombardi, che ogni giorno vanno a lavorare in Cantone Ticino”. Lo ha annunciato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni durante la conferenza stampa, tenuta con l’assessore al Reddito di autonomia, Inclusione sociale e Post Expo Francesca Brianza, dopo la seduta di Giunta regionale.

“Parliamo di lavoratori – ha precisato Maroni – non di immigrati clandestini. Da parte sua  – ha confermato – c’e’ stata la massima disponibilita’ – ha spiegato il presidente -, a collaborare per rafforzare i rapporti di buon vicinato tra Lombardia e Ticino. E’ interesse di entrambe le regioni”.

NESSUN IMPATTO IMMEDIATO – “Da qui ad allora non cambiera’ nulla – ha assicurato Maroni -. Non c’e’ alcun impatto immediato del referendum, cosi’ come non ci fu dopo il referendum del 6 febbraio 2014, che coinvolse tutta la Confederazione”. “In ogni caso – ha aggiunto -, per evitare che succeda qualche cosa di imprevisto, ci incontreremo e definiremo le iniziative piu’ opportune, per garantire la libera circolazione dei lavoratori e i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi”

RENZI INSERISCA ISTITUZIONE ZES IN PROSSIMA LEGGE STABILITA’ – “Domani a Renzi, a Milano, – ha concluso Maroni – consegnero’ la Proposta di legge che il Consiglio regionale ha approvato il 28 febbraio 2014, per l’istituzione di una Zes-Zona a Economia speciale nelle aree territoriali della Lombardia confinanti con la Svizzera. Venne approvata come risposta al referendum del 2014, per consentire in quelle zone, a 20 chilometri dal confine svizzero, delle agevolazioni fiscali e tributarie per gli imprenditori, per contenere il flusso dei lavoratori verso la Svizzera. E’ ancora di attualita’: l’avevamo mandata in Parlamento, ma giace nei cassetti di qualche Commissione, e domani chiedero’ a Renzi di inserirla nella prossima Legge di stabilita’”

frontalieri dogana

Daniela Maroni prima di arrivare al Pirellone a Milano è stata una lavoratrice frontaliera. Ecco, dunque, il suo commento dopo l’esito del referendum: “Non dimentichiamoci che gli italiani hanno costruito la fortuna del Ticino e che le aziende oltre confine hanno bisogno della nostra manodopera e delle peculiarità offerte dai lavoratori formatisi in Italia. – commenta il Consigliere Segretario Daniela Maroni – È comprensibile la preoccupazione del popolo ticinese, tutto ciò denota un malessere generale, problema del quale bisogna assolutamente tener conto prima che la situazione sfoci in azioni sconsiderate nei confronti dei frontalieri, ma credo si stia andando oltre a ogni logica. Non sono per nulla d’accordo invece con i partiti ticinesi che hanno, fino ad oggi, fomentato i cittadini con azioni di disprezzo verso i frontalieri, in questo caso non possiamo accettare di essere vessati, è inumano e del tutto fuori luogo. Parliamo di una situazione economica che nella Confederazione si è trasformata nel corso degli anni spostando le risorse, il core business, dal terziario verso l’industria con la conseguente revisione del mercato del lavoro. Spero, anzi mi auguro, che questa posizione del Canton Ticino non faccia ripensare il Governo centrale di Berna. Ormai in questo territorio di confine la propaganda ha assunto misure inaccettabili. Per ora stiamo a vedere gli sviluppi, questo risultato referendario al momento non avrà effetti sui 60mila frontalieri che ogni giorno varcano regolarmente il confine”.

francesco dotti consigliere regionale

Già ieri, subito dopo i risultati ufficiali del referendum “Prima i nostri!”, ho avuto modo di affermare che errare è umano, ma perseverare è diabolico. Di fatto, sta andando in scena lo stesso copione visto all’indomani del referendum del 9 febbraio 2014 – quello contro l’immigrazione di massa – rimasto inapplicato. Anche in questo caso, l’esito referendario non avrà applicazioni pratiche. La linea di Regione Lombardia non cambia: la guardia sul futuro dei 62 mila frontalieri resta alta. Bene ha fatto questa mattina il presidente Roberto Maroni a far leva su un tema molto sentito nelle zone di confine: la Zona Economica Speciale, approvata dal Consiglio regionale il 2 luglio 2014 e ad oggi bloccata a Roma. Il Governo dia un segnale, non solo a parole. Sin da inizio legislatura, Regione Lombardia ha chiesto l’istituzione di Zone a Burocrazia Zero. Ricordo la mozione – di cui ero primo firmatario – approvata dal Consiglio regionale l’8 ottobre 2013, in cui si chiedeva espressamente da un lato il riconoscimento della Lombardia quale “zona a burocrazia zero“, dall’altro di favorire la nascita di start up lungo la fascia di confine. Tematiche tuttora attuali”. Così il consigliere regionale Francesco Dotti (Fratelli d’Italia, foto sopra) – vicepresidente della Commissione Speciale per i Rapporti con la Confederazione Elvetica – il giorno dopo il voto sul referendum “Prima i nostri!”.

“Non ci saranno effetti. E’ un referendum che riguarda solo il Canton Ticino, ma che da’ l’ennesimo segnale di una difficolta’ nei rapporti tra l’Italia e la Svizzera”. Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia, con deleghe all’Attuazione del programma, ai Rapporti istituzionali nazionali e alle Relazioni internazionali, Alessandro Fermi, commentando l’esito della consultazione che si e’ svolta ieri in Ticino.

UNA POLPETTA AVVELENATA – “E’ una polpetta avvelenata – ha continuato Fermi – che conferma che qualcosa non funziona. Rimaniamo dell’idea che i lavoratori frontalieri siano una grande risorse per il Ticino. Una risorsa che ha reso il Ticino una realta’ molto importante a livello europeo da un punto di vista economico”.

VOGLIONO LIMITARE PRESENZA ITALIANI IN SVIZZERA – Secondo Fermi, inoltre, il fatto che si cerchi sempre di mettere ostacoli ai lavoratori e alle imprese artigiane conferma che “si sta tentando di limitare la presenza degli italiani in Canton Ticino”.