La separazione e la vendetta, ecco il movente dell’omicidio di Carugo

5 ottobre 2016 | 13:45
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La separazione e la vendetta, ecco il movente dell’omicidio di Carugo
La separazione e la vendetta, ecco il movente dell’omicidio di Carugo
La separazione e la vendetta, ecco il movente dell’omicidio di Carugo

Una vendetta per una separazione che non aveva avuto i riscontri da lei voluti e per questo avrebbe chiesto al suo amico di aiutarla per screditare l’ex marito. Una rabbia culminata con una escalation di violenza fino a arrivare all’omicidio del 14 ottobre 2015.

Dopo oltre un anno di indagini e 12 persone arrestate emerge così il perché della morte di Alfio Molteni, l’architetto di Mariano Comense ucciso con due colpi di pistola sotto la sua casa di Carugo.

Questa mattina l’arresto di Daniela Rho, ex moglie di Molteni e del commercialista di Inverigo, Alberto Brivio, con il quale la Rho avrebbe anche una relazione sentimentale.

Una separazione complicata quella tra i coniugi, come è emerso dalle indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Como e dei Ros, coordinati dalla Procura, con una sete di vendetta nata quando Molteni aveva revocato il suo consenso alla separazione consensuale, avviando così una causa per sciogliere il matrimonio con addebito.

Una sorta di ritorsione della moglie, impegnata in una separazione complicata con Molteni, con tanto di denunce penali. Da qui la rabbia e la decisione di fare di tutto per screditare il marito e ottenere l’affidamento esclusivo delle figlie. Per fare questo la Rho avrebbe chiesto aiuto a Brivio che a sua volta avrebbe incaricato Luigi Rugolo, guardia giurata di 44 anni di Seveso, di assoldare delle persone per farla pagare al marito della Rho. Sarebbe stato sempre lo stesso Brivio a pagare materialmente l’ex guardia giurata.

Pedinamenti, telefonate anonime, per poi passare a episodi violenti con minacce, incendio dell’automobile di Molteni, ma anche della finestra dell’abitazione dell’architetto. Il 26 luglio 2015 due delle persone incaricate da Rugolo, Vincenzo Scovazzo e Salvatore Crisopulli, avevano anche esploso – come poi ammesso al momento dell’arresto – otto colpi di arma da fuoco alla finestra della casa di Carugo.

Atti intimidatori che, come è stato spiegato questa mattina in Procura, sarebbero stati utilizzati dalla Rho, figlia di un importante imprenditore del settore dei mobili di Mariano Comense, per dipingere Molteni come una persona dalle frequentazioni equivoche e pericolose per fare si che all’architetto fosse impedito, da parte del tribunale di Como, di vedere le figlie, per preservarne l’incolumità.

Il tutto per evitare che le due minori potessero vedere il padre anche solo nel fine settimana. Un tentativo però vanificato dalla decisione del giudice che aveva respinto la richiesta di incontri protetti avanzata dalla madre, assegnando la casa coniugale alle figlie e ripristinando gli incontri del padre con le bambine nell’abitazione familiare senza la presenza della madre.

Una decisione che avrebbe portato a scatenare ancora di più l’odio della donna che due giorni prima dell’omicidio aveva presentato ricorso per la decisione, un ricorso però rigettato.

Ed ecco che su richiesta di Rugolo, dietro la promessa di un compenso di 10mila euro, Vincenzo Scovazzo e Michele Crisopulli, accettano di sparare il colpo che ha ucciso Molteni.  Sarebbe stata la stessa Rho, poche ore prima dell’omicidio, a informarsi sul numero di targa della Polo in uso all’architetto per poi segnalarla a chi avrebbe provveduto all’ultimo, letale, atto intimidatorio.

La ex moglie e l’amico commercialista sono accusati di concorso in omicidio, detenzione illegale e porto d’arma, danneggiamento e stalking.