Il cognato non ammette il delitto di Nadia: forse soffocata con un sacchetto
Michele Egli finora non fa riferimento all’omicidio del quale è accusato, ma dà spiegazioni difficili da capire sul perchè ha portato via da casa il cadavere. Il riserbo della polizia
La polizia cantonale parla di parziali ammissioni. E quelle “parziali” stanno a significare in modo abbastanza sicuro che Michele Egli, il 42enne cognato di Nadia Arcudi, insegnante di Stabio trovata morta nel bosco di Rodero nei giorni scorsi, non avrebbe in alcun modo parlato del delitto della giovane insegnante. Da lui, almeno in questa fase iniziale dopo il fermo clamoroso, arriverebbero solo ammissioni in ordine all’occultamento del cadavere della ragazza. Con spiegazioni di per sè abbastanza difficili da comprendere in modo razionale come il fatto di aver voluto non fare soffrire la famiglia della ragazza. E per questo l’avrebbe caricata in auto e portata nel bosco di Rodero.
Ma come e quando lui ha trovato Nadia morta ? Dubbi, domande che molti si fanno. La polizia cantonale prosegue nella sua linea di rigore e riserbo:”Siamo ancora nella fase 1 dell’inchiesta, il resto lo dobbiamo accertare ancora”. Resta il sospetto – che ha portato al fermo di Egli, consulente informatico di una scuola universitaria di Manno (Lugano) – che il delitto sia stato compiuto proprio da lui (l’accusa è anhe di omicidio volontario) magari dopo un litigio tra di loro nell’appartamento di Nadia a Stabio. Ipotesi più probabile del decesso, suffragata anche dall’autopsia, il soffocamento con un sacchetto in testa.
Intanto anche la Procura di Como – come atto dovuto visto che il ritrovamento è avvenuto a Rodero, nel territorio di competenza – ha iscritto Michele Egli nel registro degli indagati per occultamento di cadavere ed omicidio volontario. Stesse accuse contestate dalle autorità ticinesi quando lo hanno posto in stato di fermo.
(foto di Nadia e Michele da Varesenews.it)