Ma che brutto scaricabarile dopo la tragedia: Anas e Provincia ai ferri corti
L’Ente che gestisce la strada aveva chiesto la chiusura tre ore prima, l’amministrazione provinciale si attiva e rimanda al mittente le accuse. Tipicamente italiano…..
L’Anas, la società che gestisce la rete stradale ed autostradale italiana, nelle ore precedenti il crollo del cavalcavia aveva chiesto la chiusura della strada provinciale SP49 nel tratto comprendente il ponte, ma la Provincia, che ha la competenza su quella strada, ha chiesto un’ordinanza formale da parte dell’ente. Nel frattempo il cavalcavia ha ceduto. “Alle 13,30 alla nostra sala operativa di Milano ci hanno chiamato dicendoci che c’erano dei calcinacci sulla statale 36 e io sono arrivato in meno di 10 minuti, poi ho visto a 250 metri una pattuglia della polstrada e l’ho fermata e ho avvisato il mio ufficio“, ha infatti raccontato Tindaro Sauta, il capocantoniere Anas.
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Una volta avvertiti del pericolo però gli addetti della Provincia, si legge ancora nella nota diramata da Anas, “hanno richiesto un’ordinanza formale da parte di Anas che implicava l’ispezione visiva e diretta da parte del capocentro Anas, il quale si è attivato subito, ma proprio mentre giungeva sul posto il cavalcavia è crollato“.
Il TIR PRECIPITATO ERA UN TRASPORTO ECCEZIONALE – Aveva un notevole ingombro e peso autorizzato dalla Provincia di Lecco. Non risulta ancora verificato il peso effettivo del mezzo. Il cavalcavia – conclude l’Anas – era stato realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta dalla Provincia di Como.
LA REPLICA DELLA PROVINCIA DI LECCO – “Non serviva un’ordinanza, se Anas riteneva di chiudere la strada poteva chiuderla”. Così il responsabile della viabilità della Provincia di Lecco, Angelo Valsecchi, risponde alle accuse di Anas, sottolineando come inoltre “la comunicazione da Anas alla Provincia non era così esplicita. Il nostro personale è arrivato alle 14.30, eravamo qui ma le verifiche strutturali competono ad Anas, noi eravamo in attesa delle risultanze, eravamo attivati ma Anas non ci ha detto di chiudere la strada. Se il ponte non è di mia proprietà loro mi devono dire cosa fare, noi – ha spiegato Valsecchi – eravamo pronti ad attivarci e in attesa delle loro determinazioni”.