Orgoglio, vendette, crudeltà in “PURGATORIO”. LuganoInScena al LAC

22 novembre 2016 | 08:19
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Orgoglio, vendette, crudeltà in “PURGATORIO”. LuganoInScena al LAC

Il Purgatorio è un luogo astratto,  uno strano luogo da cui si può sì uscire, ma in cui si ritorna comunque,  dove un uomo e una donna devono confrontarsi con le verità della loro vita e, attraverso le parole e i ricordi, tentare di redimersi da un tragico destino. “Purgatorio” è il titolo dell’opera teatrale in scena al LAC di Lugano il martedì 22 e mercoledì 23 novembre (ore 20.30). L’autore Ariel Dorfman riprende il mito di Medea e gli ingredienti della tragedia classica e ne ricava una sceneggiatura forte e intensa come “La morte e la fanciulla”, da cui Roman Polanski trasse l’omonimo film di successo.

Tutto si svolge in una stanza bianca. Potrebbe essere un carcere, un manicomio, un luogo di tortura o il Purgatorio… Due personaggi: un uomo e una donna. Un dialogo serrato. Domande e risposte, quasi un interrogatorio. Ma chi è la vittima? E chi il carnefice?

LAC Lugano – Sala Teatro

Purgatorio

di Ariel Dorfman, regia di Carmelo Rifici

22–23 Novembre ore 20.30

Biglietti a partire da CHF 40.–
“Il tema della riscrittura tragica è alla base delle scelte delle nuove produzioni. Il mito ci aiuta da sempre a muoverci nell’universo delle domande: chi siamo, verso dove andiamo. Il mito di Medea e di Giasone è ancora oggi spaventosamente importante. Medea, la straniera, si vendica di un Occidente che non le riconosce il suo Status quo, la sua identità di diversa. Medea risulta colpevole di fronte a Giasone, inorridito dal matricidio. Ma dove sta la verità? Chi è responsabile della violenza furiosa di Medea? Chi è responsabile, oggi, dell’esodo spaventoso di vittime che si muovono verso un occidente che li teme? Queste le domande che mi portano a scegliere il bellissimo testo di Dorfman, abile a creare un meccanismo di suspense, dove è impossibile riconoscere la vittima e il carnefice, che nella loro disperata difesa di non prendere responsabilità, creano un luogo indifferenziato, dove muoversi quasi fossero un unico identico personaggio.
Il meccanismo dello spettacolo tenderà a mettere spalle al muro i due protagonisti, in un gioco serrato di accuse, riflessioni, attacchi e difese, in modo da svelare l’autentico antidoto contro ogni assurda violenza: la capacità di perdonare.” (Dalle note di regia di Carmelo Rifici)