Cinema Italiano a Como: Astra al completo per Ottavia Piccolo



Se alla prima si era pensato a un ottimo risultato, la seconda serata del festival del Cinema Italiano a Como ha superato ulteriormente le aspettative.
Domenica 29 gennaio la manifestazione ospitata dal cinema Astra ha registrato nuovamente il pienone, andando oltre il sold out: pur di assistere alla proiezione il pubblico si anche seduto sulle scale e lungo i corridoi.
A fare da così forte richiamo è stato il film “7 minuti”, l’ultimo lavoro di Michele Placido ispirato da una storia vera e tratto dal testo teatrale di Stefano Massini.
L’azienda tessile Varazzi è in procinto di siglare l’accordo che la salverà dalla chiusura immediata. I partner francesi sono pronti a concludere, ma all’ultimo momento consegnano alle undici componenti del consiglio di fabbrica una lettera che chiede loro di sacrificare sette minuti di intervallo al giorno. Le donne avranno solo un paio d’ore per confrontarsi e prendere una decisione che determinerà il loro futuro e quello di tutte le loro colleghe.

Il consiglio è composto da nove operaie e un’impiegata, interpretate dalle bravissime Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido, mentre la rappresentante sindacale Bianca, figura centrale e intensissima della trama, ha il volto di Ottavia Piccolo, ospite della serata.
Dopo lo scroscio di applausi al termine della proiezione, l’attrice è stata protagonista anche di un vivace e divertente scambio di battute con il pubblico e con il direttore del festival Paolo Lipari.
La Piccolo conosce molto bene il suo personaggio, dato che a teatro l’ha portato in scena (come ha raccontato) almeno 150 volte, e ha saputo dare ai presenti ulteriori spunti di riflessione sulla vicenda già di per sé complessa ma che rimane impressa per la sua drammaticità.
Il regista non ha voluto lasciare il finale aperto come nella piece teatrale ma ha dato una conclusione ben definita (“non sarebbe stato cinematograficamente onesto” ha sottolineato l’attrice). Lo spettatore però non è portato a schierarsi con nessuna delle posizioni prese dalle lavoratrici, ma anzi rimane colpito dalla validità e umanità delle posizioni di ognuna: conferma ne è stato il dibattito seguito in cui Ottavia Piccolo ha spiegato molti aspetti e scelte stilistiche con la competenza di chi calca le scene da 50 anni ma anche con sensibilità e intelligenza.
“Asino vola”, il film proiettato al pomeriggio ha fatto conoscere una coppia di giovani registi Marcello Fonte e Paolo Tripodi (foto sotto). La storia è quella di Maurizio, bimbo caparbio quanto povero che gioca nella discarica ricavata nel letto asciutto di un ruscello. Quella discarica il suo magico parco giochi, ed è lì, tra carcasse di automobili trasformate in rifugi e piccoli e grandi tesori trovati là intorno, che matura il sogno di far parte della banda musicale del paese.
Il primo a cui Maurizio ha confidato della sua passione è Mosè, il suo amico asino. Mosè è sempre pronto a consigliarlo e incoraggiarlo, al contrario di N’Giulina, la gallina un po’ bisbetica che lo stuzzica, ingigantisce le sue paure e dipinge i suoi sogni come inutili fantasie. Maurizio inizia a seguire le lezioni nella banda del paese con gli altri bambini, ma presto resta l’unico senza strumento musicale. La mamma Rosa non glielo vuole comprare: vede la musica come l’ennesimo capriccio di un figlio monello, un lusso che la famiglia non si può permettere.
Tra i buoni consigli di Mosé e i dispetti di N’Giulina, si moltiplicano le avventure alla ricerca dello strumento. Ma Maurizio sa che nella situazione in cui si trova non può sbagliare: se vuole realizzare il suo sogno dovrà essere determinato fino alla fine.

La comunità del Cinema Astra è sempre più in difficoltà nel decretare chi sarà il vincitore del festival: la gara sarà davvero aperta fino alla fine del festival, che proseguirà per tutta la settimana fino a sabato 4 febbraio con la proclamazione e alla proiezione di “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio (quest’ultimo però fuori concorso).
Alexandra Chierici
Intanto oggi sono iniziate le proiezioni del mattino riservate alle scuole, una delle peculiarità de Il Cinema Italiano Festival a Como che ha puntato sui giovani fin dalla prima edizione. Il film proposto è stato “Caffè” di Cristiano Bortone che viene replicato anche alle 18. In serata un altro film in concorso, “La pelle dell’orso” cui seguirà l’incontro con il regista Marco Segato.
Siamo negli anni ’50 e Domenico, 14 anni, e vive da solo con il padre Pietro da quando la madre è morta in circostanze misteriose. Pietro, uscito di galera, è il bersaglio della piccola comunità montana che lo considera “una bestia”. Quando in paese si ripresenta el Diàol, il diavolo, un orso che ha già mietuto vittime in passato, Pietro intuisce la possibilità del suo riscatto: dunque scommette con il padrone della cava di pietra locale, Crepaz, che ucciderà l’orso. Se riuscirà nell’impresa guadagnerà una somma enorme per l’epoca e la zona. Se invece fallirà, regalerà un anno del suo lavoro di spaccapietre a Crepaz. Anche per Domenico la caccia all’orso è un’occasione: per riavvicinarsi al padre, mettere alla prova la propria abilità con il fucile, e dimostrare che non è un bocia, ma un giovane uomo pronto ad affacciarsi alla vita adulta.
Marco Segato, autore di documentari e regista teatrale formatosi all’Università di Padova e alla factory delle Scuole Civiche di Cinema di Milano, debutta al lungometraggio con una storia narrata in purezza, tratta dal romanzo di formazione “La pelle dell’orso” di Matteo Righetto. E fa una serie di scelte di grande saggezza e umiltà: scrive la sceneggiatura insieme a Marco Paolini, protagonista del film nei panni di Pietro (e soggetto di alcune regie teatrali di Segato), ed Enzo Monteleone; sceglie come direttrice della fotografia Daria D’Antonio, eccezionale nel far emergere le figure dal buio e nel dosare il fuoco fra primo piano e sfondo; affida i ruoli principali a Paolini e al giovanissimo ma efficace Leonardo Mason, e affianca loro un cast di interpreti di spessore, da Lucia Mascino a Paolo Pierobon a Maria Paiato; abbina al montaggio il “veterano” Paolo Cottignola (David di Donatello per Il mestiere delle armi) e la pluripremiata Esmeralda Calabria; infine costruisce un manto sonoro che riequilibra silenzi della montagna e dialoghi limati all’osso con le musiche di Andrea Felli (il suono è di Remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini).
Vale la pena fare tanti nomi perché La pelle dell’orso è un lavoro di squadra capitanato con mano salda da un regista tanto abile nel delegare alle eccellenze quanto nel dare loro la linea da seguire: il risultato è un film solido e coeso che riesce a raccontate con nitore e parsimonia il passaggio di potere e competenze che deve avvenire fra un padre e un figlio, costruito attraverso reciproci appostamenti che occasionalmente coinvolgono anche un orso (assai ben filmato), funzionale alla formazione di un uomo, o forse anche di due.
La durezza dei personaggi e dei paesaggi è ben servita da una regia che rifiuta la spettacolarizzazione senza per questo rinunciare all’accessibilità narrativa, e i volti intagliati nel legno dei protagonisti contribuiscono al racconto più delle loro parole scarne e schive. A poco a poco ognuno svelerà i propri segreti, con pudore e sollievo: perché i macigni sulla coscienza non si spaccano con la vanga, ma con la capacità di ascolto. (mymovies.it)
Martedì mattina gli studenti che affolleranno il Cinema Astra per il festival vedranno uno dei film più belli della stagione: “In guerra per amore” di Pif