MOHAMED KEITA da rifugiato a fotografo geniale. Incontro al Carducci

Mohamed Keita è nato in Costa d’Avorio. Con tanti altri migranti ha compiuto il viaggio attraverso il Mali, il deserto libico, Malta per arrivare in Italia come rifugiato politico nel 2010. Grazie alla frequentazione del centro diurno per minori Civico Zero di Roma Mohamed Keita ha intrapreso la carriera artistica come fotografo e ora il suo obiettivo racconta, attraverso le immagini, storie di altri migranti. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive, tra le più importanti, tanto per citare le ultime, Desperate Crossing all’Istituto Italiano di Cultura di New York o quella in corso a Roma tra i minori delle botteghe di S.Lorenzo per Save The Children.


Qualcuno lo ha soprannominato il “ritrattista dei migranti” e lui di certo non si offende. Da mesi gira l’Italia per raccontare la vita dei rifugiati. Di chi ha attraversato il mare per fuggire dalla guerra e inseguire il sogno di una vita senza esplosioni e senza prigioni e giovedì 2 marzo alle 18 presso l’Associazione Giosuè Carducci via Felice Cavallotti 7 a Como, Mohamed racconterà la sua straordinaria avventura in un incontro pubblico presentato da Daniela Musa e Carlo Pozzoni.

“Con le mie fotografie voglio denunciare la sofferenza di tanti migranti ma anche italiani che vivono ai margini e che senza la comprensione di qualcuno sono persi” dice Mohamed la cui cifra stilistica è indissolubilmente legata alla sua esperienza di vita. I soggetti dei suoi scatti sono spesso scene di emarginazione, oggetti personali ma soprattutto persone. Compagni di destino di Keita, che ha iniziato a fotografare proprio documentando, con una macchina fotografica usa e getta, la vita degli altri “invisibili” che come lui vivevano alla Stazione Termini. Questa prospettiva fotografica privilegiata si estende tuttavia a una grande varietà di soggetti umani, dove lo sguardo personale dell’autore è presente in maniera più sottile e tuttavia non meno potente. Impossibile non riconoscerlo in ogni scatto che si concentra su scene di vita frugale, sul tema del viaggio, su scenari che evocano un’ideale continuità con il paese di origine. Inutile sottolineare quanto sia preziosa di questi tempi una sensibilità fotografica di questo tipo, che merita di essere osservata con interesse.