Motta “La Fine dei vent’anni” sbarca allo Studio Foce



Il nome ispira cose buone: RACLETTE (il piatto svizzero a base di formaggio fuso n.d.r.), difatti la Rassegna di Buona Musica Scelta e Curata dal Foce di Lugano stuzzica l’appetito degli appassionati che, invece di andare a Milano per vedere un concerto, scelgono la Svizzera, in quanto, si sa, è garanzia di qualità. Uscendo dai luoghi comuni della pubblicità, rimane un calendario di artisti internazionali che passa dal confortevole palco dello Studio Foce per concerti intimi e, spesso, unici.
Giovedì 9 marzo RACLETTE presenta Motta, alias Francesco Motta 31enne toscano che preferisce firmare con il solo cognome le canzoni che scrive, arrangia, suona e canta. Motta non è il classico personaggio venuto fuori dal mondo indie, piuttosto è venuto su alla vecchia scuola dei cantautori, la Targa Tenco che gli è stata assegnata nel 2016 lo dimostra, ma ha trovato una personalissima identità scevra da scimmiottamenti settantottini che è ricca di vivacità ed energia sopratutto dal vivo.
Motta è una persona autentica, che ha conosciuto e vissuto la musica in ogni dove e ricoprendo ogni ruolo. La versatilità è cosa che non gli manca. Motta è un polistrumentista prezioso che ha prestato negli anni la propria capacità a una Signora del Rock come NADA (con lei al basso, alla chitarra e ai cori), ai Pan del Diavolo (qui alla batteria, e in piedi), agli Zen Circus (come tecnico del suono) e a Giovanni Truppi (alla chitarra e alla tastiera). Autore di testi per se e per altri fin dagli esordi nel 2006, a soli venti anni, con i Criminal Jokers, band pisana con cui incide due dischi, “This was supposed to be the future” (2009) e “Bestie” (2012), Motta studia composizione per film presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma realizzando, poi alcune colonne sonore per produzioni indipendenti.

“La fine dei vent’anni”, uscito nel 2016, è il suo primo disco solista, di cui compone testi, musiche ed arrangiamenti. “C’è scritto “FINE”, ma in realtà è l’inizio. Di una nuova prospettiva artistica, di una nuova visione, musicale certamente, ma anche di me stesso” diceva Motta nel presentare l’album. Alcuni dei brani sono scritti a quattro mani con Riccardo Sinigallia, anche produttore dalla sensibilità e dalla visione adatta ad un disco vario ed eclettico come questo.
“La fine dei vent’anni” è la scoperta dell’età adulta. Il racconto della crescita umana e musicale di uno dei più talentuosi artisti italiani. MOTTA, finalmente, accetta di mettersi a nudo e raccontare se stesso, i suoi affetti, la sua vita e quella della sua famiglia. Lo fa utilizzando un tappeto di suoni e colori vastissimi, impossibili da racchiudere in una definizione. È canzone d’autore, sì, ma è anche pop. Non rinuncia all’impatto e alle asperità del rock, ma guarda in direzioni e mondi diversi.
Non segue un modello preciso, non cerca di rifarsi a una tradizione, preferisce mischiare con orgoglio tutte le sonorità con cui è cresciuto e dare vita a un insieme per certi versi unico e fresco.
In studio a Motta e Siniglallia si aggiungono alcuni dei migliori musicisti su cui una produzione possa contare: Cesare Petulicchio (BSBE – Bud Spencer Blues Explosion), Andrea Ruggiero (Operaja Criminale e mille altri), Laura Arzilli, Lello Arzilli, Andrea Pesce, una leggenda come Giorgio Canali, Maurizio Loffredo, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita) e Alessandro Alosi (Pan del diavolo).
Un disco solista, quindi, ma tutt’altro che realizzato in isolamento. “La fine dei vent’anni” è il collettivo che si mette a servizio del singolo e dell’arte.
Come dovrebbe accadere sempre quando si scopre che diventare adulti è in realtà molto diverso dall’invecchiare.
La serata RACLETTE del 9 marzo inizierà con l’opening act dei Campos, band nata a Pisa che presenterà “Viva”, disco fresco fresco d’uscita per Aloch Dischi. Dodici tracce tra il pop e l’indietronica, nate tra Pisa e Berlino. Gli arrangiamenti sono stati realizzati quas integralmente a distanza. Il risultato è una fusione di acustica ed elettronica dove loop costanti ed ipnotici si alternano a ritmi più instabili e bizzarri, il tutto mescolato ed arricchito da arpeggi di chitarra, da una voce profonda e da morbidi giri di basso. Prendendo come punto di partenza il genere pop, lo stile dei Campos si snoda attraverso il folk, il blues e l’elettronica offrendo una musica onirica e suadente, a volte melodica e piacevole a volte stridente e malinconica. Un filo conduttore attraversa tutto l’album, dove le canzoni si fondono e scorrono l’una nell’altra.
Biglietto intero: CHF 15.–
Prevendita online: tickets.foce.ch