“Chinamen” la mostra inaugurata al Mudec è curata da Brigadoi Cologna docente dell’Insubria

15 marzo 2017 | 16:42
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“Chinamen” la mostra inaugurata al Mudec è curata da Brigadoi Cologna docente dell’Insubria

Daniele Brigadoi Cologna, sinologo, docente e ricercatore di lingua e cultura cinese presso il Dipartimento di Diritto, Economia e Culture della sede di Como dell’Università degli Studi dell’Insubria, è tra i curatori dell’importante mostra “Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano” che ha aperto oggi al Mudec – Museo delle Culture di Milano.

La mostra, che rimarrà aperta fino al 17 aprile, affronta un capitolo di storia milanese inedito: a partire dal periodo delle origini della migrazione cinese (1906-1946) – il meno documentato in assoluto- la mostra inquadra la vicenda locale e italiana nella più ampia trama della diaspora cinese in Europa e nel mondo.

In mostra, materiali di archivi pubblici e privati, documenti, fotografie, articoli e oggetti frutto di una ricerca condotta in occasione della mostra da Daniele Brigadoi Cologna e che ha visto il coinvolgimento di un gruppo di giovani studenti del Dipartimento di Diritto Economia e Cultura dell’Università degli Studi dell’Insubria, i quali, insieme agli studenti del Polo di Mediazione dell’Università degli Studi di Milano, hanno avuto modo di visionare alcuni archivi pubblici e privati delle antiche famiglie italo-cinesi di Milano.

chinamen foto notizia

un momento della presentazione

Fiore all’occhiello del progetto, la partecipazione dell’artista Matteo Demonte, che ha collaborato al reperimento degli oggetti e alla raccolta delle testimonianze dirette.

Unendo la ricostruzione filologica di una vicenda storica al linguaggio artistico, Daniele Brigadoi Cologna e Matteo Demonte gettano luce su un periodo tanto inesplorato quanto determinante della storia sociale del capoluogo milanese, andando a descrivere il periodo storico durante il quale vennero gettate le basi che consentirono lo sviluppo delle migrazioni cinesi del dopoguerra e di rapporti familiari transnazionali che, nel corso del tempo e ancora oggi, non si sono mai del tutto interrotti e che la mostra magistralmente racconta.