E se Caino non avesse ucciso Abele? Scopritelo in “Caino Royale”

3 maggio 2017 | 19:22
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E se Caino non avesse ucciso Abele? Scopritelo in “Caino Royale”
E se Caino non avesse ucciso Abele? Scopritelo in “Caino Royale”
E se Caino non avesse ucciso Abele? Scopritelo in “Caino Royale”

Vince ufficialmente il Premio del Pubblico Teatro (under) 2.0 lo spettacolo “Caino Royale” di PEM Habitat Teatrali.  Teatro (under) 2.0 nasce dall’ idea di un gruppo di giovani studenti della città di Cantù che, qualche tempo fa, chiese al Teatro San Teodoro di portare in teatro uno spettacolo che li riguardasse,
che parlasse di loro, a loro.  La richiesta è stata accolta dagli organizzatori del teatro che hanno selezionato alcune produzioni scandagliando le compagnie più giovani, e chiedendo, poi, ai ragazzi di selezionare tre spettacoli tra i tanti proposti. Il pubblico ha votato online il vincitore: “Caino Royale”, e sabato 6 maggio alle 21.30 i due interpreti, Andrea Bochiccio e Giovanni Longhin, porteranno a Cantù la loro versione della storia arcinota di Caino e Abele, il fratello cattivo e il fratello buono, il reietto e il prediletto.

Ascolta “Caino” ovvero l’attore Giovanni Longhin in diretta su CiaoComo Radio

Nel testo scritto da Domenico Ferrari, Rita Pelusio, Alessandro Pozzetti con la collaborazione di Riccardo Piferi, Caino e Abele appunto, non sono esattamente i due archetipi della storia dell’umanità. Cosa succederebbe, ad esempio, se fossero posseduti dalla forza sovversiva e corrosiva di due clown? Chi saremmo oggi se Caino non avesse voluto uccidere Abele? E soprattutto: è possibile non essere figli di Caino?

E’ una delle storie più antiche dell’umanità. Ma in “Caino Royale” viene  letta  al contrario, come allo specchio, per poterci vedere riflessi dentro, per capire cosa c’è di noi in questa storia. “Invertiamo l’ordine dei fattori per trovarne le contraddizioni, per scoprire l’orrore che nasconde – dicono gli autori – Prendiamo il rischio di farlo col linguaggio del comico, del clown, perché solo una risata può ribaltare la storia”.

In una girandola di personaggi e situazioni surreali, tra canzoni e gag, i nostri eroi si interrogano se sia possibile cambiare le sorti della loro storia e forse della storia intera. E ingaggiano tra loro un gioco a odiarsi e amarsi che non ha fine.

caino royale san teodoro

SABATO 6 MAGGIO ORE 21.30
CAINO ROYALE
Vincitore del Premio del Pubblico “Teatro (under) 2.0” indetto dal
teatro Comunale San Teodoro di Cantù

con Andrea Bocchicchio e Giovanni Longhin
Regia Rita Pelusio
Scritto da Domenico Ferrari, Rita Pelusio, Alessandro Pozzetti
e la collaborazione di Riccardo Piferi
Produzione PEM Habitat Teatrali

COSTO DEL BIGLIETTO

Intero – 15 €
Ridotto (under 25, over 65, soci coop e soci Arci, presentando
tesserino)- 13 €
Ridotto 50% (under 14, portatori di handicap)- 7.50 €

caino royale san teodoro


Caino e Abele è un mito. Il mito non è altro che una storia che spiega agli uomini perché sono come sono e fanno quel che fanno. E’ la storia di una fratello che uccide suo fratello. Perché lo fa? Per invidia sarebbe la risposta più immediata. Ma invidia di cosa? Di Dio. Caino uccide Abele perché Dio gradisce i sacrifici del secondo e rifiuta quelli del primo. In qualche modo è Dio che spinge all’invidia, al conflitto. Perché Dio lo fa? Perché Dio (almeno questo dio) gradisce il sacrificio del sangue. Dio rifiuta le messi di Caino e accetta il sangue degli animali di Abele. Caino allora gli offre il sangue di suo fratello. Quello di questa storia è un Dio che chiama il sangue.
Ma non confondiamoci, dietro alla parola Dio non sta qui un oggetto di fede. Vi è simbolicamente qualcosa di molto più terreno, molto più a tragica misura d’uomo. Basta sostituire alla parola dio la parola desiderio, invidia, carriera, affermazione di sé, religione, ideologia. Dio è tutto ciò a cui offro il “sangue” di un capro espiatorio E’ il sacrificio che rende sacro dio.
E’ la logica di violenza che ci sta sotto che vogliamo mostrare: “le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”. La follia è pensare che la vita di un uomo, qualsiasi uomo, fratello o no, sia meno importante del favore di un dio che ci ritagliamo su misura.
Ma cosa succede se ribaltiamo la storia, l’archetipo? Entriamo nel paradosso, nella contraddizione. Diventa la storia di due fratelli di cui uno vuole affermare la volontà di un dio/padre che chiede in sacrificio la vita e l’altro vuole sfuggire all’assurdità di questo destino Il loro è un litigio continuo, un fuggire e inseguirsi tra giochi e dispetti, pensieri e risate, alla ricerca di una paternità migliore, un dio più umano, un’umanità più giusta.
E’ un gioco a odiarsi e amarsi che non ha fine.