Davide Van De Sfroos a San Siro: eravamo in 20.000 allo stadio quel dì




Briisa de Néss, erba de Buffalöra…Brezza di Nesso, erba di Boffalora. Sabbia di Fuentes e un Tuono di Colmenacco. Davide Van De Sfroos “benedice” San Siro con i talismani della nostra terra. E’ “Lo sciamano” la prima canzone, sono le 20.42 del 9 giugno 2017, il Concerto con la C maiuscola “del Davide” è iniziato.
Alla fine è successo. Tutti in una sera e tutti in uno stesso luogo. Siamo in 20.000 tra il campo e le tribune dello stadio Meazza, “E’ bello avervi qui. Mi sembra di conoscervi tutti ad uno ad uno”. Non è un pubblico è un popolo quello che intona con Davide “Il Genesio”e il concero prende il largo insieme allo stadio “nave di cemento” (popolo+nave=Exodus. Io qui ho vsito Bob Marley pensa te).
Gli Shiver ai posti di manovra fanno girare il folk su “Television”, “Nona Lucia”(si inizia a ballare), e “Il costruttore di motoscafi”.

Scorrono immagini nel ledwall che fa da sfondo mentre Davide Van De Sfroos canta di lago e valli nel cuore della metropoli. La sera di giugno è piacevole, a Milano ci sono 25 gradi, almeno 2 o 3 in più che nelle nostre zone. La temperatura si alza ancora di più. Come preannunciato cambiano i musicisti sul palco. E’ Davide a chiamare i Luf e la batteria in doppia cassa è l’ululato con cui si presenta la band capitanata da Dario Canossi.
Il power folk esplode nell’inno: nun che vem “De Sfroos” e, se fino a quel momento c’era chi se ne stava zitto, ora il coro ha 20.000 voci. Da “Manicomi” arriva anche il “Batel del diavul” e subito dopo “La ballata del Cimino” e lui c’è, il Cimino in carne, ossa e bricolla, lo sfrusadur per antonomasia. “Il duello” è la decima canzone. Siamo ad un terzo della scaletta annunciata, il bello deve ancora venire e la gente lo sa.

Personalmente non vedevo un intero concerto di Davide Van De Sfroos da qualche anno. Al di là del lavoro me lo sto godendo per davvero e vedo che pure Davide se lo sta godendo. Dopo mesi di aspettativa e queste ultime settimane stressanti tra interviste, prove, organizzazione e altro ancora, sembra fresco come una rosa. Davide è in forma smagliante, tiene il ritmo del concerto canzone dopo canzone (di solito è un chiacchierone, ma questa sera si vuole cantare tanto).
C’è l’appello dei luoghi di provenienza ora, Davide ne cita alcuni e il pubblico risponde. Non solo dalla Lombardia, ma Roma l’ Irpinia, la Sardegna, la Toscana rispondono “presente”. In tanti son partiti presto questa mattina per essere qui. “E semm partii” . E’ il momento di una canzone che torna in scaletta dopo tanti anni, “Il mustru”. Se pensava di coglierci in castagna si è sbagliato, la cantiamo tutta insieme a lui. E poi “Svizzeri ne abbiamo?” E allora ecco “Il figlio del Guglielmo Tell” e, subito dopo, “Il carneval de Schignan” con tanto di Bei e Brut, le tipiche maschere schignanesi, sul palco.
Davide continua lo story telling del Lago di Como e della Valtellina, e ora è solo sull’enorme palcoscenico. Ci sono delle dediche e anche altri musicisti che, ad uno ad uno arrivano ad arricchire il suono di “Ventanas” “40 pass”, “La figlia del tenente” . Sono le canzoni più dolci e poetiche (anche tristi), del repertorio De Sfroos e Davide le ha condivise con Michele Papavia al piano, Maurizio Glielmo Gnola alla chitarra e Angapiemage Galiano Persico al violino, un’ovazione per lui.
Ora che la band si è ricostituita in una nuova configurazione si può tornare a fare festa e allora via con “La machina del ziu Toni” “Cauboi” (sem chi a Milan) e …Fabio Treves. Ecco qui una sorpresa, il “puma di Lambrate” non era stato annuciato ed è un piacere vederlo suonare l’armonica con l’ “alborella di Mezzegra” scherza Davide. Il maledetto blues è “Il paradiso dello scorpione”
Quando nel 2011 Davide Van De Sfroos andò al Festival di Sanremo furono in molti a dargli del matto e a pronosticare uno scivolone, esattamente come quando, cinque mesi fa disse di voler fare un concerto a San Siro. “Yanez” arrivò quarta a Sanremo e ottenne un immediato successo nelle radio e tra la gente che non conosceva Davide. Esattametne come questa sera.

Ora vi chiedo un momento per me, “Akuaduulza” è la mia canzone preferita e Davide la sta cantando per tutti i laghèe, quelli veri. Senza offesa, ma questa canzone la ami di più se abiti sul lago. Io ci ho abitato per vent’anni, ma ora l’ho lasciato per la campagna, e allora…quajvoen l’è scapaa de la spüzza dell’alga e poe l’è turnaa per lavàss i soe màn quajvoen l’ha spüdaa in soe la tua unda e poe l’è turnaa cun ‘na lacrima in pioe …
Sto ancora pensando che prima o poi tornerò a vivere sul lago, quando sul palco di San Siro compare lo sciamano azteco (quello vero), Pioggia di Fuoco che fa tornare indietro le lancette dei fans di Davide Van De Sfroos di ben 15anni ai tempi dello “Spirito del Pianeta”. Con un nativo americano a Milano non si puà che cantare “Hoka Hey” che parla del genocidio di quei popoli.

“C’è una canzone che rimbalza di padre in figlio, di persona in persona da vent’anni – annuncia Davide – è “Pulenta e galena fregia”. Non c’è molto da aggungere se non cantarla insieme a lui.
Il concerto si avvia al termine, ma c’è voglia di un’ultima scossa tra il pubblico e anche i musicisti sul palco sembra che abbiano “un colpo in canna” per questo momento. “Cyberfolk” resta brano a se nel repertorio de sfroos. Perfetto per dare fiato alle ultime riserve di voce e di energie se vi trovate sotto il palco. E stasera non fa eccezione.

Purtroppo non c’è tempo che per un solo brano e per una “carrambata”. Matteo ha in tasca un anello per la sua Lisa e Fulvio questa sera chiede a Daniela di sposarlo. Fedez ha aperto la strada delle dichiarazioni di matrimonio durante i concerti. Ma in fondo anche questo ci sta, è una festa e allora che festa sia. Ecco “La Balera” e tutti insieme sul palco la Gnola Blues Band, i Luf e gli Shiver più Anga + il capo indiano, tutti a ballare con Davide.
A questo punto sarebbe bello avere ancora un po’ di tempo per salire tutti sulla curiera come si fa di solito per andarsene dai concerti di Davide Van De Sfroos, ma “il signor no” da qualche parte ha detto… “NO” e a Davide resta in gola la prima strofa “E la curiera che la va su e gio” ...e nemmeno “L’autista che na po’ piò” ci lasciano cantare. Noi ne avremmo ancora, eccome, ma una voce gentile quanto antipatica annuncia che “il concerto è terminato”.
Davide, sappiamo tutti e 20.000 quanti eravamo che tu quella curiera l’avresti guidata ancora per un po’, e se anche ci siamo rimasti un po’ male (perchè ci siamo rimasti male), ti ringraziamo per questa grande festa nella quale ci siamo sentiti ancora una volta riconosciuti, ad uno ad uno come hai detto all’inizio, e allora come fanno i bambini quando una cosa gli è piaciuta tanto ti chiediamo...facciamolo ancora dai.
Lorenzo Canali
(foto dai siti Cauboi e Davide Van De Sfroos official)