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Neuro&CO: un team multidisciplinare al Sant’Anna per i pazienti neurologici e neurochirurgici

13 luglio 2017 | 17:39
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Approccio sinergico tra specialisti per trattare ictus, trauma cranico ed emorragia cerebrale

Parola d’ordine, sinergia. Ovvero quella collaborazione e quel dialogo che permette di garantire cure migliori e più efficaci ai pazienti critici.

E’ lo scopo del Gruppo operativo interdipartimentale permanente (Goip) Neuro&CO – il “CO” fa riferimento al territorio comasco-, che riunisce medici della Neurologia, Neurochirurgia, Radiologia Interventistica, dell’Anestesia e Rianimazione e personale del Dipartimento aziendale delle professioni socio-sanitarie, presentato stamattina durante una conferenza stampa.

Il team si occuperà di prendere in carico i pazienti critici con problemi neurochirurgici-neurologici fin dal loro arrivo in Pronto Soccorso e durante il ricovero nelle aree dell’ospedale a maggiore intensità di cure: Stroke Unit, Terapia Subintensiva e Terapia Intensiva.

Un’organizzazione che consente di intervenire al meglio nel caso di patologie tempo-dipendenti.

Si parla di pazienti con grave trauma cranico, ictus, emorragia cerebrale e patologie infettive o infiammatorie del sistema nervoso centrale.

L’approccio multidisciplinare non è certo una novità nel presidio di via Ravona, ma il team Neuro&CO vuole consolidare ulteriormente questo modo di procedere.
La presa in carico del malato è condivisa e prevede la visita collegiale ogni mattina per ottimizzare il percorso terapeutico.
Questa organizzazione del lavoro può contare anche su una collaborazione di lungo corso tra neurologi e neurochirurghi.
I medici di queste due unità operative garantiscono da tempo una guardia attiva interdipartimentale che prevede la presenza di uno specialista anche di notte.

gruppo neuro e co goip sant'anna neurologia

“Questo Goip – spiega Simone Sangiorgi, neurochirurgo referente del team – come una piattaforma di confronto tra differenti specialisti e mira a condividere esperienze e protocolli. Non è un gruppo chiuso, ma aperto al territorio comasco come un gruppo di lavoro attivo e propositivo. Per questo vogliamo puntare anche sulla formazione scientifica con incontri mensili”.

I primi incontri formativi accreditati ECM partiranno da settembre con cadenza mensile e verteranno su Anatomia e clinica nel paziente neurologico/neurochirurgico critico, casi clinici e un up to date della diagnosi e del trattamento dell’ipertensione endocranica.
Tra le altre attività anche la creazione di una biblioteca virtuale aggiornata per argomento che include i documenti necessari per l’aggiornamento continuo.

Il GOIP si prefigge di raggiungere risultati di carattere clinico (riduzione delle complicanze, morbilità e mortalità), procedurale (incremento delle procedure ad alta complessità, riduzione delle tempistiche di assistenza e cura) e aziendale (miglioramento della multidisciplinarietà della gestione dl paziente, dell’interazione con il personale sanitario del territorio, incremento di produzioni scientifiche e di eventi divulgativi alla popolazione).
Cinque le aree tematiche di interesse: neurotraumatologia, ictus ischemico, ictus emorragico, emorragia subaracnoidea, patologie infiammatoria/infettiva del sistema nervoso centrale.

L’ospedale Sant’Anna dispone di 12 posti letto di terapia sub intensiva neurologica- neurochirurgica e 12 letti di terapia intensiva a cui si aggiungono i 4 posti letto di terapia sub intensiva generale per un totale di circa 500 ricoveri l’anno.

Per quanto riguarda le patologie di cui si occupa il nuovo Goip, c’è l’ictus cerebrale, la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, che causa il 10-12 per cento di tutti i decessi per anno e rappresenta la principale causa di invalidità.
Il tasso di prevalenza nella popolazione anziana italiana è del 6.5 per cento.

“L’ictus ischemico rappresenta – spiega Marco Arnaboldi, primario di Neurologia – la forma più frequente. Ogni anno in Italia si verificano 196.000 ictus, uno ogni 4 minuti, di cui 80 per cento nuovi episodi e 20 per cento recidive. L’ictus ischemico rappresenta circa il 3 per cento di tutti i ricoveri della Asst Lariana”.

Le emorragie causate dalla rottura di un aneurisma cerebrale colpiscono circa 6-8 persone su 100.000 abitanti. In provincia di Como i casi sono circa 40 l’anno. Le modalità di trattamento per prevenire il risanguinamento sono di tipo endovascolare o chirurgico.

“Negli ultimi anni – prosegue Silvio Bellocchi, primario della Neurochirurgia – si è potenziato il trattamento endovascolare, che è meno invasivo e nel 70 per cento dei casi è la terapia di prima scelta”.

Tecnologie e procedure

L’ospedale di San Fermo è dotato anche della Neuroradiologia interventistica, una branca della Radiologia in grado di trattare numerose patologie in ambito neurologico mediante interventi mini-invasivi, grazie a metodiche di diagnostica per immagini, come la tac, la risonanza magnetica e l’angiografia, e con l’ausilio di strumenti in grado di raggiungere gli organi sede di patologia attraverso i vasi senza dover ricorre alla chirurgia tradizionale.
Gli strumenti vengono introdotti tramite un piccolo forellino di un’arteria periferica, di norma a livello inguinale, e arrivano poi fino al cervello.

“Tra le situazioni che più frequentemente trattiamo   – spiega Alberto Sironi, primario della Radiologia – ci sono le emorragie subaracnoidee da rottura di aneurismi e gli ictus ischemici da occlusione delle arterie cerebrali da parte di emboli”.

Il trattamento degli aneurismi cerebrali si chiama “embolizzazione” e consiste nell’arrivare dentro la sacca aneurismatica con un piccolo catetere, navigando attraverso le arterie del corpo partendo dall’arteria femorale. Una volta raggiunto l’aneurisma, si riempie la sacca aneurismatica con filamenti di platino, detti spirali, escludendola dalla circolazione arteriosa.

gruppo neuro e co goip sant'anna neurologia

Il trattamento degli ictus avviene invece mediante un intervento di trombectomia meccanica, in grado di riaprire le arterie rimuovendo gli emboli che vengono aspirati e rimossi mediante appositi cateteri, sempre introdotti con punture di arterie periferiche. E’ possibile trattare gli ictus con la trombectomia meccanica entro 6 ore dall’esordio dei sintomi.