Villa Bernasconi alla ricerca di testimonianze e cimeli delle storiche Tessiture

20 luglio 2017 | 14:37
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Villa Bernasconi alla ricerca di testimonianze e cimeli delle storiche Tessiture

Il Comune di Cernobbio e la Soc. Coop. Mondovisione di Cantù, nell’ambito del progetto Liberty Tutti, desiderano raccogliere i ricordi degli ex dipendenti delle Tessiture Seriche Bernasconi. A tal scopo, nelle ultime settimane, i due soggetti promotori si sono impegnati nella ricerca di testimoni diretti disposti a condividere racconti e aneddoti riguardanti il lavoro nelle tessiture ma anche di testimonianze indirette quali fotografie, cartoline, campioni di tessuto.

L’importanza di un’azienda sul territorio si misura anche in relazione alle persone che vi hanno lavorato e hanno contribuito al suo sviluppo. Per questo si desidera poter raccontare la storia di questa impresa anche attraverso il punto di vista di chi l’ha vissuta in prima persona. Risulta fondamentale raccogliere queste testimonianze prima che il ricordo di questa realtà storica venga definitivamente sommersa dall’oblio.

Se qualcuno avesse informazioni non esisti a contattare l’Ufficio Cultura e Tempo Libero del Comune di Cernobbio (CO) al numero + 39 031 343 250 oppure scrivendo una mail a villabernasconi@comune.cernobbio.co.it

L’azienda

Il giovane ingegner Davide Bernasconi, milanese di nascita, verso la fine dell’800 arriva a Cernobbio per iniziare un’avventura nel campo della moda, investendo nell’industria tessile meccanica con le Tessiture Seriche Bernasconi, chiuse solamente nel 1971. L’azienda ha svolto un ruolo importante nel caratterizzare il territorio da un punto di vista non solo architettonico ma anche sociale e culturale. Oltre agli stabilimenti industriali infatti, si era anche configurata una tipica cittadella industriale che comprendeva le case per gli operai e per gli impiegati, la residenza padronale e l’asilo infantile. L’azienda lavorava con i primi telai meccanici destinati a produrre tessuti di seta o misti con altre fibre naturali (cotonelana)  con i quali venivano realizzati soprattutto cravatte, ombrelli o abbigliamento femminile.

 (foto Vasconi – Cernobbio)

La prima testimonianza

Nelle ultime settimane lo staff di comunicazione del progetto ha iniziato a raccogliere alcune primissime testimonianze di ex lavoratori, tra questi il signor Benvenuto Barelli:

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“Ho iniziato a lavorare il 26 aprile 1948 e ho terminato il 5 settembre 1953. Ho conosciuto l’ultimo Bernasconi, il Leopoldo, e dalla sua morte è iniziato il declino dell’azienda. Quando ho iniziato a lavorare nel 1948 scendevo a piedi da Rovenna e mi pagavano con i bollini, avete presente i bollini che davano in Svizzera per la benzina? Ogni bollino equivaleva a un etto di pane. Nel 1949 grazie al piano Marshall c’era più disponibilità di farina e di conseguenza si poteva avere più pane. Era organizzata bene la struttura della tessitura Bernasconi! C’era la mensa e la signora Emilia consegnava un blocchetto settimanale di buoni che comprendevano una scodella di minestra e il vino a piacere. Un blocchetto settimanale costava 10 lire. Il turno lavorativo del mattino iniziava dalle 7.30 fino alle 12. Se non avevi finito il lavoro, il caporeparto ti autorizzava a fare il CIS ovvero un surplus di orario. In tal caso mandavano fuori due addetti con le ramine (il piccolo contenitore di alluminio che mantiene il calore) per andare a prendere la minestra. Erano fortunati, perchè avevano il vantaggio di essere pagati un’ora in più con 15-20 minuti di pausa pranzo”.