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Migranti e coprifuoco, Svolta civica:”Serve buon senso, non la pericolosa demagogia”

17 agosto 2017 | 11:50
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Migranti e coprifuoco, Svolta civica:”Serve buon senso, non la pericolosa demagogia”
Migranti e coprifuoco, Svolta civica:”Serve buon senso, non la pericolosa demagogia”
Migranti e coprifuoco, Svolta civica:”Serve buon senso, non la pericolosa demagogia”
Migranti e coprifuoco, Svolta civica:”Serve buon senso, non la pericolosa demagogia”

Arriva in redazione anche la nota di Nessi, Traglio e Minghetti dopo la proposta di Rapinese:”Anche le parole hanno la loro importanza, loro sempre in campagna elettorale”.

Il dibattito prosegue. La proposta lanciata da Alessandro Rapinese da CiaoComo proprio sabato scorso, vigilia di Ferragosto, coinvolge varie “anime” della città. Coprifuoco o meno per i migranti, ne stanno parlando un pò tutti in città in queste ore. E noi diamo spazio a tutti per poter dire la loro. Da Rapinese al vice-sindaco Locatelli, dalla “Prossima Como” di Celeste Grossi al Pd di Fanetti (ieri). In queste ore arriva in redazione anche la nota del gruppo consiliare di Svolta civica, firmato a sei mani da Traglio, Minghetti e Nessi. Critiche per Rapinese ed anche ad Alessandra Locatelli:”Proseguono – scrivono i tre – nella campagna elettorale e fanno leva sui timori della gente. Anche dove l’emergenza non c’è“. Qui la nota di Svolta Civica

L’immigrazione è un tema di lungo periodo che presuppone da parte dei governi centrali e locali un’adeguata visione per amministrare le diverse questioni che si pongono lungo il percorso. La prima riguarda il governo centrale sulla disponibilità o il dovere costituzionale di un Paese di accogliere o meno i richiedenti asilo e organizzare la loro conseguente ripartizione sul territorio. Poi ci sono le leggi che regolano i diritti ed i doveri dei richiedenti asilo, come dei cittadini. Un territorio che vive in modo ostile questi eventi, sarà sempre di più in difficoltà nel trovare gli equilibri (e anche le opportunità) che una nuova società multietnica può offrire.

Chi creerà percorsi di integrazione, percorsi culturali ove vengono resi obbligatori corsi di apprendimento della lingua e cultura locale, vengono attivate forme di incentivazione al lavoro volontario per la Res Publica per favorire l’inserimento reale, le comunità che pretenderanno decoro e legalità da parte dei migranti e dei cittadini, offrendo però servizi, luoghi di aggregazione, veri eventi culturali multietnici, unità abitative con adeguate misure igieniche (e controlli sul rispetto delle regole), ecco, queste amministrazioni rappresenteranno un punto fermo importante sull’inevitabile percorso che dovranno necessariamente seguire tutti i soggetti coinvolti.

È pensabile vivere in città murate come nel medioevo? Osserviamo Londra, New York, Miami, Los Angeles, San Francisco, Zurigo, Ginevra, Sidney, Montreal, Toronto, moltissime città importanti nel mondo: il denominatore comune è la loro società formata da differenti culture e “colori”. Noi dove vogliamo stare? In queste delicate dinamiche, anche le parole hanno grande importanza. Rievocare termini infausti quali “coprifuoco” o definire “emergenza” ciò che non ha, almeno a detta delle uniche istituzioni preposte ad utilizzare simili definizioni (Questura e Prefettura), i connotati dell’emergenza, significa voler continuare una campagna elettorale senza fine, cercando di fare leva sui timori della popolazione. La strada dell’integrazione è una strada complicata, a volte frustrante, ma è quella che, sull’esempio di altri Comuni quali Bergamo, Milano e Torino, noi sappiamo essere la più giusta. La più giusta per chi arriva nella nostra città, ma anche per i cittadini comaschi.

Maurizio Traglio, Barbara Minghetti, Vittorio Nessi