i fermi di oggi |
Canturino
/
Cronaca
/

Carugo, dopo gli spari al marocchino le armi e lo spaccio di droga: tre in carcere

2 ottobre 2017 | 18:35
Share0
Carugo, dopo gli spari al marocchino le armi e lo spaccio di droga: tre in carcere
Carugo, dopo gli spari al marocchino le armi e lo spaccio di droga: tre in carcere
Carugo, dopo gli spari al marocchino le armi e lo spaccio di droga: tre in carcere

Ecco chi sono gli arrestati dai carabinieri di Mariano dopo il tentato omicidio dello scorso mese di agosto. Anche una 50enne della zona nei guai per la cocaina

Dal tentato omicidio di Carugo  alle armi ed allo spaccio. Il passo è breve anche grazie alle indagini dei carabinieri della Tenenza Carabinieri di Mariano Comense che stamane hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Procura della Repubblica di Como, PM Drssa Mondovì.

A finire in carcere – tra Bassone e Monza – sono stati:
Papandrea Simona, quarantacinquenne di Carugo, ritenuta responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina)

Mandaradoni Mattia, ventiseienne di Cantù, ritenuto responsabile detenzione illegale e porto di arma comune da sparo;

Villar Ramer Jesus, ventiquatrenne della repubblica dominicana, pregiudicato, ritenuto responsabile di tentato omicidio (per aver partecipato all’evento delittuoso in concorso con Raffa Gianfranco sottoposto a fermo del PM in data 30 agosto 2017) e detenzione illegale di porto di arma comune da sparo.

I fatti risalgono al tentato omicidio nei confronti di Jlaibi Hicham, cittadino marocchino venticinquenne, ferito a colpi d’arma da fuoco in Carugo via Piave.  Le indagini ininterrotte dei militari dell’Arma hanno permesso di ricostruire dettagliatamente la vicenda. Villar Ramer Jesus è ritenuto responsabile di concorso nel tentato omicidio per aver accompagnato l’esecutore materiale, Raffa Gianfranco, sul luogo dell’omicidio. Mandaradoni Mattia, invece, ha fornito l’arma utilizzata per commettere l’evento delittuoso, recuperandola poi e tornando sulla scena del crimine per raccogliere eventuali tracce.

Le attività tecniche dei carabinieri e la profonda conoscenza del territorio, hanno consentito di inquadrare lo scenario nel quale è maturato il grave fatto di sangue: motivi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti