Da giovedì “Il Cinema va a Teatro” al Sociale. Non solo film, ma 5 incontri per confrontarsi

17 ottobre 2017 | 08:41
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Da giovedì “Il Cinema va a Teatro” al Sociale. Non solo film, ma 5 incontri per confrontarsi

Seguendo una tradizione recente, ma già consolidata, anche quest’anno la stagione del Teatro Sociale viene arricchita da cinque appuntamenti cinematografici, cinque grandi film scelti in collaborazione con Lake Como Film Festival. Ma c’è una novità che alza non poco l’asticella della qualità in queste serate: nella nuova edizione de Il Cinema va a Teatro, ogni proiezione sarà accompagnata dall’intervento di ospiti che aiuteranno il pubblico a cogliere cinque diversi aspetti de “L’Infinita Equazione”, titolo dell’intera stagione del Teatro Sociale iniziata con l’opera lirica “Ettore Majorana” : la scienza, il cinema stesso, la danza, l’architettura, le migrazioni sono gli argomenti prescelti.

Non solo film, quindi, ma anche confronto, approfondimento dei temi, esplorazione dei mondi in cui le immagini  trasporteranno. Il Teatro Sociale diventa così il migliore salotto e la più bella sala cinematografica della città: le luci si accenderanno sugli ospiti e sul pubblico, per poi spegnersi di nuovo e lasciare spazio alla magia del cinema.

Le serate speciali de “Il Cinema va a Teatro” sono alternate al resto della stagione teatrale, cominciando in autunno (giovedì19 ottobre e giovedì 9 novembre), proseguendo durante l’inverno (lunedì 22 gennaio e giovedì 22febbraio), concludendo con l’arrivo della primavera (mercoledì 21 marzo), in attesa dell’appuntamento estivo con la sesta edizione del Lake Como Film Festival, prevista per luglio 2018.

il cinema va a teatro

Giovedì 19 ottobre

CINEMA/FISICA

NESSUNO MI TROVERÀ

Regia e sceneggiatura Egidio Eronico. Fotografia Carlo Rinaldi. Montaggio Antonio Canestri

Intervengono Francesco Guerra, Nadia Robotti, Ettore Majorana jr., Etienne Klein, Wolfgang Fabio Shultze,

Jordi bonnels, Roberto Finzi, Massimo Onofri.

Italia 2015. 75 minuti.

INTRODUZIONE a cura di Michela Prest,

dipartimento di Scienza e Alta tecnologia dell’Università dell’Insubria.

Al termine del film incontro con il regista Egidio Eronico

Ettore Majorana, nato il 5 agosto 1905 e laureatosi in fisica nel 1928, fu tra i più promettenti allievi di Enrico Fermi. E’ stato forse il più grande fisico teorico del ‘900 e forse il più noto scomparso della storia dell’Italia contemporanea. La sua sparizione, quasi ottant’anni fa, non smette di produrre quesiti,   dubbi, ricerche; le sue intuizioni e i suoi lavori scientifici sono oggi più attuali di quando furono pubblicati.

Il suo enigma, lungi dall’essere risolto, è diventato un paradigma di questioni scientifiche, politiche, morali, che agitano ancora la nostra società. Attraverso documenti, immagini d’archivio, animazioni da graphic novel, testimonianze, documenti e congetture, il film scandaglia quel mare di mistero chiamato Ettore Majorana. Tra documentazione e immaginazione – lungo la scia tracciata dalle approfondite ricerche di Francesco Guerra e Nadia Robotti intorno alla figura e all’attività di Majorana – Nessuno mi troverà cerca di rispondere cinematograficamente magari solo ad alcune di queste domande. Senza la presunzione di fornire certezze, com’è ovvio, ma senza neppure adagiarsi nelle comode incongruenze di un’immancabile quanto insoddisfacente “verità ufficiale”.

Giovedì 9 novembre

CINEMA/CINEMA

NINOTCHKA

Regia Ernst Lubitsch. Sceneggiatura Walter Reisch, Charles Brackett, Billy Wilder. Fotografia William

Daniels. Scenografia Cedric Gibbons. Costumi Adrian. Musica Werner Heymann.

Interpreti Greta Garbo, Melvyn Douglas, Ina Claire, Sig Ruman, Alexander Granach, Bela Lugosi.

Stati Uniti 1939. 110 minuti.

INTRODUZIONE a cura di Giancarlo Zappoli, direttore di MyMovies.

Nel film sceneggiato da Billy Wilder e Charles Brackett (delle commedie lubitschiane, la più aderente al canone sentimentale hollywoodiano), Lubitsch allestisce il suo mondo di grandi alberghi, porte girevoli, nobiltà squattrinata e aristocrazia morale della servitù: siamo a Parigi, la città ha stregato i tre agenti sovietici mandati da Mosca, poi il suo dolce delirio d’amore e champagne scioglierà anche l’inflessibile commissario Nina Yakusciova. Garbo ride, ed è una risata di resa a una vita nuova, una risata d’addio all’edificazione socialista, formidabile per potere pubblicitario, perfetta per messinscena comica, ma carica di presagi (lei non riuscì a produrne il suono, fornito al montaggio dalla voce di un’altra): quella risata fu il principio della fine anche per la carriera della diva. Resta il fatto che questo s’è rivelato nel tempo il suo film più resistente e popolare, e di Greta Garbo rimane oggi più Ninotchka di quanto rimangano Anna Karenina, Margherita Gauthier o la regina Cristina. E resterà per sempre, nell’olimpo delle battute memorabili, quel suo languido, alcolico chiedere tempo al fuoco dell’ideologia: “Compagni! La rivoluzione è in marcia, le bombe cadranno, la civiltà crollerà a pezzi. Ma per favore, non adesso…”.

Lunedì 22 gennaio

CINEMA/DANZA

IO DANZERÒ

Regia Stéphanie Di Giusto. Sceneggiatura Stéphanie Di Giusto e Sarah Thibau

con la collaborazione di Thomas Bidegain Freely

dal romanzo Loïe Fuller, danseuse de la Belle Epoque di Giovanni Lista.

Fotografia Benoît Debie. Montaggio Géraldine Mangenot. Costumi Anaïs Romand.

Scenografie Carlos Conti. Interpreti Soko, Lily Rose – Depp, Gaspard Ulliel, Mélanie Thierry.

Francia/Belgio/Repubblica Ceca / 2016. 108 minuti.

INTRODUZIONE a cura di Teatro Sociale-Aslico.

Stephanie Di Giusto, apprezzata fotografa e videoartista, trova il modo migliore per rendere il carattere di Loïe Fuller, protagonista del suo film d’esordio, che prende forma e filosofia visiva in un avvincente racconto che esalta al meglio i tratti salienti di una singolarissima personalità. Protagonista, quasi dimenticata, della scena teatrale americana ed europea a cavallo del XX secolo, Marie Louise aveva cominciato a esibirsi nei teatri fin da bambina. Fu durante le prove di uno spettacolo a NewYork che fece la scoperta su cui si sarebbe fondata l’intera sua carriera: giocando su opportuni effetti di luce e roteando il corpo avvolto in un voluminoso drappo di seta, succedeva che le pieghe della stoffa ondeggiassero assumendo incandescenti forme che stilizzavano il gusto Liberty. Chiamato Serpentine, il numero di danza incantò nel 1892 le platee della Folies Bergère assicurando alla Fuller un lungo periodo di fama e successo. Nella cornice della Parigi dei fermenti artistici di fine Novecento, la Di Giusto segue la sua eroina nell’impegno di sperimentare soluzioni sempre più complesse a prezzo di uno sfibrante sforzo fisico; e nell’altrettanto tormentata ricerca dell’amore. Molto felice anche l’idea di scegliere la ribelle Soko nella parte della protagonista, oltre a una certa somiglianza fisica, la Loïe incarnata dalla cantante-attrice franco-polacca risulta un felice miscuglio di timidezza e impeto, determinazione e fragilità, delicatezza e forza.

il cinema va a teatro

Giovedì 22 febbraio

CINEMA/MUSICA

HAI PAURA DEL BUIO?

Regia Giorgio Testi. Fotografia Marco Graziaplena. Montaggio Pablo d’Ambrosi.

Interpreti Manuel Agnelli, Giorgio Ciccarelli, Roberto Dell’Era, Rodrigo D’Erasmo, Xabier Iriondo.

Produzione OLO Creative Farm.

Italia 2014. 84 minuti.

INTRODUZIONE E DOPO PROIEZIONE a cura di Olo Creative Farm.

In occasione dell’edizione speciale dell’album degli Afterhours Hai paura del buio?, riconosciuto come miglior disco indipendente degli ultimi venti anni da parte dei giornalisti e come miglior album indipendente degli ultimi quindici anni da parte del pubblico, Giorgio Testi e OLO Creative Farm progettano un “concert film” con un approccio molto cinematico, la cui struttura potrebbe essere divisa in quattro blocchi, un po’ come i quattro lati di un doppio lp: ogni lato con al suo interno quattro o cinque canzoni, tratte dal concerto dell’Alcatraz di Milano, del 26 Marzo 2014, dove il gruppo rivisita l’album in collaborazione con diversi nomi di spicco della musica italiana e internazionale. Le riprese di Giorgio Testi colgono appieno la teatralità che ha caratterizzato il tour. “Con gli Afterhours ho voluto creare un film concerto che catturasse al meglio la loro performance. Volevo fosse un film vivo e senza tempo che come il loro disco non invecchiasse mai. Le riprese hanno un approccio diverso dal consueto stile televisivo, creando una vera e propria vicinanza con la band, quasi dimenticandosi della presenza del pubblico, totalmente incentrate sull’energia della scena.” Un evento unico e irripetibile, un live che attraverso l’utilizzo di otto videocamere e l’audio in multitraccia, si trasforma in un’esperienza audiovisiva unica.

Mercoledì 21 marzo

CINEMA/MIGRAZIONI

L’ALTRO VOLTO DELLA SPERANZA

Regia e sceneggiatura Aki Kaurismäki. Fotografia Timo Salminen. Montaggio Samu Heikkilä.

Interpreti Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Kaija Pakarinen

Finlandia 2017, 98 minuti.

Orso d’Argento – Festival di Berlino 2017

In collaborazione con Rassegna “MIGRAZIONI Diritto e diritti nello sguardo del cinema”

a cura del Dipartimento di diritto, economia e culture dell’Università degli Studi dell’Insubria.

INTRODUZIONE a cura di Gian Maria Piccinelli,

Professore Ordinario di Diritto Privato Comparato e docente di Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici. Il film racconta in parallelo la storia di Khaled e Wilkstrom: il primo è un giovane siriano, scappato da Aleppo con la sorella Miriam. Il secondo è un uomo di mezza età, finlandese, rappresentante di camicie, che ha appena lasciato la moglie e ceduto la sua attività. Khaled ha attraversato la frontiera con la Turchia, è passato in Grecia ed ha girovagato per l’Europa. In uno scontro alla frontiera ungherese ha perso i contatti con Miriam ed è approdato infine ad Helsinki, nascosto nella stiva di una nave. Il film si apre poeticamente proprio con il suo volto nero che emerge da un container, che trasporta carbone. Khaled è solo e la sua unica missione è ritrovare la sorella. Wilkstrom invece, a cinquant’anni, deve ricominciare tutto, ma grazie ad una surreale partita a poker, coronerà il suo sognodi entrare nel mondo della ristorazione, rilevando uno scalcinato locale con l’illusione di rilanciarlo.                                                        I due finiranno per incontrarsi… Aki Kaurismäki torna a parlare d’immigrazione, come in Miracolo a Le Havre, e lo fa con l’ironia di sempre, tanto più feroce quando si posa sui suoi concittadini, borghesi piccoli e piccolissimi, seriosi, incapaci di sorridere. Come sempre straordinaria la colonna sonora di rock scandinavo, spesso suonata dal vivo, che accompagna i protagonisti nel loro viaggio di riconciliazione con se stessi e con i propri affetti.

IL CINEMA VA A TEATRO

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Intero € 7 – Ridotto € 5 (over 65 – under 21).

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