L’ecologia è un lavoro: il caso di Fustameria Fontana

Di ecologia sono sempre pronti a parlare tutti: è ormai diventato, molto spesso, un tema di moda più che una questione veramente sentita, e non è raro vedere difendere a parole l’ambiente da chi poi fa molto poco, sul piano pratico, per proteggerlo davvero. Va poi detto che la situazione si fa ancora più vistosa quando si tratta di aziende, dove molti sembrano non voler capire che la difesa dell’ecologia è un vero e proprio lavoro che deve essere svolto con competenza e professionalità, che tocca molti ambiti diversi, e che si basa innanzitutto su un atteggiamento generale di attenzione a tutti i modi in cui l’attività lavorativa può costituire un pericolo per l’ambiente. Per approfondire l’argomento, ci siamo fatti spiegare tutti gli elementi di uno dei principali ambiti di difesa dell’ecologia in campo aziendale – la rigenerazione e lo smaltimento dei fusti di contenimento – dallo staff tecnico e operativo di Fustameria Fontana, un’azienda lombarda specializzata nel settore.
Il recupero o lo smaltimento dei fusti, infatti, dato che questi vengono utilizzati per contenere sostanze di qualsiasi genere e impiego industriale – e quindi spesso tossiche o pericolose, come ad esempio nel caso di svariati reagenti chimici – è fondamentale per permettere una seria difesa dell’ambiente, e proprio per tale importanza va condotto secondo un rigido sistema di tappe, che ci siamo fatti illustrare.
- Per prima cosa la fustameria deve provvedere al ritiro degli imballaggi industriali con appositi camion, che devono essere attrezzati per poter gestire il trasporto in un regime di assoluta sicurezza, nel rispetto di numerose leggi e normative. Fra le più recenti di queste ha grande rilevanza la SISTRI, che permette un tracciamento esatto e costante di ciascun fusto potenzialmente inquinante dal momento in cui abbandona l’azienda dove è stato impiegato fino al suo destino finale;
- Una volta raggiunti gli stabilimenti della fustameria, è necessario operare una prima divisione dei fusti stessi, che viene condotta in base al grado di rischio rappresentato dai residui contenuti in ciascuno di essi; ce ne saranno di inerti, di inquinanti, e di potenzialmente tossici, e per ciascuno occorreranno trattamenti diversi. In questa fase si procede anche alla verifica, in base sia alle condizioni effettive che alle norme di legge, della possibilità di effettuare una rigenerazione di ciascun fusto;
- Il lavoro vero e proprio comincia poi con il lavaggio e il risciacquo dei fusti con appositi macchinari; i liquidi di lavaggio, ora contaminati, vengono interamente raccolti per essere poi smaltiti in base al livello di pericolosità, e perfino i vapori sviluppatisi durante il lavaggio – potenzialmente tossici – vengono convogliati in un postcombustore, che li disintegra ad altissime temperature;
- A questo punto, ora che i fusti sono puliti, il loro destino dipende dalle loro condizioni. Se si tratta di imballaggi contaminati, o che secondo la legge non possono mai essere rigenerati, vengono indirizzati al riciclo dei materiali. Se invece è possibile operare un ricondizionamento si procede alla rimozione delle etichette, alla sverniciatura e alla successiva riverniciatura;
- E finalmente, per quei fusti che hanno superato la procedura di rigenerazione, arriva il momento della vendita. Dove possibile secondo la legge, e in base allo stato degli imballaggi, viene anche effettuata una ri-omologazione, così da restituire al ciclo produttivo contenitori perfetti per qualsiasi impiego.
Il risultato? Una ridotta produzione di rifiuti, un incremento del riciclo, una diminuzione dello sfruttamento delle risorse ambientali e l’eliminazione sicura di qualsiasi sostanza potenzialmente pericolosa.