Presunti abusi di un sacerdote, caso riaperto. Il vescovo Oscar:”No sospetti ed allarmismi”
La vicenda denunciata dalla trasmissione “Le Iene” di nuovo di grande attualità. Oggi riflessioni del responsabile della Diocesi.
Mentre il Vaticano annuncia di aver riaperto le indagini sulle accuse mosse nei confronti di «un ex alunno del Preseminario “San Pio X”, successivamente ordinato sacerdote» a Como, ecco la riflessione del vescovo della Diocesi Oscar Cantoni dopo alcuni giorni da questa notizia, riportata con grande evidenza (video sopra) da un servizio della trasmissione “Le Iene” di Italia 1. Oggi il responsabile della Diocesi ha parlati ai fedeli in Duomo a Como: riflessione e preghiera, le sue parole
Diocesi di Como, 18 novembre 2017
Ai membri della Chiesa di Dio che è in Como e ai loro Pastori
Cari amici,
grande clamore e sconcerto hanno generato in questi giorni i vari servizi
televisivi e giornalistici attorno alla diffusione di notizie, di comportamenti
ambigui, attribuibili a un nostro sacerdote nel tempo dei primi anni della sua
formazione. Ne è scaturita, da una parte, tanta tristezza e sofferenza e,
dall’altra, anche qualche perplessità, a seconda dell’interpretazione di
ciascuno.
Sulle pagine del Settimanale dello scorso numero, come su altre testate
giornalistiche, la Diocesi ha voluto precisare con chiarezza e determinazione
quanto era necessario sottolineare, a partire dagli elementi accertati, di cui
finora si è a conoscenza.
Ringrazio di cuore quanti, sacerdoti, religiose e laici, hanno espresso la loro
solidale vicinanza e manifestato la loro solidarietà, riconoscendo i metodi
brutali e aggressivi con cui certe trasmissioni televisive hanno tentano di
estorcere dagli interessati le loro dichiarazioni, manipolandole al fine di
consolidare le proprie tesi e di generare un clima di sospetto sulla Chiesa
intera.
Come pastore di questa Comunità cristiana ho il dovere innanzitutto di
esprimere una paterna solidarietà verso tutti gli interessati al caso, da quanti
hanno raccontato la loro esperienza, a quanti sono già stati di per sé
giudicati, umiliati e incasellati.
Sento la necessità di essere vicino alle comunità cristiane in sofferenza e che
si interrogano sulla veridicità o meno di quanto i mass media ostentano con
tracotante sicurezza.
Avverto, però, anche vivo il compito di educare il popolo di Dio a “trarre
profitto” da questa situazione, nella certezza che «tutto concorre al bene di
coloro che amano Dio» (Rm 8, 28). Occorre, infatti, imparare a “trovare Dio”
dentro tutte le situazioni, anche le più dolorose, quelle che generano
amarezza, suscitano interrogativi inquietanti ed espongono i singoli e la
Chiesa intera al pericolo di facili critiche, non ultimo una perdita di fiducia.
Il primo atteggiamento da sottolineare è di guardare in faccia alla realtà,
senza paura, con grande serenità, senza ricorrere al vano tentativo di
nascondere alcunché, senza nemmeno dare l’immagine di voler minimizzare
le notizie (vere o tendenziose che siano!), per giungere alla certezza della
verità, proprio come insegna Gesù dentro le pagine del Vangelo di San
Giovanni: «Chi opera la verità viene alla luce» (Gv 3,21).
Le notizie scandalistiche, che in questi tempi hanno coinvolto, purtroppo,
alcuni uomini di Chiesa, hanno generato, in certa opinione pubblica, una
frequente perplessità riguardo all’operato della Chiesa stessa e di quanti la
rappresentano. Notizie “ghiotte”, queste, per certa stampa, anche locale, che
oscurano o vorrebbero far dimenticare troppo facilmente l’impegno della
maggioranza, che testimonia, invece, da sempre, una dedizione generosa,
responsabile e pienamente oblativa a servizio di tutti, compresi i ragazzi e i
giovani. Non possiamo dimenticare il servizio diuturno dei tanti sacerdoti,
religiosi, religiose e laici, che nella fatica quotidiana si impegnano nella
grande opera della evangelizzazione, a servizio degli altri.
Evitiamo, quindi, ed è il secondo atteggiamento, di coltivare quei sentimenti di
sospetto e di allarme, tanto presenti nei mass media, che vorrebbero
inculcare una permanente e diffusa “caccia all’untore” di manzoniana
memoria. Piuttosto, aumentiamo la stima e la fiducia verso tutti gli operatori
ecclesiali, offrendo loro una vicinanza affettuosa e grata per il loro operato,
spesso poco gratificante e apparentemente infruttuoso.
Da ultimo, non dimentichiamo mai la raccomandazione di Papa Francesco
che invita a pregare per tutti i sacerdoti, qualunque sia la loro condizione. È il
Signore che ha voluto che anch’essi fossero rivestiti di debolezza «per sentire
giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e
nell’errore» (Preghiera del Santo Padre Francesco per il Giubileo
straordinario della Misericordia).
Con questa consapevolezza tutti ci sentiamo “umili servitori nella vigna del
Signore”, responsabili gli uni degli altri, caritatevoli, «gareggiando nello
stimarci a vicenda» (Rm 12,10), pronti a condividere le gioie e le fatiche dei
fratelli, inseriti come siamo gli uni negli altri, proprio come si addice a chi, per
il dono del Battesimo, fa parte dell’unico corpo, divenuti una sola cosa in
Cristo, unico capo.
È quanto ho meditato in questi giorni non facili e che offro alla riflessione
personale e comunitaria, mentre assicuro a tutti la mia supplice preghiera e
chiedo per ciascuno la benedizione del Signore.