Percorso natalizio a Campione d’Italia e mostra “Please don’t cry” di Chiara Dynys




Campione d’Italia offre, durante queste festività, un interessante percorso natalizio che avvicina i visitatori alla storia dell’enclave campionese. In Piazza Roma è ubicato lo storico Oratorio di San Pietro. Di impianto romanico, l’edificio oggi esistente, ampliamento di una più antica chiesa di fondazione longobarda dedicata ai santi Vittore e Nazaro, conserva le caratteristiche dell’intervento del 1326, quando prese il nome di San Pietro.
All’interno dove rimangono come testimonianze della primitiva cappella, probabilmente con funzione cimiteriale, le fondazioni dell’abside semicircolare e alcune sepolture longobarde ( visibili attraverso la pavimentazione sistemata a vetri) è stato posto un presepe che negli anni si è amplificato occupando quindi tutta la parte centrale della chiesetta, opera realizzata della Parrocchia di Campione e dal prevosto Mons. Eugenio Mosca.

Visibili (anche se limitatamente dal presepe) anche dall’esterno, sono gli affreschi del XIV secolo che ricoprono le pareti, disposti su tre registri: le storie di Maria, scene della passione, la teoria degli apostoli recanti ciascuno un articolo del simbolo apostolico, alcune figure di santi. Sulla volta Cristo in mandorla, l’agnello mistico e i simboli degli evangelisti.
Il percorso natalizio ci porta poi all’antica parrocchiale di San Zenone affacciata alla grande piazza a lago, sconsacrata a fine anni ‘60 e oggi Galleria Civica. Voluta e costruita nell’ VIII secolo dalla famiglia longobarda di Totone (ricco commerciante che alla morte lascio tutti i suoi beni e quindi anche il territorio di Campione agli abati di S. Ambrogio a Milano), la ex-Chiesa accoglie fino al 21 gennaio un esposizione dell’artista Chiara Dynys “Please don’t cry” da un’idea di Renata Knes a cura di Giorgio Verzotti.

In questo contesto storico importante dove il pavimento a vetri, opera dell’architetto Dario Banaudi, mostra le antichissime sepolture longobarde della famiglia dei Totonidi, l’elemento significante con cui l’artista ha dato un pregnante significato alla sua opera è la luce che connette l’opera stessa all’ambiente. Mentre all’esterno la Galleria appare con le linee di una semplice chiesa di epoca barocca con un campanile a base quadrata, all’interno la penombra di questa esposizione mette in rilievo un ambiente a tre navate dove i pilastri sono stati scrostati per permette la visibilità delle colonne romaniche in pietra

“Please don’t cry” non è però calata nel buio assoluto della Galleria, la luce infatti è portata da un insieme di sfere di vetro collocate su alti piedistalli, da ciascuna infatti si diparte un raggio che arriva verticalmente a toccare il soffitto, costellandolo di aloni luminescenti. Ogni sfera brilla al suo interno di frammenti dorati, ma questo senso di preziosità e di raccoglimento presto contrasta col messaggio che l’artista vuole farci pervenire.
Le sagome dorate contenute nelle sfere rappresentano i confini di paesi vicini a noi e attualmente o di recente impegnati in atroci conflitti armati o dilaniati da guerre civili. Sotto le spoglie di una bellezza avvincente, nel senso che ci coinvolge anche al di là della pura visione, Chiara Dynys ci ricorda che esiste la realtà con le sue tragiche contraddizioni.
Nella Galleria sono stati riportati alla luce parte degli affreschi trecenteschi che decorano l’abside mentre alcune opere dei Maestri Campionesi , acquisite dall’Amministrazione Comunale nel duemila, sono state collocate lungo le pareti perimetrali interne. Storia e arte antica si mescolano e si uniscono profondamente con la storia e l’arte contemporanea dando al visitatore una emozione intensa e profonda.

L’artista Chiara Dynys vuole forse lanciare al cielo un grido di aiuto per quelle popolazioni che si trovano ad affrontare tragicamente quelle festività che per la maggior parte di noi sono occasione di gioia e felicità. Si perchè Chiara, sempre sensibile alle problematiche odierne è oggi una delle artiste italiane più conosciute e apprezzate a livello internazionale. Sin dall’inizio della sua attività, nei primi anni Novanta ha agito su due filoni principali, entrambi riconducibili ad un unico atteggiamento nei confronti del reale: identificare, nel mondo e nelle forme, la presenza e il senso dell’ anomalia, della variante, della “soglia” che consente alla mente di passare dalla realtà umana e della storia ad uno scenario quasi metafisico.
Per fare questo utilizza materiali apparentemente eclettici, che vanno dalla luce al vetro, agli specchi, alla ceramica, alle fusioni, al tessuto, al video e alla fotografia. Chiara Dynys ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in importanti musei e istituzioni culturali pubbliche e private.
La visita al presepe e la visione della mostra “Please don’t cry” costituiscono quindi un percorso natalizio ricco di speranza e aspettative di pace che vi “ruberà” in realtà solo poco tempo ma che vi arricchirà di sentimenti e conoscenze straordinarie.