Enti e associazioni chiedono al Sindaco di revocare l’ordinanza: “Non sarebbe una sconfitta”

23 dicembre 2017 | 07:00
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Enti e associazioni chiedono al Sindaco di revocare l’ordinanza: “Non sarebbe una sconfitta”

Nel giorno in cui saranno in molti a trovarsi per il “Bivacco Solidale” alla ex chiesa di San Francesco arriva una comunicazione ufficiale degli enti e le associazioni del Terzo Settore che si occupano di grave marginalità i quali, di fronte alla ormai nota “Ordinanza contingibile e urgente a tutela della vivibilità urbana e del decoro del centro urbano” e soprattutto di fronte alle conseguenze scaturite dall’applicazione di tale ordinanza, ritengono doveroso prendere posizione e non rimanere in silenzio.

Sette anni fa gli enti hanno costituito un Coordinamento di, cui fa parte lo stesso Comune di Como, con la finalità di lavorare per migliorare la qualità della vita delle tante persone senza dimora della nostra città. Lo stile che fin da principio ha contraddistinto la nostra attività – dice la nota – è stato quello di lavorare in una logica di rete e di condivisione nel rispetto delle diverse competenze e posizioni. L’ordinanza in oggetto, che va a colpire indistintamente e senza opportuno discernimento le persone con cui e per cui noi operiamo, è stata purtroppo emanata senza la minima condivisione (o preventiva comunicazione) da parte dell’Amministrazione Comunale.

Lungi da noi voler dettare la linea a Sindaco e Giunta – dicono le associazioni – siamo però rimasti colpiti dal metodo: nessun coinvolgimento in merito e nessuna volontà di ascolto/confronto preventivo con chi da anni opera, in collaborazione con l’Amministrazione, e con il coinvolgimento di tantissimi cittadini volontari, nell’ambito della grave marginalità. Un fulmine a cielo (quasi) sereno. Da qui la necessità di esprimerci attraverso questo comunicato, dopo aver comunque espresso personalmente alla Vicesindaco quanto qui riportato, come riteniamo corretto in una logica di rete. Il Sindaco ha affermato di essere disponibile ad incontrarci. Noi ci siamo e continuiamo a credere in un dialogo costruttivo, distante da strumentalizzazioni politico-partitiche ma improntato alla ricerca di soluzioni condivise.

Rimaniamo però fermamente convinti che vi siano altri modi per approcciarsi al tema e questo ci porta ad entrare nel merito. Crediamo sia un errore mettere sullo stesso piano fenomeni e persone in modo indiscriminato, senza operare un distinguo e una diversa modalità di intervento tra accattonaggio, senza dimora, racket, venditori di merce contraffatta… Nell’ordinanza tutto è da colpire, nascondere, allontanare. Non dalla città -beninteso- ma solo da alcune zone e solo per il periodo di feste.

Come enti che lavorano da anni nel campo della grave marginalità ci sentiamo di mettere in guardia da misure apparentemente risolutive nell’immediatezza. Riteniamo si debbano pensare e costruire processi di cambiamento in cui tutta la comunità venga coinvolta. Processi che operino dei distinguo, che tengano conto della complessità e della diversità delle problematiche, processi che approfondiscano la conoscenza della grave marginalità, delle sue specificità e degli interventi possibili di prossimità relazionale, mediazione sociale, accompagnamento, valorizzazione delle risorse (non riteniamo le persone senza dimora sempre e solo povere di tutto!), azioni di sistema, anche secondo quanto espresso con molta chiarezza da “Le linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia”, emanate dal Governo nel 2016.  Le soluzioni facili non fanno altro che parlare alla pancia della gente e rimangono, a nostro avviso, prettamente nel campo dell’ideologia.

L’esistenza di strumenti, già previsti dalla normativa vigente, che possono contrastare i fenomeni illegali. quali il racket criminale dell’elemosina o il commercio abusivo di merci contraffatte, ci induce a ritenere il provvedimento, se non altro, superfluo.  Ci colpisce anche la sua inutilità. Tutti siamo consapevoli a priori che le multe non verranno mai pagate e siamo consapevoli a priori che i problemi di cui ci si vorrebbe far carico difficilmente verranno risolti con questi interventi. Il dato di fatto è che finora l’unica conseguenza visibile sembra essere quella di umiliare ed emarginare in misura ancora maggiore le persone più deboli e fragili della nostra società, le persone che più hanno bisogno della nostra vicinanza e accoglienza. Non solo. L’altra conseguenza è stata quella di arrivare a colpire un gruppo informale di cittadini e volontari che da ormai sette anni tutte le mattine porta un caffè, una brioche e soprattutto una preziosa relazione di prossimità, un insostituibile contatto umano con le persone senza dimora. Abbiamo ascoltato la ricostruzione resa dagli Agenti del Comando di Polizia Locale (peraltro meri esecutori e non responsabili del provvedimento), ma teniamo a ribadire che i volontari sono stati esplicitamente invitati ad allontanarsi dall’ex Chiesa di San Francesco, perché a rischio di essere sanzionati sulla base dell’ordinanza.

Il comunicato si chiude con un appello le considerazioni espresse ci portano a chiedere al Sindaco di fare un passo indietro e di revocare l’ordinanza. Non sarebbe una sconfitta, ma il segno della volontà di ragionare sui problemi in modo partecipato e valorizzante delle tante competenze presenti in città.

I SOGGETTI FIRMATARI

ASCI Don Guanella onlus

Associazione Incroci onlus

Casa Vincenziana Onlus e Volontari San Vincenzo

City Angels

CSLS – Cooperativa Sociale Lavoro e Solidarietà

Cooperativa sociale Symploké

Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio onlus

Fondazione Somaschi

Gruppo “Legami”

Opera don Guanella

Parrocchia di Rebbio

Piccola Casa Federico Ozanam