“La Traviata” tascabile al Fumagalli

10 gennaio 2018 | 12:51
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“La Traviata” tascabile al Fumagalli
“La Traviata” tascabile al Fumagalli
“La Traviata” tascabile al Fumagalli

pocket opera traviata

AMORE E MORTE

di Jacopo Brusa

Amore e Morte fu il primo titolo pensato da Verdi per La traviata ma, per ragioni di censura, lo sostituì con quello, celeberrimo, che conosciamo. Tuttavia, la prima idea definisce perfettamente il dualismo predominante di tutta l’opera, fin dal Preludio.

Il corale affidato ai violini, con il quale si apre l’opera, è la dichiarazione della Morte che, con tanta insistenza, si ripresenterà nell’ultimo atto e ci confermerà che questa vicenda non può che concludersi con la fine di Violetta, riscattata moralmente e socialmente grazie al sacrificio per Amore, lo stesso Amore che musicalmente prorompe in uno dei momenti più celebri, quell’«Amami, Alfredo» che si insinua nel Preludio e completa la dichiarazione programmatica de La traviata: Amore e Morte e viceversa.

Questo dualismo si riscontra anche nel colore generale dell’opera che, inevitabilmente, Verdi cerca nelle sfumature dei piani e pianissimi che vanno dal generico p al precisissimo ppppp della Marcia funebre finale che accompagna ‘eroicamente’ la redenta Violetta alla morte. Parallelamente, anche l’altro tema dell’Amore presente nell’opera («Di quell’amor ch’è palpito») si sviluppa poi nel pianissimo degli archi.

Amore e Morte, tuttavia, non è l’ unica ‘disfida’ presente ne La traviata. La contrapposizione sociale del mondo ‘nuovo’ in cui vivono Violetta ed Alfredo e il mondo ‘vecchio’ di Giorgio Germont, infatti, si risolve solo nel Finale, in cui Germont chiede perdono per ciò che ha fatto e, in questo modo, sembra disconoscere il mondo ipocrita nel quale ha sempre creduto.

L’ipocrisia, per l’appunto, è l’altra grande ‘nemica’ di Violetta ed Alfredo e, musicalmente, Verdi la sottolinea inserendo un Valzer che accompagna, da lontano, il primissimo momento intimo dei due innamorati, come se la società (contemporanea di Verdi) commentasse ‘alle spalle’ dei due l’amore tra un gentiluomo e una prostituta. Tale ‘commento’, peraltro, viene immediatamente preceduto da un altro Valzer, nonché dal brano più famoso dell’opera: il Brindisi. Anch’esso non deve e non può essere un momento di vera gioia e festosità. Verdi ha già dichiarato come, oltre all’Amore, la Morte sia la protagonista del dramma e, forse, il dualismo dinamico del celeberrimo tema (forte nell’incipit e pianissimo nella coda) ci suggerisce proprio questo.

Verdi, dunque, è molto preciso nel specificare le dinamiche e i colori che vuole per definire perfettamente il dramma di Violetta che, lo ricordiamo, si rifà al romanzo autobiografico di Alexandre Dumas figlio La dame aux camélias. Marcel Proust nota come Verdi riesca a dare «lo stile che mancava al dramma di Dumas» e questo si può spiegare, forse, con la struttura del melodramma ottocentesco, nel quale devono inserirsi obbligatoriamente arie, tempi di mezzo, cabalette, duetti, concertati e tutto ciò che garantisca momenti lirici in alternanza ai recitativi. La volontà di Verdi, però, è forse quella di discostarsi dalla regola. Sintomatica è la reazione di un critico dell’epoca per il quale La traviata «non era nemmeno musica», e infatti Verdi inizia ad attuare la sua riforma in maniera più completa rispetto alle prime opere. La Musica è al servizio del Teatro, quindi le parti ‘libere’ iniziano ad avere molta più forza drammaturgica rispetto ai recitativi ‘di servizio’ ai quali si era abituati. In questo contesto, risulta chiaro come un momento lirico altissimo come l’«Amami, Alfredo» sia in realtà la conclusione di un recitativo ed è, quindi, molto più forte in una struttura libera dai ‘paletti’ della vera e propria aria. Un altro esempio è la declamazione della lettera da parte di Violetta che assume un potere drammatico molto più alto grazie al ‘leitmotiv’ dell’Amore che la accompagna, invece di essere sostenuto solo da un pedale armonico. Fortissima, infine, la conclusione della lettera stessa con voce ‘sepolcrale’ e parlata dello straziante «È tardi!».

Verdi, dunque, non a caso sceglie La dame aux camélias come soggetto per descrivere la Morte e l’Amore. Il romanzo, infatti, utilizza una scrittura modernissima, quasi una cronaca asettica del dramma di Marguerite Gautier, ma, proprio per questo, ancora più efficace. Il compositore di Busseto fa sua questa modernità di scrittura e, ponendola in musica, compone quella che, ancora oggi, è considerata una delle opere più ‘vere’ e struggenti del melodramma italiano.