Amleto, un principe del nostro tempo. Shakespeare riletto da Massimiliano Burini




Quante versioni abbiamo visto di Amleto? Con o senza teschio il principe danese è passato con disinvoltura dalla tragedia alla commedia, dal musical allo sceneggiato tv, persino ai cartoon dei Simpson. Con il personaggio shakesperiano si può anche scherzare, ma quando occorre riportarlo dentro il perimetro del dramma ecco che una delle versioni più emozionanti viste in questi ultimi anni del capolavoro di William Shakespeare è UN PRINCIPE di Massimiliano Burini, portato in scena dalla giovane compagnia Occhisulmondo che, sabato 13 gennaio alle ore 20.30, sarà al Teatro Sociale di Como

Il titolo conferma il gioco di astrazione attraverso il quale la compagnia ricerca, dentro lo statuto del classico, l’impronta universale e contemporanea. Il pubblico diventa così il destinatario di un messaggio che prova di non aver bisogno di elaborare impalcature complesse o di riprodurre coordinate storiche per funzionare.
Questa rappresentazione non manca di riferimenti all’originale vicenda shakespeariana, lasciandone intatti tutti i passaggi fondamentali e approfondendoli, restituendoceli nella loro più intima essenza che, ancor oggi, pone dubbi e domande.
TEATRO SOCIALE DI COMO
sabato, 13 gennaio 2018 – ore 20.30
UN PRINCIPE
ispirato a Amleto di William Shakespeare
con Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Caterina Fiocchetti, Andriy Maslonkin,
Greta Oldoni, Matteo Svolacchia
Drammaturgia e regiaMassimiliano Burini
Costumi Francesco Marchetti “Skizzo”
ProduzioneOcchisulmondo
Info
Biglietti per lo spettacolo in vendita presso la biglietteria del Teatro e online su www.teatrosocialecomo.it. Prezzi 20€ + prevendita.

Note di Massimiliano Burini
A cosa serve il Teatro? A cosa servono i classici? Non c’è niente di più di questa domanda nella scelta di tentare una nuova messa in scena di un’opera così maestosa come l’Amleto. Se il compito di questa società è distruggere l’animo umano e lo spirito degli uomini, sacrificando l’arte a vantaggio dell’economia di mercato, allora anche i classici, i libri e tutto quello che appartiene all’arte può essere dimenticato, bruciato in un grande falò. Crepino gli Artisti ci verrebbe da gridare, citando un profetico T. Kantor, ma non prima di combattere fino all’ultimo verso. Abbiamo scelto di interrogarci sull’arte dell’attore, eliminando ogni orpello dalla scena. Lo spazio vuoto e 7 attori: niente di più. Evocare un ambiente, un momento preciso, nel quale lo spettatore insieme all’attore compie l’atto creativo attraverso l’immaginazione. Abbiamo scelto di sviluppare una drammaturgia che mettesse in evidenza dell’opera Shakesperiana la caduta di una stato, il marciume della società, l’avidità e la perdita di responsabilità. Si, perché se un classico deve servire a qualcosa, a nostro avviso oggi deve essere letto e raccontato, mettendo in evidenza il rapporto che esso ha con la società in cui viene rappresentato. C’è del marcio in Danimarca, c’è del marcio in Italia, c’è del marcio in questa società. Gli uomini dimenticano, troppo impegnati a compiere il loro cammino personale, i loro vizi, i loro desideri, le loro priorità.
Dimenticano e uno stato marcisce. Tutto è alla deriva, è la follia. Ognuno di noi è un Principe, circondato da marionette, manipolato dal sistema e in lotta con la sua coscienza. Ognuno di noi è chiamato alla responsabilità. Essere o non essere. Tutto qui.