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Strage di Erba, i giudici dicono no alle analisi sui nuovi reperti:”Ma facciamo ricorso…”

30 gennaio 2018 | 19:56
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Strage di Erba, i giudici dicono no alle analisi sui nuovi reperti:”Ma facciamo ricorso…”
Strage di Erba, i giudici dicono no alle analisi sui nuovi reperti:”Ma facciamo ricorso…”
Strage di Erba, i giudici dicono no alle analisi sui nuovi reperti:”Ma facciamo ricorso…”

Il legale di Olindo e Rosa non si arrende a questa decisione presa oggi a Brescia. Le motivazioni del rigetto.

La Corte d’Appello di Brescia ha respinto la richiesta di incidente probatorio, dichiarandola inammissibile, su alcuni reperti trovati sulla scena del delitto e mai analizzati. La richiesta era stata avanzata, tramite i loro difensori, da Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia condannata all’ergastolo per la strage di Erba del dicembre 2006. Tra gli esami richiesti quelli sui peli trovati sulla felpa del piccolo Youssef Marzouk di 2 anni, ucciso insieme alla mamma Raffaella Castagna, alla nonna Paola Galli e alla vicina di casa Valeria Cherubini. “Riproporremo l’istanza in Cassazione”, è il primo commento dell’avvocato Fabio Schembri, legale della coppia.

Nel provvedimento i giudici della Corte d’Appello spiegano che gli accertamenti chiesti non sono in grado, almeno in astratto, di ribaltare il giudizio di colpevolezza. “La richiesta di incidente probatorio – si legge nella decisione dei giudici – deve ritenersi funzionale a una, seppure futura ed eventuale, richiesta di revisione. Tale richiesta deve essere, seppur in astratto, rigorosamente orientata e in grado di scardinare le prove già acquisite e che hanno costituito il giudicato. In altri termini, la richiesta di incidente probatorio deve avere un’astratta potenzialità distruttiva del giudicato con il quale si deve in qualche modo confrontare“. Altrimenti, è il ragionamento dei giudici, sarebbe consentita “una ricerca indiscriminata della nuova prova funzionale alla revisione senza alcun vaglio“.

Nel novembre scorso gli stessi giudici della Corte d’Appello di Brescia avevano detto sì all’analisi dei nuovi reperti e si erano già svolte due udienze per discutere le modalità con cui procedere agli accertamenti. Ora, il cambio di orientamento e la decisione che è in netto contrasto con quella precedente.