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Falsi permessi di soggiorno, business da 200.000 euro: tanti rischiano la revoca

12 marzo 2018 | 16:36
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Le indagini della Questura di Como mettono in evidenza un vero tariffario: dalla finta busta paga alla finta assunzione.

Un business da 200.000 euro. Lo dicono i dirigenti della Questura di Como dopo l’arresto di questa mattina del tunisino Rafik Touati, classe 1969, residente a Como e con precedenti specifici per immigrazione clandestina. Tanto avrebbe guadagnato in questi due anni – da quando sono partite le indagini della polizia – alle spalle di decine di stranieri in cerca di un permesso “facile”. Lui era la mente ed il braccio operativo: produceva documenti falsi e fittizie attestazioni dietro il pagamento di un vero e proprio tariffario: dalle 100 euro per una finta busta paga ad oltre 1.000 per un falso contratto di lavoro prodotto.

Complicità anche di alcuni artigiani ed imprenditori che lo stesso tunisino conosceva e che ora sono indagati. Una ventina le persone coinvolte, complessivamente 130 i denunciati comprensivi degli stranieri che ora rischiano la revoca (video sopra) del permesso ottenuto falsamente. Sarà l’Ufficio immigrazione della Questura a valutare le singole posizioni: un centinaio in tutto quelle sospette.

Con Touati in carcere – ma già lì si trova per una rapina della quale è accusato – anche Filippo Elia, palermitano di Ramponio Verna, tuttora detenuto per altra vicenda. Anche per lui l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, falso e induzione in errore del pubblico ufficiale.