Ballata senza nome: Massimo Bubola celebra i militi ignoti

È davvero la presentazione che sei felice di non esserti perso, quella che ha inaugurato le serate di Parolario 2018. A Villa Olmo, Massimo Bubola, non solo cantautore ma anche scrittore e storico, ha presentato il suo nuovo libro, Ballata senza nome, dedicato ai caduti della Grande Guerra.
Tredici capitoli, di cui undici dedicati ad altrettanti soldati caduti senza nome, dove la fantasia dell’autore fa solo da colante a storie vere, che Bubola ha ricostruito studiando gli eventi, la cronologia della guerra, ma soprattutto leggendo migliaia di lettere scritte da e per il fronte, in quei 3 anni terribili.
L’espediente narrativo (che poi soltanto espediente non è) è il viaggio del treno che trasportò la bara del milite ignoto da Aquileia a Roma. Durante l’incontro a Como, il cantautore ha ricordato la scelta dolorosa e commovente di Maria Bergamas e sono scese molte lacrime in platea soprattutto durante la lettura di due brani del libro, che immaginano con umanissima e mai retorica poetica lo strazio di questi giovani contadini mandati al fronte ad ammazzare e farsi ammazzare.
Ma si è parlato anche di accoglienza come necessità culturale, tanto allora quanto oggi. Di “amori progetto” che valicano l’effimero della sola immagine fisica. Di una guerra fatta da un popolo che non era ancora una nazione e che forse, in parte, ancora stenta a esserlo:
Uomo coltissimo e timido, grazie al puntuale e sempre discreto intervento del giornalista di Como Pietro Berra, Massimo Bubola ha spaziato dalla Classicità al Medioevo, dalla opinabile strategia militare italiana della Prima Guerra, alla scarsa morale dell’ideologia fascista negli anni ’40. Con un fil rouge sempre presente: la poesia, che non è, ricorda Berra, “quella che va spesso a capo” ma è per Massimo Bubola “la sorella della canzone, con la quale s’accompagna sempre per mano”.