«La vostra compagna è una bastarda», ecco uno dei momenti più difficili della sua giovinezza, che Fabian Sabahi ha voluto condividere con il pubblico di Parolario. Nata negli anni ’60 da madre italiana e padre iraniano, la futura giornalista Rai si trova a fari i conti con il pregiudizio, prima religioso e poi etnico. Il contesto avrebbe potuto far sperare in una vita più facile e invece forse ne ha acuito le difficoltà: siamo nella buona borghesia piemontese, quella di Alessandria, città comunque non proprio cosmopolita, soprattutto allora. Anche il padre viene dallo stesso tessuto sociale, ma traslato a Teheran, in un epoca che ormai sembra remota in cui l’Iran era, prima dell’oscurantismo, un paese moderno, avviato verso al ricchezza, in cui le famiglie della borghesia industriale mandavano i figli a studiare in Italia e Torino era un crocevia importante.
Farian viene cresciuta nella libertà di culto, frequenta gli scout cattolici, si reca con loro a messa, dove il padre le consiglia, se così desidera, di non inginocchiarsi, ma di alzarsi sempre, quando il rito lo prevede, in segno di rispetto. È curiosa, curiosa di quale dio si celi dietro i riti, di che cosa sia la religione e se e di quanto si distanzi dalla fede sincera. Prova a capire, frequenta istituti e personaggi che inizialmente la deludono, per le loro ipocrisie, la loro piccolezza morale, il loro sguardo ceco.
Poi, con gli anni dell’università, forse con il giungere di un metodo di ricerca più scientifico e meno emotivo, arrivano le risposte che cercava, sia sul Cristianesimo che sull’Islam.
La sala di Villa Olmo era piena, a dimostrazione del fatto che quello di Parolario è un pubblico colto, sinceramente interessato anche a storie complesse e profonde.
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