Caporalato ed esercizio abusivo della professione: due arrestati dai carabinieri
L’inchiesta dei militari in una struttura per anziani dell’alto lago: sequestrata, situazioni da brivido.
I Carabinieri Ispettori del Lavoro del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Como, coadiuvati da personale del Nucleo Carabinieri Antisofisticazioni e Sanità (NAS) di Milano, personale Ispettivo della Direzione Territoriale del Lavoro di Como e Medici del ATS Montagna di Sondrio, con il supporto operativo e logistico dei militari del Comando Provinciale Carabinieri di Como – Compagnia di Menaggio, hanno ispezionato i locali di una struttura di assistenza per anziani sita nel comune di Pianello del Lario per contrastare il fenomeno del caporalato, dell’esercizio abusivo delle professioni e per la tutela degli anziani, procedendo all’arresto dei due gestori della struttura (italiani della zona) ed al sequestro della struttura.
I destinatari dell’arresto sono ritenuti responsabili di sfruttamento del lavoro, esercizio abusivo di professione sanitaria, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, violazione delle norme su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, lavoro nero..
Questa struttura, “La Nuova Famiglia”, che ora è sottoposta al sequestro, operava come affitta camere, ma si trattava di una struttura fantasma, che però impiegava manodopera. All’interno di questa attività, infatti, erano presenti due clandestini e un lavoratore in nero, oltre ad un ulteriore impiegato più o meno in regola (si attendono ulteriori accertamenti). Questi lavoratori avevano il ruolo di operatori socio-sanitari, ma senza averne alcuna competenza come spiegano i carabinieri.
E secondo i militari, all’interno della struttura, oltre alla somministrazione di farmaci in assenza di personale competente, venivano dati ai clienti alimenti scaduti, per altro cucinati in un luogo che non era idoneo.
Come sottolinea il maresciallo Tiralongo, responsabile dell’Ispettorato del lavoro, i lavoratori erano sfruttati e il loro impiego era composto da 6 giorni la settimana per 24 ore al giorno, non avendo neanche tempo per riposarsi perchè costretti a monitorare da remoto l’operato dei lavoratori sfruttati. Tutto questo per uno stipendio mensile che andava 800 a 1.000 euro.
La struttura era aperta dal 2013, ancora da capire da quando andava avanti questo sistema smascherato dai militari nel blitz dei giorni scorsi.