“A lezione da Marx”, un incontro nel bicentenario della nascita

Il bicentenario della nascita di Karl Marx è l’occasione per ritornare sui suoi testi e sulla sua composita attività intellettuale: lo scopo è capire se e in quale misura il suo contributo è ancora capace di offrire strumenti per interpretare la realtà contemporanea. Lunedì 29 ottobre alle 14.30 nella Grandaula del Liceo Classico Alessandro Volta, Ecoinformazioni e Arci organizzano “A lezione da Marx”, un pomeriggio di studi con cinque relatori sulla filosofia di Karl Marx. L’incontro è aperto a tutti.
Con la crisi economica che ha imperversato nel mondo occidentale il pensiero di Marx, del resto, è tornato ad essere studiato ed utilizzato per comprendere i più intimi meccanismi del sistema capitalistico e dei mercati. Dato per superato innumerevoli volte nel corso della storia, il pensiero di Marx è stato ciclicamente riscoperto e reinterpretato per offrire chiavi di lettura e di trasformazione del presente storico.
Gli studiosi che ne discuteranno l’opera saranno attenti ad offrire chiavi di lettura di alcune delle categorie più importanti messe a punto da Marx: da quelle economiche e sociali a quelle filosofiche e metodologiche. Ne parleranno docenti universitari e delle scuole superiori impegnati nei campi della ricerca, della didattica, della divulgazione e dell’impegno civile.
Modera Fabio Cani
Relatori:
Maurizio Migliori, L’importanza della dialettica nell’interpretazione di Marx;
Gianfranco Giudice, La filosofia della prassi in Marx: proposta di lettura delle Tesi su Feuerbach;
Paolo Ceccoli, Teoria e pratica della storia nel pensiero di Marx: una prospettiva di lettura didattica;
Paolo Favilli, Il “sapere” de Il Capitale;
Luca Michelini, Il Primo Libro del Capitale: merce e sfruttamento come strumenti di analisi del capitalismo.
Grand’Aula, Liceo Classico e Scientifico Volta, via Cesare Cantù 57 – Como

Da Ecoinformazioni
DUECENTO ANNI CON MARX
di Gianfranco Giudice
Duecento anni fa Karl Marx nasceva, circa un secolo dopo Giovanni Giolitti annunciava con una battuta divenuta famosa che la sua barba era stata mandata in soffitta. Oggi a due secoli dalla nascita del Moro, come veniva soprannominato Marx a causa dei capelli e degli occhi scurissimi, sicuramente il pensatore di Treviri non si sta riempiendo di ragnatele in soffitta, ma è ben spolverato perché non smette di essere letto e studiato Sicuramente non è mai stato in soffitta per me che insegno storia e filosofia in un liceo.
Marx non è un capitolo come altri nel mio programma annuale di lavoro, non certo perché sui suoi testi mi sono formato tanti anni fa, oppure perché ho il cuore che batte a sinistra. Non nego che tutto ciò possa influenzare il mio lavoro, ma il punto rilevante per me come professore e formatore è decisamente un altro. Il pensiero marxiano ha oggi nel XXI secolo un valore fondamentale dal punto di vista analitico e scientifico per la comprensione del mondo in cui viviamo. Certamente esistono nel pensiero di Marx aspetti superati e che conservano un interesse puramente storiografico, ma il suo nucleo storico-filosofico è di una attualità e potenza sconvolgente, si tratta di un vero classico del pensiero senza con ciò perdere la sua potenza rivoluzionaria.
Quando con i miei ragazzi arrivo a toccare quel nucleo, seppure in forme semplici, vedo accendersi le loro intelligenze, perché sono davanti a elementi di verità decisivi per comprendere il nostro e il loro presente. A cosa faccio riferimento? Innanzitutto alla visione materialistica della storia, all’idea che il fondamento della storia sia nella prassi, nella produzione, nel lavoro inteso nell’accezione più ampia, manuale e intellettuale, superando con ciò anacronistiche distinzioni. L’uomo si differenzia dall’animale perché oltre a riprodursi produce se stesso e le proprie condizioni di vita, dunque il motore della storia è il lavoro con i suoi conflitti e le contraddizioni inevitabili che genera. La base materiale della storia è la produzione, l’avvento del modo di produzione capitalistico determina la nascita di una economia-mondo, ovvero un’economia che ha il mondo intero come teatro. E veniamo al secondo punto, ovvero la globalizzazione, in altri termini il mondo attuale le cui remote radici affondano a cinque secoli fa.
Rileggere oggi la prima parte del Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels del 1848 significa leggere la più straordinaria previsione storica mai fatta da qualcuno, e sappiamo che quella storica non è una scienza che normalmente faccia e soprattutto azzecchi previsioni. Eppure centosettant’anni fa Marx ed Engels in poche e vibranti pagine hanno parlato della futura e necessaria estensione del modo di produzione capitalistico a livello planetario. Insomma hanno previsto il nostro mondo. Per Marx solo quando il capitale avrà conquistato tutto il pianeta, allora le sue contraddizioni inevitabili determineranno il necessario avvento del socialismo e del comunismo, un mondo e un uomo nuovo. Di questo non sappiamo nulla, ma possiamo quantomeno dire che di fronte a tutti i “fallimenti del comunismo” e del “socialismo reale” che abbiamo visto negli ultimi decenni, nessuno di questi riguardava regimi politici nati secondo le previsioni marxiane.
Dunque meglio non “mettere le brache al mondo” per dirla con Gramsci, perché la storia non finisce qui, anche se molti anni fa hanno preannunciato con troppa sicurezza la sua fine con l’avvento dell’era eterna del capitale. Anche di questo mi piace parlare con i ragazzi per farli riflettere, per aprire nelle loro menti dubbi riguardo al fatto che la storia sia sempre un processo aperto, per andare oltre il senso comune dominante, suscitare incertezze, perché soprattutto a questo serve la scuola e Marx oggi resta estremamente prezioso per questo, forse ancora più di ieri.
Ma non finisce qui, perché andare oltre il pensare comune nel quale ci impigriamo significa soprattutto andare oltre le ideologie. Ideologia, ecco una parola chiave marxiana acquisita in seguito dal linguaggio scientifico. Le ideologie per Marx sono una maschera, uno schermo che falsa e distorce la realtà, giustificando il dominio di fatto di una classe sociale con ragioni e motivazioni ideali e universali. Insomma l’ideologia, altro da una semplice idea, è una teoria o un sistema di pensiero che trasforma un dominio di fatto in un dominio di diritto, così anche chi predica com’è di moda oggi la fine di tutte le ideologie, a quale ideologia risponde? E questa ideologia quali interessi rappresenta e difende? Ecco un altro bel dubbio da suscitare negli studenti, sempre sotto le ali di Marx. Se il motore ultimo della storia sta nella sfera economica e sociale, nessuna ideologia viaggia nel vuoto e nasce come Minerva dalla testa di Giove. Distinguere “idea” da “ideologia”, termini che i ragazzi normalmente confondono, è importante e Marx è indispensabile per questo.
Prendiamo infatti in mano l’Ideologia tedesca, scritta tra il 1845 e il 1846 e pubblicata nel 1932, vi troviamo enunciato un principio storico e filosofico fondamentale, ovvero che le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti, si tratta di una bussola fondamentale da utilizzare per leggere e studiare la storia. Capire questo significa inoltre comprendere che filosofia e storia, pensiero e azione, teoria e pratica sono inseparabili. Voglio concludere questa nota sul perché Marx rimanga uno dei principali attrezzi del mestiere nel mio laboratorio di docente, ricordando il vecchio Benedetto Croce. Il filosofo napoletano da giovane si innamorò per poco del pensatore tedesco, che poi abbandonò per altri lidi annunciando addirittura alla fine dell’800 la morte del marxismo teorico in Italia. Perfino Croce non poteva non riconoscere l’utilità di Marx, nonostante fosse ormai per lui morto e sepolto. Scriveva addirittura in una nuova introduzione ai suoi scritti sulla crisi del marxismo nel 1917, dunque poche settimane prima della Rivoluzione d’ottobre, che bisognava serbare per sempre gratitudine a Karl Marx per averci reso «insensibili alle alcinesche (Alcina, la decrepita maga sdentata, che mentiva le sembianze di florida giovane) seduzioni della Dea Giustizia e della Dea Umanità». Insomma se anche chi è antimarxista non può fare a meno di Marx, come possiamo constatare anche oggi tra tanti antimarxisti che ne utilizzano più o meno consapevolmente le categorie, come potrei farne a meno io che cerco di insegnare ai ragazzi a leggere e comprender