Sant’Anna leader in Italia nella cura dell’aorta: interventi senza punti di sutura




Tecnica innovativa, due pazienti già sottoposti a trattamenti: stanno bene. Uno sguardo anche ai bimbi prematuri
Nessuna sutura chirurgica grazie all’utilizzo di un “patch”, una maggiore facilità di inserimento dei sistemi di riparazione vascolare (endoprotesi), un minor tempo di esecuzione e un minor rischio di sanguinamento e di complicanze. Sono i principali vantaggi del nuovo sistema adottato dalla struttura semplice dipartimentale di Cardiologia – Laboratorio di Emodinamica dell’ospedale Sant’Anna a San Fermo della Battaglia, prima in Italia a utilizzarlo nel trattamento della malattia degenerativa dell’aorta a minaccia di rottura.
La nuova tecnica è stata impiegata con successo martedì scorso per due pazienti, rispettivamente, di 78 e 80 anni. I pazienti stanno bene e sono stati dimessi dopo circa 72 ore di degenza. Questa nuova tecnica consente, nelle procedure interventistiche sulle grandi arterie, la chiusura della sede di inserimento arterioso dei cateteri – all’altezza dell’inguine – senza punti di sutura chirurgici sia per interventi programmati ma, soprattutto, nelle condizioni di urgenza-emergenza in cui la rapidità e sicurezza di trattamento diventano fondamentali. Il “patch” è realizzato in polimero sintetico a base di Polidiossanone (PDO) bioriassorbibile di circa 1 cm di diametro e dello spessore inferiore al millimetro. Viene posizionato al termine della procedura con un introduttore che ha un diametro di 6 mm circa.
All’ospedale Sant’Anna la cura della patologia aortica è consolidata. “Un’équipe ad alta specializzazione – spiega Mario Galli, cardiologo interventista e responsabile della struttura – è in grado di fornire una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo sia in condizioni di urgenza/emergenza che in situazioni che prevedano un trattamento elettivo, cioè programmato”.
AL SANT’ANNA LA GIORNATA DEDICATA AI BIMBI PREMATURI
Una giornata dedicata alle famiglie e ai bimbi che sono stati ricoverati nella Terapia Intensiva dell’ospedale Sant’Anna. In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità medici e infermieri del reparto diretto da Mario Barbarini hanno incontrato i genitori e i loro piccoli durante l’evento “Cresco… con l’amore della mia famiglia”.
Il primario, Paolo Bini, responsabile del Coordinamento clinico-organizzativo neonati critici, e Franca Lazzari, caposala, hanno sottolineato come l’accoglienza dei genitori 24 ore su 24 e l’accesso dei nonni, dei fratellini e delle sorelline dei bimbi ricoverati sia un tratto distintivo del reparto.
Barbarini ha poi ringraziato il Consorzio Como Turistica e la dottoressa Amelia Locatelli per l’illuminazione di viola, colore simbolo della manifestazione, della Torre del Broletto a partire dalle 18 di oggi e domani per tutto il giorno, un segnale di vicinanza a tutti coloro che si occupano dei bimbi prematuri e delle loro famiglie.
Poi è stata la volta delle testimonianze. Alessandra Cocco, mamma di Sofia, ricoverata in reparto e in via di dimissione, ha voluto portare l’attenzione sulla relazione che si è instaurata e sul supporto che tutto il team le ha offerto dal primo momento fino a oggi. Anche Alessio Vaccaluzzo, infermiere del Sant’Anna e papà di Desireè, ha voluto ringraziare l’équipe che 8 anni fa si è presa cura della sua bambina. Infine, la parola è andata Riccardo Raso, 6 anni, bimbo che alla nascita ha avuto bisogno delle cure del reparto, ha raccontato la sua esperienza con il fratellino più piccolo, Edoardo, da poco dimesso. Riccardo ha poi avuto il compito di lanciare i palloncini fuori dalla hall del presidio e del taglio della torta.

In questa intensa giornata non è mancato un gesto di generosità di una famiglia per le altre famiglie. Jessica e Mattia Grigioni, genitori di Christian e Tommaso, hanno donato alla TIN il Kit di Griffiths III per la valutazione dello sviluppo nella prima infanzia. Un “regalo” apprezzatissimo, che servirà per molti bambini in cura al Sant’Anna anche dopo le dimissioni dal reparto per i percorsi di follow up. La storia di Christian è stata raccontata dai due genitori con grande commozione. Una gravidanza normale e poi, alla 37esima settimana, un problema di scambio materno-fetale ha richiesto un cesareo d’urgenza e immediate cure per il piccolo che era in gravissime condizioni. Christian ora sta bene, ha 13 mesi ed è coccolato anche dal fratellino e dagli amorevoli nonni e zii.