Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio, per la prima volta a Como, con Delitto/Castigo




“Sono partito da un mio antico amore – ha raccontato recentemente Rubini al Corriere della Sera, – Delitto e Castigo è un libro che ho sempre amato molto, l’ho letto, riletto, e la voglia di metterlo in scena è un rovello che mi porto appresso da tanto tempo.” Si sa che i vecchi amori non finiscono, così Rubini ha “impalmato” l’opera più letta e famosa di Dostoevskij traendone uno spettacolo che ha debuttato lo scorso febbraio a Mestre e in pochi mesi ha toccato diverse città italiane, da Napoli a Verona, da Brindisi a Firenze, fino a Caserta nell’aprile 2018, registrando
sempre consenso di critica e pubblico.
Di sicuro riscuoterà successo anche a Como il Delitto e Castigo nell’adattamento teatrale di Sergio Rubini e Carla Cavalluzzi con Luigi Lo Cascio ad impersonare l’angosciato Rodiòn, che segna il ritorno della grande prosa al Teatro Sociale di Como, all’interno della Stagione Notte 2018/2019, sabato 19 (ore 20.30) e domenica 20 gennaio (ore 17.00)–
Il Nuovo Teatro, in co-produzione con Fondazione Teatro della Toscana, ha scelto Como per riallestire questa produzione e ripartire in una tournée che porterà Luigi Lo Cascio, Sergio Rubini, Roberto Salemi, Francesca Pasquini al Teatro Sociale di Bellinzona e successivamente in numerosi teatri italiani, tra cui Messina, Bologna, Bergamo, ed infine al Teatro Franco Parenti di Milano.

Rubini e Lo Cascio ci condurranno in un viaggio attraverso le pagine di un capolavoro della letteratura russa, pubblicate nel 1866, e ambientate a San Pietroburgo; Delitto e castigo, tra le opere più conosciute di Dostoevskij, racconta il tormento di Rodion Romanovič Raskol’nikov, un giovane povero e strozzato dai debiti, che uccide una vecchia e meschina usuraia. Sergio Rubini, il narratore, e Luigi Lo Cascio trascineranno il pubblico nel racconto, facendo vivere in prima persona l’ossessione e la sofferenza del protagonista.
Rodiòn è sicuro che quella morte, a cui si aggiunge quell’imprevista della sorella della vecchia, involontaria testimone, non solo non sia moralmente condannabile, ma necessaria, inevitabile, la naturale affermazione della sua più intima libertà, un’azione che, per quanto in apparenza malvagia, sarà utile per la collettività. Eliminare Alena Ivànovna equivale a togliere di mezzo un essere spregevole e Rodiòn, come i grandi uomini, è eticamente autorizzato a vivere sopra la legge, certo che la storia alla fine lo assolverà. Ma la teoria è ben altra cosa rispetto alla cruda, amara, devastante realtà e questo Rodiòn lo impara immediatamente in una San Pietrburgo che diventa una città incubo, un luogo opprimente, abitato da reietti, da carnefici ma anche da vittime come lui.

 
Il romanzo, cui si ispira la pièce in programma al Sociale, deve il suo successo anche all’analisi di molti autori, tra cui Pier Paolo Pasolini, che nel romanzo hanno riscontrato prodromi e fonti di ispirazione per quelli che saranno poi gli approcci di Nietzsche, Kafka, Freud.
Un viaggio all’interno del “viaggio” della Stagione Notte 2018/2019: emozioni, ossessioni, déjà vu letterari, in un percorso introspettivo pieno di evocazioni.
 
INFO
Abbonamenti dai 100€ ai 52€ per 5 spettacoli.
Biglietti da 27€ a 13€ + prevendita.
In vendita in biglietteria e online su www.teatrosocialecomo.it

sabato, 19 gennaio – ore 20.30 TURNO A domenica, 20 gennaio – ore 17.00 TURNO B
Teatro Sociale di Como
SERGIO RUBINI e
LUIGI LO CASCIO
in
DELITTO/CASTIGO
di Fëdor Dostoevskij
con Francesco Bonomo, Francesca Pasquini
e con G.U.P. Alcaro
scene Gregorio Botta
costumi Antonella D’Orsi
musiche Giuseppe Vadalà
progetto sonoro G.U.P. Alcaro
luci Luca Barbati
aiuto regista Gisella Gobbi
regia Sergio Rubini
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana

Vertigine e disagio accompagnano il lettore di Delitto e Castigo. La vertigine di essere finiti dentro l’ossessione di una voce che individua nell’omicidio la propria e unica affermazione di esistenza. E quindi il delitto come specchio del proprio limite e orizzonte necessario da superare per l’autoaffermazione del sé. Un conflitto che crea una febbre, una scissione, uno sdoppiamento; un omicidio che produce un castigo, un’arma a doppio taglio. Come è la scrittura del romanzo, dove la realtà, attraverso il racconto in terza persona, è continuamente interrotta e aggredita dalla voce
pensiero, in prima, del protagonista. Ed è proprio questa natura bitonale di Delitto e Castigo a suggerire la possibilità di portarlo in scena attraverso una lettura a due voci.
In Delitto e Castigo di Dostoevskij è evidente il conflitto interiore del protagonista, che crea in lui una scissione; ne viviamo i lucidi ragionamenti, in cui si rifiuta di provare rimorso, per dimostrare a se stesso di appartenere alla categoria di quelli che lui definisce i “napoleonici”, i grandi uomini, le menti superiori dalle idee rivoluzionarie, autorizzati a vivere e agire al di sopra della legge comune, perché tutte le loro azioni, anche quelle condannate dalla morale, hanno come fine ultimo il bene collettivo. Tenta di convincersi che l’omicidio della vecchia usuraia, poiché ha liberato dal giogo molti poveri creditori e eliminato dalla faccia della terra un essere maligno, non solo non è condannabile e non dovrebbe procurargli alcun pentimento, ma costituisce la dimostrazione stessa della sua appartenenza ad una categoria superiore. Dall’altro lato, però, viviamo il lento affiorare in lui della consapevolezza di non riuscire a sfuggire ai sensi di colpa e al terrore di essere scoperto: deve rassegnarsi, alla fine, di essere non già un grande uomo, ma un “pidocchio”, e, come tale, di meritare una punizione.