A Italia’s got Talent Simone Savogin colpisce i giudici con la sua poesia e va in finale
Tra performer, ballerini, comici, e cantanti, a Italia’s got Talent vince la poesia di Simone Savogin, trentottenne di Alserio, che ieri sera si è guadagnato l’accesso alla finale del celebre programma televisivo inchiodando i giudici Claudio Bisio, Federica Pellegrini, Mara Maionchi e Frank Matano con una poesia sull’orrore della guerra raccontata attraverso un anomalo dialogo figlio padre.
Personalità artistica poliforme Savogin, di professione doppiatore per videogames, riesce ad essere cantante credibile in tra band diversissime tra loro, un po’ attore, scrittore e, soprattutto, vero poeta contemporaneo, anche se lui stesso asserisce di giocare su un altro campo, quello del poetry slam di cui è campione italiano e rappresentante di punta della LIPS (Lega Italiana Poetry Slam). Il Poetry Slam è una vera e propria gara: su un palcoscenico, i poeti recitano i loro versi e, alla fine, è il pubblico a decretare il vincitore. Di origine antichissima – già i greci organizzavano questo tipo di competizioni – ha avuto un rinnovato slancio negli ultimi anni, prima in America e adesso in tutto il mondo. In Italia il fenomeno ha numeri sorprendenti; solo nel 2018, gli eventi sono stati più di 300.
Simone Savogin ha cominciato la sua carriera di poeta slammer nel 2005 quando ha fondato, insieme ad altri, la LIPS (Lega taliana Poetry Slam). Da allora, ha collezionato una serie di successi che gli hanno permesso di vincere per 3 volte di seguito il Campionato italiano di Poetry Slam e di piazzarsi ai primi posti nelle competizioni internazionali.
Alle audizioni di Italia’s got Talent Simone aveva portato la lettera da un padre a un figlio immaginario, declamandola come solo lui sa fare, quasi un rap freestyle ma con una carica emotional di grande intensità.
Il pezzo nuovo che ieri sera ha colpito i quattro giudici e l’ha catapultato nella finale del programma, rovescia il punto di vista, è una supplica da un bambino al padre. “Ho inserito un elemento, la guerra, raccontando di una storia vera che ho un po’ romanzato” ha detto Simone emozionatissimo. E appena ha aperto bocca facendo uscire il suo fiume in piena di parole e sentimenti di cui la sua storia forte e toccante sono intrisi, nessuno si è salvato. Le sue parole ci hanno devastato il cuore, come la poesia dovrebbe appunto fare.

Di Simone Savogin uscirà a giorni il nuovo libro “Scriverò finchè avrò voce” edito da Tre60 che segue “Come farfalla” uscito un anno fa. Si tratta di una raccolta di testi, perloppiù inediti, nei quali l’autore disegna immagini estremamente coinvolgenti attraverso i suoni delle parole che superano il senso delle parole stesse. Dotato di una voce potente e delicata Simone lavora profondamente sul ritmo e sulla musica perchè la sua forza comunicativa risiede nella completa padronanza dello strumento vocale.
Giocando con i suoni e le allitterazioni, le poesie di Savogin si focalizzano sugli oggetti e sulle emozioni del quotidiano, rielaborandole e offrendone spesso una visione straniata che impone una riflessione. Ed è proprio questo cambiamento del punto di vista che rende la raccolta “Scriverò finché avrò voce” immediatamente «popolare», diretta ed efficace, apprezzabile da tutti.
Le prime presentazioni del libro saranno il 26 marzo alla Libria di VIa Volta a Erba e il 29 marzo alla Libreria Ubik di Como