“La Notte degli ulivi”, il teatro di Érich-Emmanuel Schmitt ad Albavilla



Gesù è solo sul monte degli ulivi, il suo destino terreno sta per compiersi. Christian Poggioni è l’interprete di una delle drammaturie più intene del francese Érich-Emmanuel Schmitt giovedì 11 aprile, uno spettacolo in attesa della Pasqua Cristiana al Cine teatro DellaRosa di Albavilla

In “La notte degli ulivi” Schmitt racconta la storia universalmente nota di Jeshua (Gesù di Nazareth) da un’angolazione originale e provocatoria: il suo è un Jeshua dal volto profondamente umano, che esprime una istintiva gioia di vivere e una dolorosa angoscia di fronte alla morte. È un ebreo che, vissuto in una Galilea dove pullulavano i falsi Messia, per primo dubita, si interroga, vive un conflitto lacerante tra l’umano e il divino.
Questa è la notte di tutte le inversioni, nello spettacolo Jeshua si chiede Chi sono io? Come è cominciato tutto questo? Sa che tra poche ore verrà arrestato e condannato a morte. Come posso arrogarmi il compito di parlare in nome di Dio? Non è presunzione, vanità, follia? Si sente sommergere dal panico, si domanda come sia giunto a questa notte decisiva. Non ho risposte a queste domande. Semplicemente faccio la scommessa di essere veramente il figlio di Dio. Perché se perdo, non perdo nulla. Ma se vinco, vinco tutto. E faccio vincere tutti.
Comincia a ripercorrere le tappe fondamentali della sua esistenza terrena: dall’infanzia a Nazareth al primo amore giovanile, dall’incontro con Giovanni Battista alla ricerca mistica nel deserto, dalla chiamata dei discepoli ai primi miracoli, dallo scontro con i farisei alla scelta di sacrificarsi.
Riuscirò ancora a sentire la voce di mio padre quando mi inchioderanno? E se non rimanesse più che questa povera voce umana per urlare l’agonia? Ho paura. Dubito. Vorrei salvarmi.
È lui stesso, infine, a chiedere a Giuda Iscariota, il suo discepolo preferito, di tradirlo: solo così potrà terminare la sua scommessa.
Tra qualche ora si saprà se sono davvero il testimone di mio Padre o se non ero che un pazzo. Uno di più.