Doppia spedizione di Francesco Ratti: prima l’Alaska poi l’inviolato Pangpoche




E’ partita oggi la spedizione che porterà Francesco Ratti, atleta di origine erbese, ad una doppia sfida con le montagne più impervie del mondo: in Alaska, obiettivo le vette del Denali (6.190 mt) e del Foraker (5.304 mt), e l’Himalaya con obiettivo Pangpoche (6.620 mt) e Manaslu (8.163 mt). Due spedizioni nelle condizioni più estreme, ognuna con un sogno diverso. Rientro previsto per il 14 giugno.
Francesco Ratti, classe 1980, alpinista e Guida Alpina della Società Guide del Cervino, nato e cresciuto a Lecco, “uno dei posti più belli d’Italia per praticare climbing”, vive a Cevinia sarà equipaggiato da Millet, il marchio che dal 1950 produce abbigliamento, calzature e attrezzature per alpinismo, arrampicata, trekking, sci alpinismo e trail running.

Nella prima parte dell’avventura l’ obiettivo è esplorare uno dei continenti più estremi della terra e raggiungere la vetta del Denali – 6.190 mt – la vetta più alta del Nord America e degli Stati Uniti. Una sfida di alpinismo con la A maiuscola. “Il Denali, per la sua posizione geografica prossima al Circolo Polare Artico è una delle montagne più fredde del pianeta e presenta una ridotta pressione barometrica che porta ad una rarefazione dell’aria pari ad una montagna di 1.000 metri più alta. La quota e l’acclimatamento rappresentano già di per sè una grande sfida, oltre alla necessità di essere autonomi nel trasportare i materiali e preparare i campi in quanto in Alaska, a differenza dell’Everest, non ci sono i portatori! » afferma Francesco Ratti. «Inoltre è da considerare anche il grande dislivello tra campo base e cima: dalla pista di atterraggio sul ghiacciaio del Kahiltna alla cima del Denali ci sono 3.900mt di dislivello ».
Il Denali è, per molti aspetti, una tela bianca e il modo in cui un alpinista decide di scalarla è espressione delle proprie abilità ma anche della propria creatività, perchè c’è sempre un modo nuovo di avvicinarsi ad una montagna e il Denali non fa eccezione. « La scalata al Denali sarà una spedizione flessibile e veloce e molto dipenderà dalle condizioni meteo. Ci acclimateremo sulla via normale del Denali ma anche sulle montagne limitrofe sulla base delle condizioni atmosferiche e cercheremo di sfruttare al meglio le finestre di bel tempo per ripetere in stile alpino e nel modo più leggero e veloce una delle vie che conducono alla vetta di questa stupenda ed enorme montagna – continua Ratti – «Abbiamo intenzione di percorrere una via tecnica ed impegnativa ma l’itinerario sarà definito solo in base alle condizioni che si presenteranno al momento dell’ascensione. Non nascondo che la via aperta da Cassin è un grande sogno ! »

Francesco Ratti nella sua spedizione sarà in cordata con altri alpinisti: François Cazzanelli, Stefano Stradelli e Roger Bovard.
Ma cosa significa arrivare in vetta ? « Le condizioni a cui sottopone il corpo umano il Denali sono proibitive e, oltre alla velocità di ascesa e importante minimizzare l’equipaggiamento – conclude Francesco Ratti – «Ho scelto Trilogy di Millet, una linea studiata per l’alta quota e le basse temperature, optando per uno zaino da 30 litri particolarmente leggero e versatile, ideale per le salite in stile alpino”.
Ma l’Alaska non è l’unica sfida che attende Francesco Ratti. In autunno, dopo una pausa estiva dedicata alla sua professione di Guida Alpina, l’atleta si confronterà con due impegnative montagne in Nepal : il Pangpoche (6.620 mt), una montagna di oltre seimila metri che ad oggi risulta ancora inviolata, e il Manaslu (8.163 mt), l’ottava montagna della terra. « L’idea è di affrontare il Pangpoche in stile alpino per acclimatarci e poi raggiungere la vetta del Manaslu senza l’utilizzo di ossigeno supplementare » – sottolinea Francesco Ratti – «Per il Manaslu abbiamo due possibilità : tentare di ripetere la via Kukuczka-Hajzer sul versante nord-est che attualmente risulta non ripetuta, oppure percorrere la via normale, ma tutto dipenderà dalle condizioni climatiche che ci troveremo di fronte».

Questa spedizione è un’avventura fuori dagli schemi. Il Pangboche (6.620 mt) si trova a 14,8 km a est-nord-est del Manaslu (8.163) e a soli 1,6 km dal confine Tibetano e tutt’oggi rimane ancora inviolato. Manaslu deriva dal nome “manasa”, che significa “montagna dello spirito” e si trova nell’Himalaya centrale fra le splendide valli Marsyangdi e Budhi Gandaki.
Affrontare due vette Himalayane così complesse e con caratteristiche tecniche notevolmente differenti è sotto alcuni aspetti una scelta pioneristica. “L’efficacia della squadra sarà fondamentale: bisognerà collaborare al meglio e ognuno di noi dovrà fare e dare il massimo” – conclude Francesco Ratti – “Sarà fondamentale avere una squadra di alpinisti moto affiatata e animata da un profondo rapporto di amicizia e di stima reciproca. Oltre ad una grande preparazione serviranno solide doti tecniche, flessibilità mentale e molta determinazione”.