#salviamocilafaccia, anche i campioni per spiegare l’importanza del casco integrale

14 maggio 2019 | 16:49
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#salviamocilafaccia, anche i campioni per spiegare l’importanza del casco integrale
#salviamocilafaccia, anche i campioni per spiegare l’importanza del casco integrale
#salviamocilafaccia, anche i campioni per spiegare l’importanza del casco integrale

Jacopo Cerutti, dalla Dakar a Cantù per parlare ai ragazzi delle medie stamane. E poi la testimonianza di Ian Sagar.

Si è svolta oggi a Cantù la seconda edizione di “#salviamocilafaccia”, evento organizzato dall’omonima onlus presieduta da Andrea Di Francesco insieme ad Asst Lariana e Labor Medical per la promozione dell’utilizzo del casco integrale. Protegge la testa, il sorriso e, spesso, anche la vita. Il casco integrale va indossato sia in moto che in scooter e al suo utilizzo oggi è stato dedicato l’evento “#salviamocilafaccia”. Nella sede della Labor Medical di Cantù, l’associazione “salviamocilafaccia”, Asst Lariana insieme a Labor Medical hanno organizzato l’iniziativa di sensibilizzazione. Presenti le classi terze delle scuole medie di Figino Serenza.
All’incontro, moderato dal giornalista de La Provincia Edoardo Ceriani, sono intervenuti Matteo Soccio, direttore sanitario di Asst Lariana, e Maurizio Volontè, responsabile del 118 di Como.  L’approfondimento è stato introdotto da Andrea Di Francesco, presidente della onlus e responsabile della Chirurgia Maxillo – Facciale pediatrica dell’ospedale Sant’Anna, seguito dalle relazioni di Alfredo Caminiti, direttore del Dipartimento Materno Infantile e primario di Pediatria dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Cantù, e di Angelo Selicorni, primario di Pediatria dell’ospedale Sant’Anna, che hanno affrontato il tema della protezione come stile di vita. E’ stata poi la volta dei chirurghi maxillo-facciali Gabriele Canzi e Francesco Daleffe che insieme a Di Francesco hanno spiegato agli 80 ragazzi presenti quanto e come il casco integrale protegge la vita, la faccia e la bocca. La parola è poi passata a Francesco Boeri, ingegnere dell’azienda Airoh, che ha illustrato come si produce un casco e relazionato sulla ricerca e sullo sviluppo in questo settore industriale per proteggere testa e viso in modo giovane e moderno.
Ha poi portato la sua testimonianza Federico Pennestrì, ex dj, ricercatore e docente universitario, che qualche anno fa ha avuto un grave incidente con lo scooter. Federico ha raccontato la sua esperienza in ospedale e il lungo percorso che ha dovuto affrontare con forza di volontà e con il sostegno di familiari e amici.
La parte conclusiva dell’evento è stata riservata al mondo dello sport. Il centauro Jacopo Cerutti, pluricampione italiano, campione europeo e dakariano di moto fuoristrada, ha raccontato la sua esperienza in gare difficili su sabbia e la scelta di utilizzare il casco integrale anche quando si sposta in città. Infine, la “lezione” del campione paraolimpico di Basket Ian Sagar, che gioca nella Briantea 84. All’età di 17 anni a seguito di una caduta da un motorino e del casco lasciato slacciato, ha riportato lesioni alla colonna vertebrale che gli impediscono di camminare, ma non di reagire con determinazione e di accettare ogni sfida, nello sport come nella vita.

I DATI
Solo un giovane su quattro che viaggia in moto o in scooter indossa il casco integrale. Si tratta di una protezione importante che, in caso di incidente, può evitare gravi traumi e lesioni permanenti al viso e alla bocca e conseguenti problemi funzionali, psicologici e di relazione. L’utilizzo di un casco “aperto” (jet) raddoppia la gravità del trauma facciale. “L’introduzione del casco – spiega Andrea Di Francesco, ideatore della manifestazione e responsabile della Chirurgia Maxillo-Facciale pediatrica dell’ospedale Sant’Anna – ha ridotto in modo sensibile la mortalità di chi usa la moto, ma pochi conoscono i danni che possono subire motociclista, scooterista e passeggeri utilizzando caschi che non proteggono il viso e la bocca. I traumatismi facciali, in seguito a incidente motociclistico, spesso sono irreversibili, comportano cure prolungate, a volte non risolutive, e sono spesso caratterizzati da difetti funzionali ed estetici permanenti”.
L’utilizzo consapevole di un casco integrale di qualità, ben allacciato, efficace nella protezione dai traumi cranici e facciali consente, in caso di incidente, di ridurre le conseguenze del trauma e sicuramente migliora la qualità di vita delle persone che subiscono traumi multipli motociclistici. “Indossare il casco integrale – prosegue Di Francesco – consente di ridurre del 50% il rischio di lesioni cerebrali e del 25% il rischio di fratture facciali. Il 70% dei ragazzi coinvolti in incidenti con casco non integrale riporta lesioni permanenti, contro il 5% di quelli che indossano il casco integrale. Inoltre, il 5-10% dei traumi con casco jet, cioè aperto, anche in caso di dinamiche a moderata energia, comporta lesioni irreversibili che anche la chirurgia non può risolvere con tutte le conseguenze funzionali, estetiche e psicologiche che questa condizione può causare”.

Nella foto: da sx, Gabriele Canzi, Andrea di Francesco, Alfredo Caminiti, Stefania Marino, Francesco Boeri, Francesco Daleffe, Federico Pennestrì, Edoardo Ceriani, Jacopo Cerutti e i volontari del Cisom Como.