Sant’Elia: in pinacoteca la presentazione di un volume

Si terrà il 17 maggio, alla Pinacoteca civica di Como, alle ore 17.30, la conferenza di presentazione degli atti del convegno internazionale Antonio Sant’Elia e l’architettura del suo tempo a cura del professor Ezio Godoli. Il volume, disponibile sul web, è l’esito di una ricerca condotta dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Firenze sfociata in un convegno internazionale che si è svolto alla palazzina reale della ex stazione di Santa Maria Novella a Firenze il 2 e3 dicembre 2016 nell’ambito delle celebrazioni del centenario di Antonio Sant’Elia.
Alla conferenza di presentazione del volume in Pinacoteca, organizzata dall’Ordine degli Architetti PPC di Como e patrocinata dal Comune di Como, interverranno Ezio Godoli, già ordinario di Storia dell’architettura dell’Università degli studi di Firenze, Letizia Casati, già conservatrice dei Musei Civici di Como, Luigi Cavadini, critico d’arte, Alberto Longatti, giornalista e storico, Ornella Selvafolta, già ordinaria di storia dell’architettura del Politecnico di Milano.

Pinacoteca civica di Como
via A. Diaz n.84, Como
17 maggio ore 17.30
Ingresso libero
Il volume rappresenta un’importante aggiornamento degli studi su Sant’Elia che viene sottoposto ad un esame critico. Ci sono notizie e immagini sul cimitero di guerra progettato dall’architetto, si esaminano disegni e schizzi di proprietà degli eredi, viene alla luce la relazione presentata da Sant’Elia all’esame di Bologna per il diploma di disegnatore architettonico, si studia con nuove prospettive la genesi della Città Nuova, ecc. Il convegno internazionale tenuto a Firenze ha consentito di rilanciare gli studi su Sant’Elia in modo da precisare meglio il suo ruolo nella storia dell’architettura moderna, al di là dell’utopia e con un’idea realistica delle megalopoli all’inizio del ‘900.

Ezio Godoli scrive nella presentazione del volume:
Le forzature che hanno accompagnato la costruzione negli anni 1930 del mito di Sant’Elia pioniere dell’architettura moderna, hanno orientato il successivo dibattito critico, alimentando come reazione una sterile polemica sulla sua appartenenza al Futurismo, condizionata da pregiudizi ideologici e culturali. Ad una storicizzazione tendenziosa che ha inteso confinare la sua produzione nell’area di un tardo Liberty influenzato dalla scuola viennese di Otto Wagner, si è accompagnata una interpretazione riduttiva dei disegni della Città nuova come scenografie ispirate all’immaginario metropolitano statunitense.
L’approfondimento delle relazioni tra alcune delle tendenze dominanti nella architettura italiana e europea nei primi anni del XX secolo e l’opera di Sant’Elia, proposto nei saggi che costituiscono questo volume, non intende ridimensionarne l’apporto originale, ma collocarla nel suo tempo ampliandone il campo dei riferimenti culturali. Da queste analisi emerge la capacità dell’architetto comasco di fondere in un crogiuolo spunti derivati dagli albi della Wagnerschule, da Josef Hoffmann e dai suoi migliori allievi, dagli ultimi fuochi dell’orientalismo, dal filone del gigantismo visionario che ha collegato a fonti viennesi e tedesche diversi protagonisti dell’architettura italiana prima della guerra del 1914-1918, per ricavarne soluzioni compositive, ma anche tecnologiche, decisamente innovative.
La rilettura dei disegni per la Città nuova, alla luce dei temi dominanti nel dibattito sulla metropoli moderna negli anni in cui si stavano gettando in Italia le fondamenta della disciplina urbanistica e delle proposte elaborate per rimediare ai ‘mali’ della grande città (e in particolare di Milano), consente di sottrarli alla sfera del puro esercizio visionario e di riconsiderarli come risposte praticabili e non prive di efficacia, sebbene in anticipo sui tempi, ad alcune delle esigenze individuate dal dibattito contemporaneo come prioritarie nel perseguire il risanamento igienico, la razionalizzazione, il miglioramento delle condizioni di vita nelle grandi agglomerazioni urbane.