La “Primavera musicale” porta al liceo Volta “Storia di un soldato” di Igor Stravinskij

L’ Associazione Gino Marinuzzi jr. presenta sabato 25 maggio alle ore 21, presso la Sala Benzi del Liceo Classico Scientifico “A. Volta” di Como il terzo appuntamento della Primavera Musicale “Storia di un soldato – Histoire du Soldat” di Igor Stravinskij.
Il terzo appuntamento della Primavera Musicale nasce da una bella collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicale “A. Peri” di Reggio Emilia e con la prestigiosa Accademia Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola.
A differenza dei primi due concerti della stagione “Primavera Musicale – Nel tempo e nello spazio”, ambientati fra il Settecento mozartiano e il Seicento del Barocco italiano e inglese, con questa serata l’ attenzione verrà spostata al XX secolo, fino ad arrivare al contemporaneo.
Proprio per questo motivo, si è deciso di intitolare “Nel tempo e nello spazio” questa rassegna concertistica che presenta cinque secoli e l’intera Europa.
Histoire du Soldat di Stravinskij è una delle opere più particolari del secolo XX, sia dal punto di vista musicale sia da quello teatrale. L’opera completa vede, oltre alla partecipazione dei musicisti, anche quella degli attori, che recitano il libretto di Charles – Ferdinand Ramuz raccontando la storia di un soldato che, tornando a casa per una licenza, viene blandito dal Diavolo, che, geloso della sua capacità di suonare il violino, glielo sottrae in cambio di un libro che realizza ogni desiderio. Tre
giorni di sogni fatti realtà, solo tre giorni, ma quando il Soldato, senza il violino, arriva a casa, trova che sono passati tre anni, la sua donna s’è sposata, il suo posto non c’è più.
A che serve il denaro senza affetti? Tornato povero, il Soldato riprende la strada del profugo, arriva nella terra governata da un re, che dice che darà in sposa sua figlia, malata, a chi riuscirà a guarirla. Il Soldato ha di nuovo il suo violino, riconquistato al Diavolo con vodka e astuzia. La Principessa è sedotta, danza un tango, un valzer e un ragtime, e cade fra le sue braccia. Sembra l’epilogo bello di una fiaba. Ma, quando i due giovani si metteranno in strada per raggiungere la patria del Soldato, il Diavolo li aspetterà all’incrocio del destino per riprendersi violino e anima, e al Soldato non resterà che seguirlo a capo chino.
L’opera è stata composta a Morges nel 1918, da uno Stravinskij squattrinato ed esule in Svizzera a causa della durissima Rivoluzione Russa, che prese piede proprio in quegli anni. L’idea era scrivere uno spettacolo da baraccone, povero, dal momento che l’arte iniziava, dagli anni della guerra, a non portare più né soldi né fama.
Sabato 25 maggio ore 21
Liceo Classico Scientifico “A. Volta” di Como
HISTOIRE DU SOLDAT (Suite) Igor Stravinskij, 1918 Marche du Soldat Petits airs au bord du ruisseau Pastorale Marche Royale Petit Concert Trois danses 1. Tango 2. Valse 3. Ragtime Danse du Diable Grand Choral Marche triomphale du Diable Direttore: Francesco Ottonello
Francesco Gaspari violino, Nevio Ciancaglini clarinetto, Martino Tubertini fagotto, Innocenzo Caserio tromba, Atreo Ciancaglini, trombone, Lucia Boiardi contrabbasso, Gabriele Genta, percussioni.
Ingresso libero
«Ho concepito la prima idea dell’Histoire du Soldat nella primavera del 1917 – racconta Stravinskij ma non ho potuto approfondire quell’argomento perché intento alla stesura de Les Noces e a realizzare il poema sinfonico “Le Rossignol”. Il pensiero di comporre uno spettacolo drammatico per un teatro ambulante m’era venuto parecchie volte alla mente fin dall’inizio della Prima Guerra Mondiale. Il genere di lavoro cui pensavo doveva esigere un organico di esecutori semplice e modesto al punto da permettere una serie di allestimenti in una tournée nelle piccole cittadine svizzere, ed essere altrettanto chiaro nel suo intreccio, in modo che se ne afferrasse facilmente il senso. Il soggetto mi venne dalla lettura di quella novella di Afanasiev, che racconta del soldato e del diavolo: in quella novella, quel che mi aveva colpito particolarmente era il modo in cui il soldato adescava il diavolo a bere molta vodka per poi dargli da mangiare una manciata di piombo, convincendolo che era caviale, così che il diavolo avidamente lo mangiava e tirava le cuoia. In seguito trovai altri episodi fiabeschi sul medesimo tema e cominciai a elaborare un soggetto: soltanto lo schema del lavoro è da attribuirsi ad Afanasiev e a me, perché il testo definitivo è opera di Ramuz, mio grande amico e collaboratore, a fianco del quale lavorai attentamente, traducendogli riga dopo riga il mio testo».
Non c’è motivo di parafrasare Stravinskij: il primo nucleo dell’Histoire è questo, perché anche i Souvenirs sur Igor Stravinskij di Ramuz confermano la versione.
Nell’idea prima ci sono il tema e il dramma dello sradicamento: quello dei giovani arruolati con la forza nelle guerre di Nicola I contro i Turchi. Il Soldato di Afanasiev è la metafora dell’uomo costretto a viaggiare in quella terra di nessuno che è poi tutto il mondo, se allontanarsi da casa non è frutto di una scelta e riconquistare le proprie origini una chimera. Stravinskij capì in quel 1917 che il ritorno in Russia sarebbe rimasto un desiderio proibito, anzi vietato.
Un’opera? Difficile far rientrare L’Histoire nel grande genere, considerato che le voci sono di un Narratore, di un Soldato e un Diavolo che agiscono e parlano, al più, seguendo metriche e ritmiche, mai altezze. Il quarto personaggio, la Principessa – cancellata presto l’idea di fare del re un ruolo vero – è consegnato all’astrazione muta della danza. Eppure L’Histoire du Soldat è un rito scenico, ma d’una nuova forma di teatro musicale che con l’Opera, derivata ed evoluta dal Melodramma, non ha più legami. Lo spettacolo doveva essere povero, portatile: «Un piccolo palco montato su una piattaforma – si legge nelle istruzioni alla prima rappresentazione di Losanna, il 28 settembre del ’18 –. Uno sgabello (o un barile) ai due lati. Su uno degli sgabelli siede il Narratore di fronte a un tavolino sul quale ci sono una caraffa di vino bianco e un bicchiere. L’orchestra è sul lato opposto del palcoscenico». Ma piccolezza non significava scarso respiro: con L’Histoire du Soldat si compie il
salto definitivo in quell’estetica contemporanea che archivia l’orchestra come più alto grado della santificazione strumentale. Come la maggior parte delle opere stravinskiane, Histoire du Soldat rappresenta una grande novità nello stile musicale del ‘900. Il ritmo, che ricopre il ruolo fondamentale in questo tipo di musica, passa da uno stile tribale ad uno più jazzistico, cambiando freneticamente. Le armonie sono spesso dissonanti e le voci collaborano fra di loro proprio con la creazione di dissonanze che all’orecchio, se prese singolarmente, possono anche risultare fastidiose, ma nell’insieme rappresentano un’idea nuova di musica, legata proprio alla bellezza della dissonanza. Uno stile proprio di Stravinskij, che nessuno è riuscito mai a replicare.
Storia simile è vissuta da Carlo Gesualdo da Venosa, autore rinascimentale da cui moltissimi compositori del XX secolo presero spunto. I suoi madrigali, di cui ascolteremo una trascrizione durante il concerto, sono un esempio di anticipazione melodica e armonica del secolo XX: cromatismi, dissonanze e continui cambi di tempo sono la linfa della sua musica. Non venne mai perfettamente capito fra i suoi contemporanei, vista la provocatorietà della sua musica, ma fu molto apprezzato dai musicisti del ‘900, tanto che lo stesso Stravinskij scrisse delle trascrizioni per orchestra di alcuni suoi madrigali. Qui assisteremo sempre ad una trascrizione, ma per lo stesso organico per cui fu scritta Histoire du Soldat. Interessante il suono che, da strumenti a fiato, vuole il più possibile imitare la voce umana. (Nota del M.° Anna Bottani)