Le ricette del Bassone in un libro. Alla libreria Ubik

Dal “Mandato di cottura”, al “Diario dei sapori”, per approdare ad “Assapori(amo) la libertà”. Sono i tre laboratori che condividono un unico e solo progetto: “Cucinare al fresco”, ovvero una raccolta di ricette realizzate rigorosamente dietro alle sbarre. Autori dell’iniziativa non grandi chef e nemmeno scrittori di professione, ma tre gruppi di detenuti che si sono messi in gioco per realizzare una pubblicazione dedicata al food. Una sperimentazione avviata lo scorso anno, coordinata da Arianna Augustoni, all’interno dell’Istituto del Bassone che ora è entrata anche nel carcere di Bollate e in quello di Varese, in attesa di replicarsi anche nelle due strutture di Brescia e di Opera.
Proprio per condividere con l’esterno i sapori e i profumi della cucina, lunedì 27 maggio, alle ore 18.00, alla libreria Ubik di Como è in programma la presentazione dei due libri con una ricchissima e gustosa selezione di ricette sia in versione maschile che in quella femminile con Arianna Augustoni coordinatrice del progetto e Carla Santandrea, ex direttore dell’Istituto di Como, ora a Varese che ha sostenuto l’iniziativa.
L’iniziativa è nata per caso, da una fortuita chiacchierata coi detenuti, una conversazione che in poco tempo ha reso partecipi tutti i presenti e tutti quanti hanno deciso di impegnarsi per “fare qualcosa di buono”, sia in cucina che nella vita. Parole, sapori, profumi, ingredienti sono il “sale della vita”, fattori in grado di unire e di sviluppare nuove sensazioni e nuovi bisogni come quello di raccontarsi. Si tratta di una sorta di esperienza di conoscenza e di esternazione dei sentimenti in chiave enogastronomica.
Oltre a raccontare la preparazione di ogni piatto, viene spiegato come ci si deve arrabattare per costruire e mettere in pratica una ricetta, con quali strumenti e con dei tempi molto dilazionati, nell’arco della giornata.
Il volume di 84 pagine, in vendita alla libreria Ubik di Como, ha abbandonato quell’idea di quaderno degli appunti voluta in una prima fase del progetto che voleva promuovere una forma di conversazione dietro le sbarre. Ora parliamo di una raccolta di idee e di progetti per una cucina innovativa, ma al contempo semplice e creativa, impreziosita da quelle sensazioni che solo loro, i detenuti, possono sapere e raccontare. Ogni ricetta riporta anche una frase che spiega storie e modalità, l’espressione di un detenuto che vuole riscattarsi e vuole raccontare qualcosa di sé.
“Parlare di cibo significa anche parlare di elaborazione degli elementi sino a farne una vera e propria arte che da sempre affascina l’umanità – spiegano Giuseppe Rizzani, delegato vicario per la Lombardia dell’Ordine Costantiniano e don Arnaldo Morandi, Priore della Lombardia – Il volume, nella sua semplicità, è un invito a raccogliere un messaggio che esprime il bisogno di riscatto, di affetto, di quotidianità di una comunità, quella carceraria, fatta di donne e di uomini che hanno sbagliato, ma che hanno bisogno di sperare in una società che li sappia riconciliare e restituire a una vita dignitosa da costruire e da ricostruire senza pregiudizi”.
Un particolare ringraziamento va all’ex direttore del carcere, Carla Santandrea che ha sposato l’iniziativa e ha condiviso ogni singola fase del progetto che ha preso il via oltre un anno fa e ora si accinge ad affrontare una nuova sfida cercando di coinvolgere un numero sempre maggiore di Istituti in Lombardia.
“Il libro – concludono i detenuti del corso – è una memoria gustosa fatta di profumi e di sentimenti che si provano ai fornelli dietro alle sbarre. Sono una raccolta di idee e di sensazioni, di esperienze e di idee che si vivono quotidianamente. Vogliamo spiegare come cuciniamo in cella con i pochi strumenti che abbiamo, ma, nel frattempo, raccontiamo un’avventura, un’ispirazione, un ricordo. Attraverso un linguaggio semplice portiamo in tavola un sorriso”.
Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra dall’esterno, il ricettario è un percorso di vita e di speranza. La cucina, la preparazione di un piatto è un linguaggio che ha accomunato i detenuti del carcere.
L’intero ricavato dalla vendita dei libri viene reinvestito per stampare nuove edizioni ricche di sapore.
Insieme al volume dei detenuti del carcere del Bassone verrà presentato nella stessa serata anche il volume “Il Diario dei sapori” , un laboratorio tutto femminile, fatto di donne che vogliono raccontare le loro storie attraverso il cibo, con la loro più intima manualità e con quella gestualità che le differenzia una a una. Da qualche mese infatti, nella casa circondariale di Bollate, una decina di detenute sono impegnate a scrivere, parlare, preparare i piatti della loro vita, che ricordano gli incontri in famiglia, ma anche più semplicemente, dei piatti per rendere un po’ meno pesante la loro reclusione. Una chiacchierata che ha dato vita al primo libro di ricette “Cucinare al fresco”.
Il libro – concludono le detenute del corso – è una memoria gustosa fatta di profumi e di sentimenti che si provano ai fornelli dietro alle sbarre. Sono una raccolta di idee e di sensazioni, di esperienze e di idee che si vivono quotidianamente. Vogliamo spiegare come cuciniamo in cella con i pochi strumenti che abbiamo, ma, nel frattempo, raccontiamo un’avventura, un’ispirazione, un ricordo. Attraverso un linguaggio semplice portiamo in tavola un sorriso”.
L’intero ricavato dalla vendita del libro sarà reinvestito per nuovi ricettari e per la realizzazione di un periodico dedicato alla cucina.
L’iniziativa è stata possibile grazie al supporto del Sacro militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, delegazione della Lombardia. L’intero ricavato dalla vendita sarà utilizzato per la ristampa del ricettario e quindi per una nuova edizione, già in programmazione.